“Volevo solo prendere un po’ di sole al Percorso Verde, godermi la vecchiaia e i ricordi del Sol dell’avvenire”. Inizia così lo struggente racconto di Gina (la chiameremo così), esemplare di tartaruga (per la precisione Trachemys Scripta Elegans) finita in una delle trappole galleggianti a rete messe a punto dal Centro Ittiogenico della Provincia di Perugia. Catturata dopo essere uscita dall’acqua per posarsi a bordo del famoso laghetto del Percorso Verde per prendere un po’ di sole. Da lì inizia la sua triste storia nel rifugio per tartarughe di Sant’Arcangelo, ridente borgo sulle sponde del Trasimeno. Un rifugio, in teoria, per tartarughe d’acqua abbandonate.
In pratica, come scoperto da Umbrialeft, un confino per gli ultimi comunisti rimasti sulla terra (e nelle acque) dell’Umbria. Una storia raccontata in esclusiva a Umbrialeft e dai contorni inquietanti. Gina, travestita per l’occasione da agente della polizia provinciale, la incontriamo nella nostra redazione di Perugia: “Però – racconta – sono venuta su a piedi. Dopo le 15 per me il Minimetrò va troppo lento”. Gina, dopo essere riuscita a fuggire da Sant’Arcangelo, è ora ospitata in una delle ultimissime Case del Popolo rimaste sul suolo umbro. La località, ovviamente, è segretissima.
Com’era la vita lì nel rifugio?
“Una volta finite lì – racconta – ci veniva tolto pure il nostro vero nome. Quelli della Provincia chiamavano tutti i maschi Wladimiro e tutte le femmine Katiuscia. Solo uno di noi, il più acculturato e forbito, il più scaltro e politicamente intelligente, lo chiamavano ‘Albertino’”.
Katiuscia era con la K?
“Sì, con la K. Per loro eravamo tutti comunisti. Lì era un vero inferno. L’insalata eravamo costrette a mangiarla sulle pagine del ‘Libro nero del comunismo’, tutti i giorni ci costringevano a guardare ‘Peppone e Don Camillo’, a baciare le foto di Romolo Murri e Don Sturzo e a fare i nostri bisognini in latrine con su le foto di D’Alema e Bersani”.
Mi accennava poi delle sedute rieducative…
“Già, erano terrificanti, sadiche e studiatissime. A confronto le Frattocchie erano il Cepu. In ordine storico, più volte alla settimana, dovevamo simulare Tatiana che tradisce Gramsci, rivolte contadine contro Togliatti, rivolte dei minatori sardi contro Berlinguer, rivolte delle querce contro Occhetto, di Totti (ma anche di Del Piero) contro Veltroni, dei culatelli contro Bersani e pure Paul Cayard che affonda l’Ikarus di D’Alema”.
Terribile. Ma come ha fatto a fuggire dal rifugio?
“Semplice: non ha mai letto del paradosso di Zenone? Ma che razza di giornalisti siete, si studia nei licei! Insomma, visto che lo spazio come il tempo sono infinitamente divisibili, per quanto Achille (Guasticchi) si sforzi di raggiungere la tartaruga, non vi riuscirà mai. Il movimento è solo un’illusione, noi tartarughe lo sappiamo bene”.
Perché questa battaglia della Provincia contro di voi?
“Ma lo devo dire a lei che è giornalista? Non l’ha letta l’intervista di Guasticchi al Giornale di Feltri? Ce l’ha con i vecchi comunisti, si riferiva a noi”
Guasticchi però dice che vi mangiate le anatre del Percorso Verde e che devastate l’ecosistema del laghetto: allora l’immagine della tartaruga paciosa e rassicurante era ed è solo propaganda comunista e togliattiana doppiezza?
“Com’è ingenuo. Le anatre, con il loro pennuto candore, rappresentano i democristiani che vogliono occupare tutto il laghetto. E comunque non direi che si tratta solo di propaganda. Si ricorda la canzone di Bruno Lauzi, ‘La Tartaruga’? Prima noi eravamo più ‘veloci’ di voi, in senso lato, iperattive nell’approcciare la vita. Eravamo il prototipo dell’imprenditore berlusconiano, sempre pronte a fare di tutto per far soldi e accumulare capitale. Poi abbiamo capito che tutta questa frenesia non porta a nulla, che il vero senso della vita è la condivisione: insomma siamo diventate comuniste. Per questo adesso ci basta prendere un po’ di sole al laghetto: non rubiamo niente, anche noi paghiamo il sette per mille di Irpef, la Tia e pure la Tosap sul guscio. E le annuncio una notizia: adesso stiamo facendo pressione per la modifica del regolamento in Quarta commissione attraverso i consiglieri di centrodestra e centrosinistra, in particolare Lupatelli e Castori visto che abitiamo tutti quanti nel bosco. Questo balzello va cancellato”.
E adesso, come diceva Lauzi, che farà? Due foglie di lattuga e poi si riposerà?
“Ma che, ora come un siluro filerò via. E resisteremo”.
Di seguito riportiamo il (vero) comunicato della Provincia di Perugia sul rifugio ittiogenico di Sant'Arcangelo
E’ al Trasimeno l’unico rifugio per tartarughe d’acqua abbandonate. Il Centro ittiogenico di Sant’Arcangelo (Magione), di proprietà della Provincia di Perugia, ospita il primo centro pubblico di recupero per questo animale esotico, originario degli Stati Uniti. Del resto, neppure le testuggini sfuggono al pericolo dell’abbandono, soprattutto quando raggiungono taglie inaspettate ed iniziano a creare qualche inconveniente di troppo ai padroni. E’ stato così per il centinaio di tartarughe delle specie Trachemys scripta elegans, Trachemys scripta scripta, Graptemys kohni ed altre ancora custodite presso il Centro Ittiogenico del Trasimeno. Esemplari rivenuti in laghi e fiumi del territorio umbro dove sono stati precedentemente abbandonati, perchè cresciuti e divenuti ingombranti. “In questo modo – spiega il Presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi – la struttura, nata originariamente per la riproduzione di novellame, si specializza utleriormente e si arricchisce di nuove eccellenti funzioni”. “La detenzione di giovani tartarughe acquatiche di varie specie come animali da compagnia è pratica comune – riferisce l’esperto ittiologo della Provincia Mauro Natali - ma spesso l’acquirente non si rende conto della taglia che raggiungono in pochi anni, se allevate correttamente, e dei problemi che ne possono derivare”. E’ purtroppo quindi frequente l’abbandono, ma trattandosi di specie esotiche questo può essere causa di danni ambientali. Nel caso di Trachemys scripta elegans, conosciuta anche come “tartaruga dalle orecchie rosse”, ci troviamo inoltre di fronte a una specie protetta, di cui non è più consentito il libero commercio. L’impegno della Provincia di Perugia, attraverso il personale del Centro ittiogenico, nel prelevare e custodire gli esemplari abbandonati, va avanti da alcuni anni e viene svolto in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato (Ufficio CITES). “Da una attività iniziata quasi casualmente – racconta ancora Natali - dopo il rinvenimento di alcune tartarughe nel lago, ci si è resi conto che con un minimo impegno, grazie alla disponibilità presso il Centro Ittiogenico di strutture, spazi e personale competente, si poteva rendere un servizio importante, perché oltre alla tutela di questi animali si garantiva la salvaguardia degli ambienti naturali dalla sempre negativa introduzione di specie esotiche”. Le tartarughe del Centro vivono in una grande vasca all’aperto nei mesi estivi ed in inverno in una apposita vasca all’interno di una camera coibentata dove, grazie ad un impianto di filtraggio e riciclaggio dell’acqua e ad apposite lampade a raggi infrarossi per il riscaldamento, trascorrono i mesi più freddi. Sono inoltre soggette ad una assistenza veterinaria specializzata periodica per la cura di quelle che inevitabilmente si ammalano o arrivano al Centro con traumi di vario tipo. Animali esotici abbandonati in maniera indiscriminata possono rappresentare un pericolo anche per l’equilibrio dell’ecosistema. E’ ciò che si sta verificando presso il laghetto di Pian di Massiano dove le numerose tartarughe abbandonate rappresentano una seria minaccia per l’avifauna presente (in particolare anatre). Per risolvere questo problema il Comune di Perugia, venuto a conoscenza dell’esperienza maturata presso il Centro ittiogenico, ha chiesto l’intervento della Provincia per il loro recupero. A tal fine si sta mettendo a punto una speciale trappola galleggiante, dotata di una rete, con la quale prelevare le tartarughe nel momento in cui si spostano in cerca di sole. “Tutto queste attività – sostiene Guasticchi – sono rese possibili grazie alle competenze e professionalità che l’Ente sa esprimere. Professionalità che continueranno ad essere impiegate per un ulteriore potenziamento del Centro ittiogenico”.
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