Desta francamente sconcerto il profilo tenuto dal Messaggero sul concorso indetto dal Consiglio regionale dell’Umbria per 8 posti di categoria C con profilo istruttore amministrativo contabile, che molto probabilmente il nuovo ufficio di presidenza del Consiglio regionale, come preannunciato dal giornale, intende annullare. Il giornale si concentra sul fatto che il concorso sarebbe stato uno spreco di denaro pubblico e che avrebbe avuto come unica finalità quella di sistemare i cosiddetti portaborse dei politici. Una visione delle cose quantomeno molto parziale. Bisognerebbe chiedersi come mai in 2300 hanno deciso di partecipare alla selezione per titoli ed esami per 8 posti in Consiglio regionale. Per 500 posti al Comune di Napoli si sono iscritti in 112 mila e il concorso è attualmente nella fase di svolgimento. Questo perché c’è un articolo della Costituzione, nella fattispecie l’art. 97, che dice che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge. Esultare perché non si fa un concorso, farebbe supporre che la preferenza del giornale è per far accedere agli impieghi pubblici i lavoratori per chiamata diretta o per concorsi riservati. Come hanno fatto negli scorsi anni alla Regione dell’Umbria, in base alla legge regionale 38 del 2007, bandendo concorsi accessibili soltanto a chi aveva lavorato con la Regione nel periodo gennaio 2003-dicembre 2007 con contratti a tempo determinato o contratti di collaborazione. La medesima legge escludeva questo percorso di stabilizzazione per chi aveva lavorato nelle strutture di supporto della Giunta e del Consiglio regionale. Non solo i gruppi consiliari, ma anche le commissioni, l’ufficio di presidenza e le strutture della Giunta. Personale reclutato, secondo i parametri del giornalista, solo con criteri di “servaggio politico”, mentre i consulenti e i tempi determinati erano assunti – viene da presumere – solo con criteri tecnici e di assoluta imparzialità. Bene. Sempre in base alla legge 38 del 2007 veniva, a torto forse, riconosciuta per il reclutamento del personale la possibilità di riconoscere nella parte della valutazione dei titoli un punteggio a quei soggetti che erano esclusi dalla stabilizzazione. Una legge ha consentito la stabilizzazione dei precari di Giunta e Consiglio, e non mi sembra che la stampa abbia tuonato contro questa decisione, anche perché la lotta alla precarietà del lavoro era un obiettivo abbastanza condiviso nella politica e nella società. La stessa legge ha stabilito che i “nefandi” portaborse – che magari per anni hanno contribuito alla definizione di leggi regionali o hanno monitorato l’operato legislativo e contribuito alla realizzazione della funzione di controllo e di sindacato ispettivo condotto dagli organi politici, una funzione non da poco, partecipassero a concorsi pubblici aperti a tutti e che per il periodo di lavoro prestato gli fosse riconosciuto un punteggio nei titoli. Ora gioire perché una trentina di “clientes” dei politici non potranno partecipare ad un concorso pubblico per accedere all’amministrazione pubblica non mi sembra una gran vittoria della società civile o dell’opinione pubblica. Nessuno è andato a verificare se invece nelle stabilizzazioni della Giunta e del Consiglio ci fossero o meno “cilentes” della politica, che non hanno dovuto competere in un concorso aperto a tutti, ma nel quale il requisito era aver lavorato alla dipendenza di Giunta e Consiglio. Se il problema fosse solo quello del risparmio si potrebbero annullare anche le progressioni verticali che il nuovo ufficio di presidenza ha invece solertemente attuato (vedere il BUR del 10 agosto scorso: 1 posto Categoria D posizione giuridica ed economica D1, profilo istruttore direttivo per l’organizzazione, 2 posti categoria D1 posizione giuridica ed economica D1, profilo istruttore direttivo amministrativo, 1 posto Categoria D posizione giuridica ed economica D1, profilo istruttore direttivo per la comunicazione multimediale). O forse si potrebbe fare come in alcuni enti locali: al momento dell’iscrizione si paga un bollettino che contribuirà a pagare le spese del concorso e le comunicazioni di indizione della prova selettiva si fanno tramite pubblicazione sul sito internet. Così si risparmia. Però, torno a ribadire l’importanza dell’art. 97 (e del 35 del d. lgs. 165/2001): i concorsi non sono una iattura, e più sono aperti a tutti e imparziali meglio è, sono garanzia di trasparenza, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. Poi si può assumere in tanti altri modi, e i risparmi certo ci sono, magari per qualcuno anche i tornaconti nel momento elettorale. Condividi