Il vero e proprio disastro con cui si preannuncia l’apertura del nuovo anno scolastico conferma ogni allarme che lanciammo lo scorso anno su quanto sarebbe accaduto a centinaia di docenti precari nella nostra Regione. La perdita del posto di lavoro di tanti giovani insegnanti anche nella nostra Regione si realizza d’un colpo e in una dimensione gigantesca: come se in una volta sola chiudesse una fabbrica come la Merloni, confermo oggi il paragone che usai allora. Le conseguenze prodotte da questa situazione gettano ombre sul futuro della scuola umbra, ne minano la qualità dell’offerta formativa e mortificano la continuità didattica per gli studenti. Chi allora rispose in maniera stizzita alle mie preoccupazioni mentiva sapendo di mentire e intendeva ciurlare nel manico: era infatti già chiaro che i tagli draconiani e lineari di Gelmini e Tremonti sulla scuola avrebbero determinato questo stato di cose e i provvedimenti successivi previsti dalla manovra finanziaria con il blocco del turn over del pubblico impiego sarebbero stati il degno suggello per l’attacco radicale messo in campo da questo governo sul sistema pubblico dell’istruzione, della formazione e della conoscenza. I piani alti di Governo e Miur decisero in quel momento che di scuola e di tagli non bisognasse parlare arrivando finanche a diramare circolari con lo scopo di impedire la libera espressione di critica e di opinione da parte degli insegnanti su tutti quei provvedimenti che gettavano in uno stato permanente di incertezza, precarietà e confusione totale il mondo della scuola. Ora siamo allo sciopero della fame di migliaia di insegnanti precari che, nella difesa del proprio posto di lavoro, rendono un servigio a questo nostro Paese: quello di difendere l’eguale diritto allo studio e presidiare il suo futuro. A tutti rivolgiamo la nostra solidarietà e ci permettiamo, come Provincia di Perugia e come Assessorato alla pubblica istruzione, di renderci disponibili fin d’ora per mettere in campo una grande mobilitazione unitaria ed una risposta politica, culturale e sociale a questo scempio dell’istruzione nell’Italia di oggi. Condividi