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“Recuperare i vecchi siti industriali al degrado salvando la memoria storica dei luoghi si può fare”. Lo chiedono con un dettagliato ed approfondito ODG i Consiglieri comunali del PDL Massimo Perari, Emanuele Prisco e Leonardo Varasano, che invitano l’Amministrazione a definire un elenco dei siti da salvaguardare, istituendo un’apposita commissione tecnica, ed a tenere conto del vincolo “archeoidustriale” nella redazione di progetti di recupero delle aree occupate da siti industriali in disuso. Di seguito il testo del comunicato stampa: “E’ certamente necessario recuperare le zone dimesse del territorio comunale, spesso caratterizzate da forme di degrado, occupazioni abusive e pericoli strutturali, - spiegano i consiglieri PDL – non dimenticando che questi progetti possano essere coniugati con la difesa della memoria storica del lavoro, che è anche storia quotidiana di vita vissuta della città, oltre che un’opportunità turistico culturale”. Anche l'estetica degli edifici industriali non è secondaria. Spesso sono stati progettati da architetti che poi hanno avuto notevole fortuna e che hanno sperimentato alcune nuove tecnologie e metodologie distributive (per esmpio l’AEG Turbinenfabrik di Peter Behrens a Berlino, Germania (1909) e i laboratori Johnson Wax di Frank Lloyd Wright a Racine, WI, USA (1936-1939). Così è stato per i capannoni dell’ex Montedison ad Assisi disegnati dall’architetto Morandi, discepolo di Nervi, maestro del cemento armato e personalità riconosciuta a livello mondiale su questo campo. Lo stesso Nervi ha progettato, tra l’altro, anche l’ex Tabacchificio di Via Cortonese a Perugia. Molte città, italiane ed europee, hanno valorizzato progetti di recupero della memoria industriale, tra cui per esempio Terni (ex Siri) e Città di Castello (Museo Burri presso gli ex essiccatoi), ma anche Biella, Torino etc., sia dal punto di vista del recupero e della rifunzionalizzazione delle aree dimesse, sia anche dal punto di vista turistico culturale e museale. Per questo genere di progetti non va sottovalutato che sono anche previsti specifici Fondi europei. “A Perugia spesso – sottolineano gli esponenti di opposizione – su questo terreno si è risolto in modo sbrigativo. Così è stato per la Perugina o per l’ex area delle “Fornaci” a San Marco. Vorremmo che la città accettasse invece questa sfida futura, facendo anche della sua storia industriale, oltre a quella monumentale già ricchissima, una opportunità di sviluppo”. Segue il testo dell’ODG: “SITI COMUNALI DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE – RICOGNIZIONE, VALORIZZAZIONE E PROGETTAZIONI URBANISTICHE”. “Premesso che La tendenza più sensibile e moderna della salvaguardia è quella di tutelare non solo l'architettura cosiddetta monumentale, ma tutto il tessuto urbano, da quello rurale a quello industriale che, per aggregazione, ha contribuito a formare il paesaggio caratteristico e tipico di ogni zona. Quando ci si appresta ad intervenire su beni immobili nei quali erano presenti siti produttivi ormai abbandonati, è necessario salvaguardare i molteplici aspetti intorno al complesso in disuso. A tal proposito è fondamentale innanzitutto il valore dell'ubicazione del sito: è chiaro che in base al posizionamento rispetto ai rilievi montuosi, ai fiumi o altri bacini idrici, alle vie di comunicazione è possibile ricostruire il tipo di installazione industriale, la manodopera che vi operava, la clientela di riferimento, l'eventuale indotto e altre caratteristiche che hanno non solo valore economico ma anche socio-antropologico. In secondo luogo, è importante salvaguardare i macchinari che sono testimoni dei processi di produzione adottati in passato per far meglio capire l'evoluzione tecnologica degli stessi. In alcuni casi, sono stati proprio i macchinari (sviluppati e/o migliorati spesso dagli stessi imprenditori) che hanno dettato la fortuna (o sfortuna) dell'azienda. Ancora: alcuni macchinari costruiti privatamente possono poi aver trovato fortuna propria e aver dato vita ad una produzione in serie degli stessi. L'estetica degli edifici industriali non è per nulla da considerarsi di secondaria importanza, specialmente nel recente passato. Spesso sono stati progettati da architetti che poi hanno avuto notevole fortuna e che hanno sperimentato alcune nuove tecnologie e metodologie distributive anche in relazione agli standard sanitari o di sicurezza sul posto di lavoro. A mero titolo esemplificativo si possono citare l’AEG Turbinenfabrik di Peter Behrens a Berlino, Germania (1909) e i laboratori Johnson Wax di Frank Lloyd Wright a Racine, WI, USA (1936-1939). Per richiamare un esempio a noi vicino, possiamo citare i capannoni dell’ex stabilimento chimico della Montedison ad Assisi disegnati dall’architetto Morandi, discepolo della scuola dell’ingegner Pier Luigi Nervi, maestro del cemento armato e personalità riconosciuta a livello mondiale, per questo motivo, sottoposti a tutela architettonica. Lo stesso Nervi, tra l’altro, ha progettato anche l’ex Tabacchificio di Via Cortonese a Perugia. Elemento fondamentale di cui si deve assolutamente trasmettere memoria è infine la metodologia costruttiva. Alcune di esse sono infatti cadute in disuso. Per il recupero degli edifici nelle zone agricole gli Enti Locali hanno prodotto una sostanziosa letteratura che obbliga e spiega come gli edifici possano essere riadattati anche a destinazioni d'uso diverse dalla precedente (vedi per esempio gli annessi agricoli), purché non vengano stravolti i canoni estetici, i materiali e le metodologie costruttive. Analogamente si dovrebbe prestare la stessa attenzione agli edifici industriali, consci del fatto che debbano in ogni caso, sottostare ai vigenti standard qualitativi. Sottolineato che Molte città, italiane ed europee, hanno valorizzato progetti di recupero della memoria industriale, tra cui per esempio Terni (ex Siri) e Città di Castello (Museo Burri presso gli ex essiccatoi), ma anche Biella, Torino etc., sia dal punto di vista del recupero e della rifunzionalizzazione delle aree dimesse, sia anche dal punto di vista turistico culturale e museale. Visto che La realizzazione di progetti di questo genere rientra in una più generale tutela ed attenzione anche a livello europeo con la previsione di specifici fondi sia strutturali che non, per esempio il POR FESR 2007 – 2013. La legge italiana, prima con la L. 1089/1939 e poi con Codice dei Beni Culturali (D.Lgs. n. 42/2004), già da tempo aveva esteso il concetto di “bene culturale”, consentendo di comprendervi anche la cosiddetta “archeologia industriale”. Evidenziato che Sia certamente opportuno recuperare le zone dimesse del territorio municipale, spesso caratterizzate da forme di degrado, occupazioni abusive e pericoli strutturali, tenendo però conto che questi progetti possano essere coniugati con la necessità di preservare la memoria storica del lavoro anche nel nostro territorio, conservandone per esempio estetica e modalità architettoniche (anche parziali). Tutto ciò premesso Il Consiglio comunale impegna il Sindaco e la Giunta: 1)ad identificare e definire i siti da salvaguardare, istituendo a tal riguardo un’apposita commissione composta da esponenti degli uffici tecnici, della Soprintendenza, degli ordini professionali e dell’Università. 2)a predisporre una adeguata documentazione storica (anche fotografica) per supportare la “candidatura” degli edifici da sottoporre al vincolo, ancorché già parzialmente abbattuti in passato ed oggetto di trasformazioni urbanistica alternative. 3)a tener conto del vincolo “archeoindustriale” nell’approvazione dei progetti che graveranno su tali immobili, affinché possano essere valutate con particolare attenzione le condizioni sopra richiamate ed in premessa sinteticamente analizzate”. Da notizie dal consglio Condividi