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di Pasquale Giordano ROMA — Nella guerra dei duri e puri entra in ‘scivolata da dietro’ il ministro dell’Interno, Bobo Maroni, che in un intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’, a proposito della scelta di Sarkozy di allontanare i Rom dice: “Sarkozy ha ragione ma non è certo una novità". A Maroni risponde a Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, il cui direttore mons. Giancarlo Perego replica dai microfoni di Radio Vaticana: "Il governo italiano non può autonomamente decidere in riferimento a una politica europea che invece stabilisce sostanzialmente il diritto di insediamento e di movimento". E poi definisce i rimpatri in atto in questi giorni dei rom dalla Francia alla Romania 'illegittimi.' "Anche l’Italia - nel tentativo di giustificare la propria posizione - usa da anni la tecnica dei rimpatri assistiti e volontari. Nel 2007, proprio con i rom, usò questa strada pure il sindaco di Roma, che non era Jean-Marie Le Pen ma Walter Veltroni. E figuriamoci se allora qualche professionista dell’antirazzismo si sognò di gridare allo scandalo”. Per quanto riguarda le accuse di Maroni, c'è da ricordare che dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani uccisa da un romeno di 23 anni vicino alla stazione romana di Tor di Quinto, sia Veltroni che l’allora premier Prodi affrontarono la situazione con provvedimenti che riguardavano cittadini comunitari che avevano commesso reati. Norme, aveva detto Veltroni, che attribuivano ai prefetti il potere di espellere dall'Italia i cittadini comunitari per motivi di pubblica sicurezza. Con il bene placido dei “ministri della sinistra radicale” (cit. Prodi), anche l’allora sindaco di Roma aveva prodotto una durissima presa di posizione “Non ci si può girare intorno – aveva ribadito - la sicurezza è una grande questione nazionale che chiama in causa iniziative d'urgenza sul piano legislativo: i prefetti devono poter espellere i cittadini comunitari che hanno commesso reati contro cose e persone.” “Se si sta in Europa - ha aggiunto determinato - bisogna starci a certe regole: la prima non può essere quella di aprire i boccaporti e mandare migliaia di persone da un Paese europeo all'altro.” Quindi la Francia starebbe copiando l’Italia? Non proprio, contrariamente a quello che crede Maroni. Innanzitutto perché la scelta di Sarkozy non è verso un singolo che commette un reato, ma contro un’intera etnia, quella rom. E poi perché assomiglia più ad una farsa mediatica che ad un tentativo di ovviare al problema. Come già detto, niente e nessuno potrebbe impedire agli ‘allontanati’ di far ritorno in Francia. Ma Maroni si spinge oltre, “E’ arrivato il momento di fare un passo in più” per arrivare “alla possibilità di espellere anche i cittadini comunitari”. Come per i clandestini, “Naturalmente – si affretta a precisare - solo per chi viola la direttiva che fissa i requisiti per chi vive in un altro Stato membro: reddito minimo, dimora adeguata e non essere a carico del sistema sociale del Paese che lo ospita. Molti rom sono comunitari ma non rispettano nessuno di questi requisiti.” E qui sorgerebbe il secondo problema. A meno che non si abbiano delle deroghe, sia la Francia che l’Italia devono rispettare l’ ‘acquis comunitario’ (“l'insieme dei diritti e degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici che accomunano e vincolano gli stati membri dell'Unione Europea e che devono essere accolti senza riserve dai paesi che vogliano entrare a farne parte.”). Parte integrante di esso sono gli “Accordi di Schengen”, che regolano la libera circolazione delle persone tra i confini degli Stati membri. Al limite potrebbero limitarsi, come sta facendo la Francia, a porre loro l’invito ad andarsene. Il titolare del Viminale questo lo sa bene. “Durante la discussione per il pacchetto sicurezza – sostiene - fu proprio l’Italia a chiedere a Bruxelles la possibilità di attivare questa procedura. Ma il commissario Jacques Barrot, francese, rispose di no. Torneremo alla carica. Il 6 settembre ne discuteremo a Parigi in un incontro con i ministri dell’Interno di diversi Paesi europei». Ma il compito per il Viminale di rendere ‘sicure le nostre città’ potrebbe complicarsi e non di poco, perché, come sostenuto anche da lui: “Il problema semmai è un altro: a differenza di quello che avviene in Francia, da noi molti rom e sinti hanno anche la cittadinanza italiana. Loro hanno diritto a restare, non si può fare nulla.” Da dazebao.org Condividi