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“Più di 2 milioni e mezzo sono le persone non autosufficienti in Italia oggi. In Umbria sono 20.000, circa 1 anziano su 10”. Di loro si occupano soprattutto le famiglie, in secondo luogo le strutture pubbliche e quelle di volontariato, col supporto dello Stato mediante le indennità di accompagnamento e i servizi di assistenza”. Lo evidenzia il presidente della III Commissione consiliare regionale, Massimo Buconi, citando lo studio presentato a Roma alcuni giorni fa, e sottolineando “come le proiezioni parlino poi di una costante crescita futura, a causa soprattutto dell’aumento dell’aspettativa di vita e della crescita dell’età media degli anziani (più del 20 per cento della popolazione italiana ha più di 65 anni; già oggi una famiglia italiana su 10 ha a che fare con una persona non autosufficiente”. L'esponente socialista di Palazzo Cesaroni rileva che “in Umbria solo il 6,5 per cento degli anziani è attualmente preso in carico dai servizi pubblici, a fronte di una media nazionale che non supera l’8 per cento. Nel 2025 una famiglia su 4 sarà mono-componente (spesso si tratterà di un anziano) e numerosissime famiglie saranno composte da non più di due persone, per cui sempre meno le famiglie riusciranno a far tutto da sole. Il tenore di vita cui siamo abituati, unitamente a redditi medi da lavoro piuttosto bassi, rendono quasi sempre necessario che sia più di un componente della famiglia a lavorare, e, venendo ad assottigliarsi il nucleo familiare e a sciogliere i legami con le generazioni precedenti, solo in rari casi si troverà in famiglia qualcuno che può occuparsi di una persona non autosufficiente a tempo pieno. Ecco spiegato – secondo Buconi - perché gli italiani ricorrono alle (costose) badanti (774 mila in Italia, più quelle in nero), le cui retribuzioni dovrebbero continuare a crescere negli anni, ed ecco perché le strutture preposte ad accogliere anziani e non autosufficienti non bastano più”. Buconi spiega che la soluzione indicata dal Rapporto del ministro Sacconi “si incentra sulla collaborazione tra sistema pubblico e sistema privato per lo sviluppo di una rete di servizi di assistenza per i non autosufficienti, risparmiando sui posti letto per lunga degenza in ospedale e le spese per le pensioni di accompagnamento. L’Umbria, da parte sua ha già avviato dal 2007 un processo di integrazione della programmazione sociale con quella sanitaria, e punta alla creazione di 'unità multidisciplinari' formate da professionisti sia sanitari che del sociale e al potenziamento della residenzialità, della semiresidenzialità e della domiciliarità per le cure agli anziani. Inoltre prevede l'istituzione di un fondo unico per la non autosufficienza, dove confluirebbero le risorse statali, regionali, comunali e sanitarie. L’obiettivo è costruire un sistema nuovo, ambizioso sul piano organizzativo e dell'approccio, che si baserà sulla condivisione e sul coordinamento dei percorsi individuali di cura con il cittadino, non più utente passivo di una prestazione concessa”. Per il consigliere Buconi si tratta di “un buon inizio, con forti segnali di novità, che per giungere a meta richiederà però la disponibilità dei cittadini, il coordinamento degli sforzi delle istituzioni e un’efficace collaborazione col mondo privato. E qui sta un punto dirimente, che forse separa gli orizzonti delineati dal Governo da quelli prospettati dal centro-sinistra e da me: l’interazione col privato non deve significare disimpegno ed estromissione del pubblico dalle decisioni di gestione di questa problematica, che, per sua natura, è del tutto centrale nel quadro dei diritti sociali del terzo millennio”. Condividi