Egr. Sindaco di Terni On. Leopoldo Di Girolamo, sulle ordinanze non ci siamo. Con due interrogazioni, 21 giugno e 2 agosto, abbiamo chiesto la sospensione o la modifica sostanziale delle ordinanze e di aprire un tavolo di confronto unitario con tutti i soggetti in causa: residenti, commercianti e associazioni. Si è fatto il contrario creando conflitto sociale e generazionale. Abbiamo sottolineato la nostra contrarietà alle ordinanze per regolare i rapporti civili in assenza di eccezionali motivi di ordine pubblico, come voluto dal pacchetto sicurezza di Maroni. Abbiamo denunciato i rischi ai quali si andava incontro se si perseguiva su questa strada, rischi che si sono avverati: sospensione delle attività dei centri aggregativi di Palmetta e Cimarelli; riduzione delle attività delle associazioni; cristallizzazione delle posizioni e relativo scontro. Tutto prevedibile in quanto utilizzare uno strumento straordinario come le ordinanze introduce delle storture nei rapporti collettivi perché si stabilisce d'autorità cosa è giusto, legittimando una parte e negando le altre.
Questo produce un corto circuito il cui unico risultato è il conflitto, dove ogni possibilità di dialogo sociale e mediazione salta e diventa difficile tornare indietro. Cosa fare ora di fronte ad aperture e proposte interessanti da parte dei commercianti e delle associazioni?
Per noi del PRC ci vuole chiarezza, equilibrio e coraggio perché quando si tratta di socialità e di soggettività ogni atto di autorità nega sempre il diritto e la libertà di qualcuno. Ci vuole chiarezza delle differenze in gioco. Aver colpito con l'ordinanza le attività dei centri aggregativi è stato un errore. Un conto è il problema che attiene alla cosiddetta “movida”, aree del centro storico, altra cosa sono i centri aggregativi dislocati in aree periferiche, sedi di attività a ricaduta socio – culturale e già colpite dai tagli al bilancio.
E' all'interno dell'area della “movida” che si dovevano mediare le legittime richieste dei residenti e dei commercianti. Tenendo presente che le imprese investono secondo le condizioni date, condizioni che non si possono cambiare d'autorità e in piena crisi senza provocare contraccolpi. Non si può ordinare, in piena stagione, di tirate il freno e fermarsi. Serve equilibrio nell'affrontare il problema. Liquidare il problema facendo riferimento, da parte di qualche consigliere e assessore, alle ordinanze di Bologna e di Rimini mostra l'ignoranza del fenomeno. E' sufficiente vedere i dati sul turismo di Bologna e di Rimini per capire la differenza. Sono realtà non confrontabili e compararle è oltraggioso per i commercianti e fornisce ai residenti argomentazioni deboli e di parte. Terni non è Bologna né Rimini.
Maggiore responsabilità ci vuole, invece, nei confronti delle associazioni per il ruolo che hanno e per il rischio che corrono di essere il vaso di pandora nello scontro in atto. Bisogna operare per supportarle nel loro percorso di messa a norma definendo procedure, regole e finanziamenti certi e, al contempo,
Infine ci vuole coraggio nel percorrere strade nuove. Ciò che non è stato fatto prima è urgente farlo ora: attivare un processo partecipativo. Ciò che attiene alla qualità della vita e alla convivenza civile deve passare attraverso un processo partecipato. Quindi apertura immediata di un tavolo di confronto unitario con i rappresentanti dei soggetti in causa e rimozione degli ostacoli che hanno generato lo scontro in atto: le ordinanze.
Si devono modificare per permettere a tutti di chiudere bene questo scorcio di stagione. Noi non vogliamo Terni come città della coercizione, della uniformità e dell'omologazione culturale. Per noi deve essere la città della partecipazione, della qualità ambientale e urbana, della riqualificazione delle periferie e degli alloggi a canoni accessibili, del lavoro dignitoso, d'inclusione sociale, della socialità, della libertà di ricerca e della libera espressione artistica e culturale. Questo è per noi “decoro urbano”. Questo è il nostro impegno politico e per questo siamo stati votati. Su questo vigileremo.
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