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PERUGIA - ''Basta con le mezze verita' e le montagne di bugie dette sulla nostra famiglia e sulle donne Spaccino'': e' la nuova presa di posizione delle congiunte piu' strette di Roberto Spaccino, condannato all'ergastolo in primo grado per l'omicidio della moglie Barbara Cicioni e nei confronti del quale e' in corso il processo d'appello. Un delitto al quale l'uomo - difeso dagli avvocati Michele Titoli e Luca Gentili - si proclama estraneo. '''Donne sottomesse' - affermano le parenti piu' strette di Spaccino - siamo state definite da sempre. Questo non e' solo un insulto a noi, ma all'intelligenza di tutta la comunita' a cui apparteniamo e che ci conosce. Questo e' mancanza di rispetto a chi non c'e' piu', donna forte e volitiva come tutte noi. Ma se veramente siamo cosi', perche' mai in tutto questo tempo nessuna associazione che tutela queste donne sottomesse si e' preoccupata di farsi carico della nostra triste condizione? In questi tre lunghi e dolorosissimi anni, abbiamo sopportato di tutto sperando che cessassero le troppe falsita' dette per sostenere tesi utili ai piu'. Ma non e' stato cosi'. Forse avremmo dovuto reagire sempre e con forza ai tanti articoli apparsi sulla stampa o alle tante considerazioni non vere fatte sul nostro conto. Abbiamo preferito tacere e riservare le nostre energie ad altro, ma si sappia che non abbiamo rinunciato a far valere i nostri diritti sempre ed in ogni contesto''. ''Noi viviamo del nostro lavoro - sottolineano ancora le donne dalla famiglia Spaccino - non di rendita, e ne siamo profondamente orgogliose: per noi conta essere e non apparire ed e' questo che insegniamo ai nostri figli. In troppi sono saliti sul pulpito a cercare la pagliuzza nei nostri occhi senza preoccuparsi della trave nei propri, ma ora basta. La misura e' colma. Basta con le scuse, troppo comode, le 'chiacchiere di paese' che, chissa' perche', riguardano sempre solo il 'clan', mai altri. Vogliamo siano dati nomi e volti a chi sostiene che siamo donne sottomesse senza un ruolo se non marginale all'interno della nostra famiglia. Se si continua a sostenere tale tesi ne chiederemo conto nei modi e termini che la legge ci consentira'. E ne chiediamo ora prova ai nostri concittadini innanzitutto. Chiediamo, e per favore rispondeteci guardandoci negli occhi, veramente ci vedete e considerate tali? Siamo donne che lavorano, non fanno la calza davanti al camino, donne che decidono, discutono, litigano, gestiscono ed educano''. ''Da domani ognuna di noi - annunciano le parenti di Spaccino - chiedera' a chiunque incontra, al supermercato, alle poste, al bar, in edicola: 'ma veramente ci vedete e considerate donne sottomesse ed emarginate ?' Sappiamo quali saranno le risposte di chi ci conosce senza pretendere di giudicarci, non di chi tenta in ogni modo di screditarci. Questa e' la nostra forza. Quella che viene da dentro i nostri cuori e che nessuno mai potra' toglierci, noi sappiamo chi siamo. Ci consola il pensiero che oltre la giustizia terrena, in cui continuiamo a credere, esiste per ognuno di noi una giustizia divina. Ed il nostro pensiero vola per forza a Barbara. Chissa' cosa pensera' lei - concludono le donne della famiglia Spaccino - di quello che viene a torto detto e scritto troppo spesso''. Condividi