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«Il voto di ieri ci consegna una situazione paradossale che rischia di incrementare l’antipolitica e l’astensionismo. Chi governa vuole andare a votare, chi si oppone ha una forte allergia alle urne e c’è, infine, una fascia centrale che si muove con elementi di ipocrisia politica, a cominciare dai finiani che dicono che il governo deve restare al suo posto. Sembrerebbe una commedia pirandelliana, invece è lo stato della politica italiana». Cesare Salvi, leader di socialismo 2000 e attuale portavoce della federazione della sinistra, è preoccupato: «Abbiamo davanti un gioco delle ipocrisie e delle menzogne – spiega – che rischia di creare disaffezione tra i cittadini». In questi giochi metti pure la proposta di un governo a guida Tremonti? Sì, ci sono aspetti preoccupanti della posizioni del Pd, posizioni che sono irrealistiche e in contrasto con quelle che dovrebbero essere le linee guida di un partito di centrosinistra. Più che trasmettere l’idea di una forza che cerca soluzioni per il paese il Pd ha trasmesso l’idea del panico. E poi Tremonti… Ma come! L’uomo che ha presentato un manovra che colpisce esclusivamente i ceti medi e popolari, quello che si fa vanto di volere cancellare l’articolo 41 della Costituzione, tu lo vuoi piazzare a palazzo Chigi? Non accadrà ma è sconcertante il solo averlo pensato. E d’altronde di cose singolari se ne vedono parecchie, come la proposta di Enrico Letta di scaricare la sinistra per fare un’alleanza col terzo polo in fasce: qualcuno può pensare che il Pd possa allearsi con Fini o Fini col Pd? Noi della federazione non giochiamo a sparare sul Pd, è evidente che per l’obiettivo di un governo alternativo il ruolo del Pd è fondamentale. Qual è il problema del Pd? Perché ha così paura del voto? Molti in quel partito temono che possano rivincere Berlusconi e Bossi. Ma questo rischio c’è esattamente perché il paese non percepisce la presenza di una alternativa. Ora serve uno scatto nuovo. Anche perché se non è novembre, è primavera. Che chance avrebbe un governo di transizione? Il governo di transizione non ci sarà. Non ci sono i numeri e le condizioni politiche per un voto comune che vada da Di Pietro a Fini e poi ben difficilmente il capo dello stato avallerebbe, sul filo di pochi seggi, un ribaltamento del risultato elettorale. Non perché non si possa fare ma perché urta contro il senso comune. E poi governo di transizione per fare che cosa? Qualcuno pensa davvero che una coalizione siffatta possa affrontare il conflitto di interessi o fare una legge elettorale?. E ancora, sull’economia quale sarebbe l’ipotizzato programma? E sulla Fiat? La federazione ha proposto al Pd un patto per difendere la Costituzione e andare al voto. Avete avuto risposte? Tenuto conto delle preoccupazioni legittime del Pd, sono convinto che non si debba perdere tempo perché poi le cose si verificano e ci si trova impreparati. Berlusconi e Bossi sono minoranza in Italia. Non c’è da avere paura. Bisogna costruire un’alleanza democratica, in cui noi come federazione della sinistra siamo pronti a fare la nostra parte, un’alleanza che abbia alcuni capisaldi: difesa della Costituzione e dei diritti costituzionali, il lavoro in primis. Bersani finalmente ha parlato di un cerchio più stretto di governo e di uno più largo per l’alleanza democratica. Ci sta bene, la lezione di Prodi l’abbiamo imparata tutta. Per essere chiari il governo d’alternativa sarà un governo moderato che farà politiche moderate, ma non metterà sotto attacco la Costituzione e la sinistra ha tutto l’interesse di fargli vincere le elezioni e di sostenerlo. In buona sostanza il Pd e gli altri alleati vanno al governo e con voi contrattano alcuni punti sul programma. Ricorda la desistenza… La desistenza funzionava con l’uninominale. Con questa legge è possibile un collegamento col Pd. E’ passata tanta acqua sotto i ponti dal ‘96. Quello che vogliamo mettere sul tavolo sono le questioni programmatiche, due, tre punti comuni, con al primo posto una risposta immediata ai ceti disagiati. Vendola pare voler fare un percorso diverso dal vostro. Intanto è preso dalle primarie. E’ possibile un incontro tra Sel e federazione? Forse è cambiato qualcosa in queste settimane. Più che il problema primarie, più che sparare sulla Croce rossa, ossia il Pd, più che guadagnarsi i gradi di maresciallo, io credo che anche Vendola debba oggi porsi il tema di come avvicinare le forze della sinistra e del centrosinistra. La priorità non è la competizione interna, ma l’alleanza democratica. La matassa è in mano al Pd. E allora faccia una proposta, dia segnali al paese. Quanto a Vendola e a Sel, penso che in Italia ci sia la necessità di costruire un partito della sinistra più che scompaginare e ricompaginare i partiti. Anche perché il vero rischio è che a scompaginare e ricompaginare – la democrazia, la Costituzione e il sistema dei partiti – siano Berlusconi e Bossi. Condividi