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Fabio Sebastiani (Liberazione, 8/8/2010) Stando a quello che sostiene il "Sole 24 ore" la recessione è stata solo un brutto sogno. Sei d'accordo? La recessione non è stata per niente un brutto sogno. Negli ultimi due anni abbiamo perso tanto prodotto interno lordo quanto non ne avevamo perso negli ultimi quindici anni. Per recuperare ci vorranno almeno altri 5/6 anni. Se prendiamo a riferimento l'Europa, per esempio, il ritardo è di almeno 12 punti. L'Europa, dal 97 al 2009 è passata da 100 a 122, e l'Italia da 100 a 110. Negli ultimi due anni, l'Italia rispetto all'Ue ha perso due punti di Pil. Abbiamo perso più degli altri e la ripresa è più lenta degli altri. Come si possono leggere, invece, i dati in modo corretto? C'è da mettere nel conto comunque un rimbalzo tecnico. Questo dato segnala che la domanda minima ha smesso di scendere, almeno quella delle imprese. La domanda dei consumi, invece, si è ridotta di almeno uno o due punti. La domanda delle imprese fa perno sul recupero delle scorte, la restorazione del magazzino, e una previsione di domanda su settembre/ottobre, già preventivabile. Le imprese stanno aumentando l'utilizzo degli impianti, a un regime del 67% senza un aumento degli investimenti però. Tra l'altro, storicamente a luglio c'è sempre stato un significativo aumento della produzione. E' una cosa che si nota da almeno quindici anni. Bisogna tener conto comunque del fatto che la produzione industriale è comunque crollata negli ultimi cinque anni di cinque punti. Quando si parla di incremento bisogna andare a vedere se è un equivalente dell'anno passato. Sicuramente è un rimbalzo tecnico minore di quanto è stato prodotto nel 2007 nello stesso periodo. Il trascinamento verso l'alto viene attribuito a settori a scarso contenuto di lavoro. Macchine elettriche e macchine utensili. Tecnicamente, l'incremento sta ad indicare una inversione di tendenza. Di solito, la domanda da parte delle imprese si tramuta in un maggiore consumo dei beni strumentali. Però bisogna sempre fare il saldo. Bisogna chiedersi quanta produzione italiana c'è nella domanda delle imprese. Se andiamo a scorporare questo dato, ci accorgeremmo che più del 50% di quel prodotto non è realizzato in Italia ma importato e applicato sulle macchine italiane. Nel settore elettronico e delle macchine utensili il tasso di crescita è più alto negli Usa,in Germania, in Giappone e in Cina. Loro producono delle componenti più sofisticate a maggiore valore aggiunto. L'Italia ha la componente hi-tech nei macchinari che arriva al 18% contro il 52% della Francia. La differenza che c'è tra la produzione delle macchine utensili italiane e quella degli altri paesi è la quota di importazione dell'Italia di componenti hi-tech nelle macchine utensili. Sì, ma il punto è che un incremento in questo settore quasi non si sente sui redditi da lavoro dipendente, e quindi sulla ripresa, visto che il nodo del segno negativo dei consumi rimane intatto. Le macchine utensile sono per definizione risparmiatrici di lavoro. Ma l'aspetto più delicato è che comunque qualcuno le macchine utensili le deve produrre. E se l'Italia non le produce vuol dire che quando noi vendiamo incidiamo sull'export. Dall'altra parte, i consumi rimangono bassi. Anche se fossero uguali al 2007 non servirebbero a recuperare l'occupazione persa. La domanda da sola non ce la fa a risolvere la crisi del lavoro. Per andare verso un modello produttivo a maggior utilizzo di lavoro si dovrebbe indubbiamente aumentare il consumo recuperando però una frazione del lavoro perso, circa la metà. L'altra metà dovrebbe essere recuperata puntando su beni e servizi ancora sconosciuti e che non sono ancora sul mercato. Per fare questo ci vuole una buona politica economica e maggiori investimenti. Cosa pensi della vicenda Fiat? Il settore automotive è passato dal 22% al 16% a livello di produzione mondiale. La riduzione del peso manifatturiero del settore auto è un trend internazionale. Il Giappone è l'unica struttura industriale moderna che ha puntato sul settore auto e oggi è al 30%. Il settore si sta ridisegnando. L'Europa che ruolo vuole giocare? Se vuole stare al passo con Usa e Giappone deve fare una politica europea del settore, riorganizzarlo per competenze e conoscenze e non per dumping fiscale. Nel settore aerospaziale è andata così e oggi l'Europa è avanti. Eads compete con Boeing. Condividi