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Un'agricoltura regionale che negli ultimi dieci anni ha perso il 30 per cento degli utili, che ha tutti i settori in crisi ma che, anche grazie ad una nuova generazione di giovani imprenditori, reclama ruoli da protagonista nella green economy, un deciso snellimento burocratico, la revisione del Piano di sviluppo rurale e spazi vitali in settori strategici come il biogas (con molti progetti già maturi) nel fotovoltaico e nel biologico. Il mondo del commercio sotto gli effetti della crisi che ha visto chiudere tanti negozi a gestione familiare con novemila posti di lavoro perduti, “morti silenziose”, mentre i nuovi esercizi hanno una vita media di soli tre anni; che ha problemi di credito con le banche, troppo rigide sui rientri rispetto ai fidi concessi e con lo spettro di una nuova usura interessata direttamente ad impossessarsi dell'esercizio più che al pagamento di interessi altissimi. La cooperazione umbra che tiene bene come occupazione e fatturato rispetto al 2009, ma teme fino a 500 esuberi per effetto dei tagli agli enti locali, che proprio in questi giorni hanno comunicato l'intenzione di ridurre i servizi; che lancia l'allarme di un'Umbria sempre più “terra di conquista”, dove vince le gare di appalto dei servizi chi non rispetta le regole, fino al caso limite e recentissimo di un ente locale che “ha aggiudicato i servizi di pulizia a soli 7,50 euro all'ora rispetto agli 11,50 delle tariffe ufficiali”. E' questo il quadro riassuntivo dei contributi di analisi e di proposte politiche sulla situazione economica umbra che hanno fatto, davanti alla Seconda Commissione consiliare di Palazzo Cesaroni, presieduta da Gianfranco Chiacchieroni (Pd), vice Maria Rosi (Pdl), i rappresentanti umbri della Cia (Confederazione italiana agricoltori), della Confesercenti, della Confcooperative e della Lega Coop, invitati in audizione per acquisire tutti gli elementi utili in vista di una speciale sessione dell’Assemblea di Palazzo Cesaroni sull'economia umbra, sulla crisi in atto e sulle possibili soluzioni da adottare. Da parte di tutti gli intervenuti è stato espresso il massimo apprezzamento per l'iniziativa della II Commissione, giudicata, “un segnale positivo, ancor più apprezzabile perché si tiene in periodo di ferie” (Catia Mariani, Cia); “nel passato, venivamo convocati solo per discutere proposte di legge già elaborate” (Francesco Filippetti, Confesercenti); “novità positiva che vede la politica riappropriarsi dei temi più profondi della crisi” (Fora Andrea, Confcooperative). Gli interventi: Domenico Brugioni e Catia Mariani, (presidente e direttore Cia) “Rappresentiamo 12mila coltivatori in un momento difficile per l'agricoltura che negli ultimi dieci anni ha accumulato il 30 per cento di perdite complessiva del reddito aziendale, con tutti i comparti in negativo nel 2009 compreso il tabacco, con costi produttivi cresciuti del 300 per cento e previdenziali del 33. Chiediamo una nuova programmazione regionale, con la revisione del Piano di sviluppo rurale, già vecchio rispetto ai problemi di oggi, individuando i comparti più importanti sui quali puntare. Sì alla scelte della green economy, purché l'agricoltura ne sia protagonista produttiva e si evitino forme di colonizzazione del territorio da parte di soggetti estranei interessati solo al business. Attenzione alle chimere dei chilometri zero e delle vendite dirette nelle aziende: il grosso della produzione umbra, il 70 per cento, va all'industria e solo il 16 nei mercati locali. Serve assicurare contributi solo a chi effettivamente produce, velocizzare i pagamenti, snellire tutte le procedure amministrative: i burocrati di Bruxelles frenano continuamente i bandi comunitari. Sul biologico, settore strategico, siamo ad un calo dell'8,1 per cento delle superfici coltivate, per effetto del nuovo Prs che ha ridotto i contributi. Di positivo ci sono giovani generazioni di agricoltori molto attivi e progetti già maturi nel settore delle energie alternative, il fotovoltaico ed in particolare il biogas da biomasse: è assurdo che in Umbria ci sia un solo impianto, peraltro sotto sequestro, quando in Germania ne funzionano 4.000. E' questo un settore privo di legislazione nazionale, ma Regioni come Lombardia, Veneto e Piemonte hanno sopperito con leggi proprie. Francesco Filippetti (Confesercenti) Da sei anni le vendite in Umbria sono in calo e da febbraio 2010 calano anche i consumi alimentari, un segnale evidente della crisi che pesa sulle famiglie. Forti difficoltà per il comparto che ha visto chiudere 1950 imprese nel 2008 e altre 1900 nell'anno successivo. Queste “morti silenziose” che non creano allarme sociale come per le fabbriche hanno cancellato 9 mila posti di lavoro, e non si ci si può consolare con le aperture di nuovi negozi, perché questi ultimi hanno una vita media brevissima, solo 3 anni, rispetto ai punti vendita di un tempo che passavano di generazione in generazione. Temiamo anche gli effetti della Direttiva Bolkestein che potrebbe rivelarsi un condono nascosto per i grandi esercizi, a partire dalla Ikea che di certo porterà altri problemi al settore e non nuova occupazione. Delle 200 assunzioni annunciate la metà arriveranno da altri punti vendita e per il resto ci saranno solo contratti precari. Segnaliamo grandi difficoltà con il sistema bancario. Siamo a conoscenza di casi di direttori di banca che fanno telefonare fino a tre volte al giorno a commercianti per chiedere l'immediato rientro dallo scoperto sul fido, anche si soli 60–70 euro. E' l'anticamera dell'usura in crescita esponenziale, lontanissima di quella di quartiere di un tempo che punta direttamente ad impossessarsi delle aziende. Chiediamo il massimo sforzo nella sburocratizzazione dei procedimenti che a volte sono scoraggianti per lungaggini e complicazioni: un solo esempio, per un bando europeo Psr (Asse 3.1.3) vengono chiesti tre preventivi per ogni voce di spesa. Siamo disponibili a collaborare alla stesura di testi di legge chiediamo anche più vigilanza. Ad esempio, i mercatini dei prodotti agricoli locali contro i quali non abbiamo nulla in linea di principio, sono davvero tutti a chilometri zero o sono finti negozi? Andrea Fora (Confcooperative) La Cooperazione umbra fa registra dati positivi, sia in termini di fatturato che di occupazione fino a tutto il 2009, ma ora aspettiamo gli effetti della crisi sopratutto sulle coop di piccole dimensioni e poco capitalizzate. Negli ultimi giorni, dopo la manovra nazionale molti comuni hanno annunciato tagli nei servizi che potrebbero produrre fino a 500 esuberi. Molte cooperative vantano forti crediti con gli enti locali e questo genera problemi con le banche. A fronte della crisi riteniamo che debba cambiare il ruolo della Fondazioni bancarie, troppo impegnate con la cultura e poco sui bisogni sociali della gente. L'Umbria deve riconsiderare tutto il sistema del Welfare che oggi appare datato, compreso il recente Piano sociale regionale, troppo dipendente dai fondi pubblici. Va ripensato il rapporto fra pubblico e privato sociale, puntando a forme di accreditamento e di controlli pubblici sulla gestione dei servizi. Dobbiamo anche evitare che l'Umbria diventi terra di conquista, dove vince chi non rispetta le regole. Serve un patto chiaro e da rispettare con gli enti locali altrimenti avremo tutti servizi gestiti da imprese del sud. Proprio in questi ultimi giorni un ente locale “ha aggiudicato i servizi di pulizia a soli 7,50 euro l'ora, rispetto agli 11,50 delle tariffe ufficiali”. Andrea Bernardini (Lega Coop Umbria) Contiamo 160 imprese associate che realizzano 3 miliardi e 300 milioni di fatturato aggregato, con 15 mila dipendenti ed un fondo di 300 milioni per lo sviluppo della cooperazione. Buoni i dati registrati nel 2009 con il solo manifatturiero che ha avito un calo del 30 per cento. Nel 2010 si è ricorsi alla cassa integrazione, quando ci si è resi conto della durata della crisi. Forti ritardi nei pagamenti dei comuni, in particolare del ternano e dell'orvietano che raggiungono un anno. Negli ultimi giorni molti enti locali hanno manifestato l'intenzione trasferire parte dei costi dei tagli sui cittadini. Per uscire dalla crisi si dovrebbe puntare su settori trainanti come le energie rinnovabili (+ 35 per cento nel 2009) premiando scelte ambientali a favore dei cittadini con percorsi partecipati. Al termine dell'incontro il presidente Gianfranco Chiacchieroni si è detto particolarmente soddisfatto della qualità delle analisi e delle proposte avanzate che hanno evidenziato aspetti non conosciuti e risvolti non solo negativi sui quali poter fare affidamento come le potenzialità espresse dal settore cooperativo. Soddisfatta anche la vicepresidente Maria Rosi che a ha giudicato “utile ed indispensabile il dialogo diretto apertosi con le imprese in occasione della varie audizioni (la prossima ci sarà giovedì 5 agosto): una novità positiva rispetto alla passata legislatura”. Condividi