La risoluzione adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, il 29 luglio scorso a New York, che dichiara “diritto umano” l’accesso all’acqua potabile e all’igiene, con 122 voti a favore, nessuno contrario e 41 astenuti, rappresenta un fatto storico. La risoluzione invita stati e organizzazioni internazionali a mettere in campo risorse finanziarie ed interventi diretti appropriati destinati ai paesi in via di sviluppo, nello sforzo di fornire acqua da bere sicura, pulita, accessibile, nonché a raggiungere livelli adeguati di igiene per tutti.
Ad oggi 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua sicura; 2,6 miliardi di persone, quanto a dire il 40% dell’umanità, non hanno igiene di base; 1,5 milioni di bambini di meno di cinque anni che muoiono ogni anno per malattie connesse alla carenza di acqua pulita, più di quanti ne muoiano per Aids, malaria e morbillo, le tre cause più frequenti di morti infantili sommate insieme.
New York è la conclusione di un percorso che si è sviluppato negli ultimi anni negli incontri mondiali, nelle conferenze, nei forum alternativi, in Europa, in Africa, nelle Americhe, in ogni parte del mondo. In questi incontri è cresciuto un pensiero comune per il bene comune che ha portato alla risoluzione presentata all'ONU dalla Bolivia, il paese di Evo Morales e di Cochabamba, il luogo della prima grande lotta contro le multinazionali e della recente conferenza sull'ambiente e sulla Madre Terra.
Il voto del 29 luglio a New York, che sintetizza il pensiero condiviso di anni di lotte, è un risultato storico che però va salvaguardato, a partire dal nuovo World Water Forum che si terrà a Marsiglia nel prossimo 2012. E' verosimile che le multinazionali dell'acqua tenteranno di utilizzare quell'occasione per svuotare i significati profondi contenuti nella risoluzione adottata, magari lavorando proprio nel dilatare artificiosamente il principio del diritto inalienabile all'acqua.
Il diritto all’acqua è collocato al quarantaquattresimo posto in un elenco di quarantacinque voci curato dallo Human Rights Council di Ginevra. L’elenco è aperto da Business e poi Children. Ci sono anche la democrazia, le donne, la pena di morte, l’ambiente, il cibo, l’indipendenza dei giudici, le minoranze, la povertà, il terrorismo, la tortura, il traffico di esseri umani. Tutti argomenti molto importanti su cui la comunità internazionale discute da anni, tra mille parole e scarse decisioni. E' per questo che la risoluzione adottata dall'ONU rappresenta un fatto storico.
I governi amici degli Stati Uniti si sono allineati sulla loro dichiarazione di astensione. Dei 27 paesi dell’Unione europea, 9 hanno votato sì e 18 si sono astenuti. L’Italia ha votato sì, come Francia, Germania e Spagna.
La richiesta dei tre referendum proposti in Italia contro la privatizzazione dell'acqua sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini è coerente con l'affermazione dell'accesso all'acqua come diritto umano.
Le tante iniziative che molte assemblee elettive hanno assunto per introdurre nei propri statuti il principio di “Acqua bene comune” deve trovare applicazione nel garantire ai cittadini, a partire da quelli maggiormente in difficoltà economica, in forma gratuita i quantitativi quotidiani necessari per soddisfare i bisogni alimentari ed igienici, passando attraverso la riappropriazione pubblica del bene acqua e della sua gestione.
Perugia, 03 agosto 2010 Orfeo Goracci
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