«Anche per la commemorazione di Borsellino non c'era nessuno: non vorrei che questa fosse una nuova strategia governativa». Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, non nega il suo rammarico e il suo rimpianto. E' la prima volta, nell'arco degli ultimi trent'anni che, per il triste anniversario della più grave strage d'Italia, non ci sarà nessun rappresentante dell'Esecutivo in veste ufficiale alla cerimonia. Solo il prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia, rappresenterà le istituzioni nel momento del ricordo e della riflessione su uno dei più drammatici avvenimenti storici del Paese. Parlerà alle 8,30 ai parenti delle vittime nella sala del Consiglio comunale prima della partenza del corteo. Al posto dei politici, due ragazze nate nel 1980 saliranno sul palco per commemorare le 85 vittime per le quali si aspetta ancora la parola "fine" di quel lunghissimo iter giudiziario che resta aperto su nuove piste di indagini.
Del resto, se la verità giudiziaria è passata in giudicato con la condanna definitiva all'ergastolo di Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che si sono, però, sempre dichiarati innocenti, alla vigilia dell'ultimo anniversario (il trentesimo) continuano le polemiche e i dubbi sulle nuove piste su cui si indaga. A settembre si tornerà di nuovo a parlare della pista palestinese con un saggio «Dossier Strage di Bologna - La pista segreta», di Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro e François de Quengo de Tonquédec, edito da Giraldi, che da cinque anni è al centro dell'ultima attività istruttoria della Procura della Repubblica di Bologna. Il che fa solo intuire la portata di un evento impresso nella memoria di milioni di italiani su quel giorno terribile, quando alle 10,25 del mattino, nella sala d'aspetto di Seconda classe della Stazione di Bologna Centrale, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. Le cronache di quel giorno riportano alcuni dettagli: l'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d'altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala ovest, allo scopo di aumentarne l'effetto; l'onda d'urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investì anche il treno Ancona-Chiasso, che al momento si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina, ed il parcheggio dei taxi antistante l'edificio.
L'esplosione causò la morte di 85 persone ed il ferimento o la mutilazione di oltre 200. Domani si tornerà a chiedere verità e giustizia. Questa volta, senza la partecipazione di alcun rappresentante del Governo. Sarà forse un segno dei tempi ma - conclude Bolognesi - «avevamo fatto di tutto per avere risposte dall'Esecutivo sul segreto di Stato e sui risarcimenti, che così invece non ci saranno». Resta solo quel muro di gomma contro il quale rimbalzano verità e giustizia.
Da liberazione del 1 agosto
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