Il maxi emendamento alla proposta di legge per l’istituzione di un’unica Ater regionale presentato dalle opposizioni, appare inadeguato e dannoso per una politica di edilizia residenziale pubblica uniforme ed efficace in tutto il territorio regionale. Le proposte avanzate da Pdl e Lega, che di fatto vogliono riscrivere in toto il testo della legge, rappresenterebbero un duro colpo anche all’universalità del diritto alla casa, soprattutto alla luce dei tagli che azzerano le risorse per l’edilizia residenziale pubblica in Umbria. Basti pensare che la manovra prevede un taglio pari a quasi 11 milioni di euro per il 2011 e a 9 milioni di euro per il 2012. L’idea di fondo che si coglie leggendo gli emendamenti è quella di sopprimere le Ater per caricare i comuni degli oneri di gestione sia del patrimonio abitativo di loro proprietà sia del patrimonio delle Ater medesime, con una ridistribuzione delle competenze tra Regione, per quanto attiene alla programmazione di nuovi interventi ed all’eventuale piano regionale di dismissione del patrimonio, Province e Comuni per la gestione e la liquidazione del patrimonio di loro proprietà e più specificatamente per i Comuni per la gestione del patrimonio delle Ater. Un impostazione, tra l’altro, già praticata da alcune regioni negli anni passati con esiti negativi La Regione dovrebbe quindi farsi carico del personale degli enti così soppressi collocandoli negli enti, nelle società e nelle agenzie regionali. È evidente a tutti che date le condizioni delle finanze degli Enti locali, alla luce anche delle difficoltà economiche che la manovra del governo fa presagire, una operazione simile si tramuterebbe in una messa sul mercato ed una svendita del patrimonio abitativo pubblico. La storia degli ultimi venti anni testimonia i frutti di questa impostazione. Si prendano ad esempio le vicissitudini del patrimonio pubblico degli enti previdenziali, finito nelle mani dei “furbetti del quartierino”, con la rinuncia a svolgere un ruolo prezioso sul fronte del calmieramento dei prezzi del mercato immobiliare. Gli emendamenti delle opposizioni non convincono neanche per quanto attiene al futuro dei lavoratori interessati. La soppressione delle agenzie infatti comporterebbe: la dispersione di un bagaglio professionale costruito negli anni dal personale delle Ater, il rischio della perdita dei diritti acquisiti dai lavoratori nel tempo e, con il trasferimento in altri enti, l’aggravio dei costi per il sistema nel suo insieme. Riteniamo invece che l’Ater unica regionale consenta un deciso rafforzamento delle politiche per l’edilizia residenziale pubblica. Innanzitutto viene perseguito l’obiettivo di una riduzione delle posizioni dirigenziali e dei componenti dei CdA con un evidente risparmio dei costi. Con la riforma regionale si vuole colmare il solco tra mercato privato e edilizia residenziale pubblica ovvero superare l'idea che ci sia nient’ altro che il mercato privato per tutti un mercato privato sempre più inaccessibile per la gran parte del lavoro dipendente ed i pensionati a causa del livello degli affitti e di una realtà dell'edilizia residenziale pubblica insufficiente. Viene rafforzato al contrario il ruolo dell’Ater con nuove funzioni come quelle destinate alla gestione ed alla valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale come previsto dall’art. 2 della legge. L’Ater unica regionale consente inoltre, a fronte dell’azzeramento delle risorse centrali, la partecipazione alle nuove opportunità offerte dall’istituzione dei fondi immobiliari che possono contribuire in parte, a reperire le risorse necessarie a rendere esigibile il diritto alla casa per settori sociali discriminati dai prezzi imposti dal libero mercato. L’Assessore regionale Stefano Vinti Condividi