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In queste ultime ore diversi familiari di persone disabili ci hanno contattato per chiederci lumi ed esprimerci preoccupazione ed indignazione rispetto alla serie indiscriminata di controlli cui sono sottoposti i loro congiunti al fine di verificarne l’effettivo stato di invalidità e il loro eventuale diritto a continuare a percepire la miseria dell’assegno di accompagno. Si tratta ovviamente di accertamenti vessatori sulla documentazione sanitaria e reddituale di queste persone che non sono certo i falsi invalidi di cui sono piene le cronache giudiziarie dei mass media ma persone con problematiche di handicap grave inserite in percorsi o servizi permanenti di riabilitazione e di cura. Ancora una volta, qualcuno troverà il modo di dire che se non si ha nulla da temere da questi controlli, si deve mantenere la calma e, senza preoccupazioni di sorta, ad essi ci si deve rassegnare. Ovvero bisogna chinare la testa di fronte al dispiegamento pieno del “libero” esercizio di burocrazia. Non importa poi se in quindici giorni ti devi procurare gli incartamenti che giustificano lo stato di invalidità dei tuoi congiunti o se, sempre in quindici giorni, ti devi attrezzare per produrre all’INPS tutta la documentazione richiesta girando vorticosamente, con ulteriori patemi d’animo, per gli uffici di Comune ed ASL e per gli studi degli specialisti e del medico di base. Si sa che Tremonti ed il governo delle destre berlusconiane auspicano la Burocrazia Zero solo per le imprese più spregiudicate e gli avventurieri e l’impunità di fatto per le “cricche” e per le loro consorterie, non certo per i disabili. Per questi, oltre alla condanna della natura, si riserva l’accanimento di una politica che mortifica i diritti delle persone e distrugge le conquiste sociali. Un po’ come è avvenuto nel caso della regolarizzazione del cosiddetto “badantato”, questo sistema barbaro, incivile e tutto italiano di welfare che riconduce ad esclusivo “affare di famiglia” il diritto delle persone anziane o disabili ad un’assistenza dignitosa e garantita dai pubblici servizi. Dopo i tentativi di Tremonti, falliti grazie alle mobilitazioni sociali delle associazioni dei portatori di handicap e dei movimenti per i diritti sociali, per introdurre nella manovra criteri talmente restrittivi da lasciare senza più assegno d'invalidità e indennità d'accompagno una parte di popolazione che raggiunge la quota di 2 milioni e 600 mila unità, restano le direttive sempre contenute nella manovra di procedere, attraverso l’INPS, all’inasprimento ed all’aumento delle verifiche nei confronti degli invalidi: si passerà dalle 200 mila attuali alle circa 300 mila di qui in avanti. Va da sé che molte di queste riguarderanno, come stanno già riguardando, tante persone con disabilità della nostra Città e del nostro territorio. E quelle cui finora sono pervenute le richieste di accertamento sono tutte di indubbia condizione. L'assegno di cui stiamo parlando rappresenta un contributo molto basso per i bilanci familiari. Appena 250 euro mensili cui si può accedere soltanto se si è disoccupati oppure non si supera un reddito annuo di 4 mila 400 euro. Le persone con disabilità assumono in media 4 farmaci diversi. Tutti sanno che l'assegno d'invalidità di fatto interviene a sostegno di fasce poverissime e consente alle famiglie che si fanno carico di queste persone di ammortizzare alcune spese. La presenza di una persona con disabilità è, poi, una della prime cause d'impoverimento dei nuclei familiari. Solo il 18% dei disabili risulta avere un'occupazione e appena il 3% ha come fonte principale di reddito la propria attività lavorativa. Il sovraccarico assistenziale, i costi socio-sanitari e i riflessi negativi sul lavoro dei familiari fanno il resto. Rispetto agli originari tentativi posti in essere da Tremonti ma falliti alla prova della sostenibilità sociale, resta invece invariata la modifica dei requisiti medico-legali per accedere all'indennità di accompagnamento (480 euro mensili), che verrà concessa solo a chi è impossibilitato a svolgere attività e funzioni di vita elementare. Una decisione che condanna i disabili che non si trovano in uno stato vegetativo all'impossibilità di svolgere una vita sociale normale. Con le verifiche ed i controlli indiscriminati voluti dal governo e con i tagli lineari non si colpisce alcun abuso, semplicemente si spara nel mucchio. Se teniamo poi conto che la manovra riduce i trasferimenti agli enti locali, non reintegra ma taglia ancora il Fondo Nazionale per le politiche sociali, azzera il fondo per i non autosufficienti si vede come tutto il peso dell'invalidità reale vada a ricadere completamente sulle famiglie (quando ci sono). Di fatto, nella categoria di “falsi invalidi” il governo considera tutti gli anziani con difficoltà motorie, gli amputati, i poliomelitici, oltre a quanti magari riescono a vestirsi e mangiare, ma non sanno dove sono, chi sono, dove vanno. Si tratta dunque della peggiore aggressione alle politiche sociali di inclusione delle persone con disabilità nella storia repubblicana e si avranno conseguenze immediate e nefaste anche sul livello di assistenza e sui servizi locali. La Giunta Morroni ha già messo le mani avanti, non ancora pubblicamente bensì in sede di interlocuzione con i responsabili degli uffici e dei servizi e con i destinatari di questi ultimi, dicendo che non ci sono fondi a sufficienza ma evita accuratamente di individuarne le responsabilità politiche e privilegia scelte di bilancio di dubbia efficacia come la destinazione di ben 420 mila euro, tra consulenze varie ed improbabili fondi di garanzia, al progetto I care. A rischio, però, ci sono diversi servizi come il Servizio accompagnamento al lavoro o lo stesso Laboratorio occupazionale Il Narciso, di fatto gli unici che oramai consentono una qualche possibilità reale di reinserimento sociale alle persone diversamente abili nella nostra Città. Per non parlare dell’assistenza domiciliare ridotta a meno di un lumicino o al sostegno scolastico, divenuto una chimera. Rispetto a questa situazione, la Giunta Morroni si rassegna, non si interessa, seleziona ben altre priorità e, nella selezione di queste, mette in campo interventi che alla prova vera dei fatti risulteranno abbondantemente inappropriati, inefficaci, inutili. In questo contesto, lo stesso Piano per la non autosufficienza appena varato dai Comuni dell’Ambito territoriale di cui facciamo anche noi parte e su cui da anni era stata riposta qualcosa di più di una semplice speranza per affrontare in modo più efficace le problematiche legate alla non autosufficienza, in assenza di una programmazione nazionale che ne reintegri i fondi necessari a renderlo sostenibile e a garantirne continuità, rischia di pianificare e realizzare gli interventi solo per un paio di miseri annetti se non di provvedere a meri interventi di reintegro, peraltro minimo ed insufficiente, dei tagli effettuati al livello del Fondo per le politiche sociali. Questa è la situazione a due anni dall’insediamento del Governo Berlusconi e ad un anno dall’insediamento della Giunta Morroni a Gualdo. Le destre credono che i servizi sociali siano un orpello inservibile e, come ha detto senza pudore lo stesso Tremonti, sono un vero e proprio freno allo sviluppo e alla crescita. E’ la stessa filosofia che sembra presiedere agli atti concreti della Giunta gualdese che non si è vergognata, a fronte di queste problematiche e al cospetto della crisi economica e sociale, di istituire l’ormai consueto e di fatto inutile Fondo di solidarietà (per chi è immemore, una miseria di 11 mila euro), non ha avuto alcun timore per introdurre il nuovo regolamento per il Reddito Minimo per gli Immigrati che non ha altro scopo se non quello di mettere in concorrenza tra loro cittadini italiani e stranieri per l’accesso a servizi e prestazioni sociali sempre più ridotti di numero, nella qualità e nell’efficacia e sempre più annoverabili a mere misure di puro assistenzialismo. La foga da provetti vetrinisti che ha ispirato il cambio di nome dell’Ufficio della Cittadinanza e del Settore Servizi e politiche sociali del nostro Comune in I care sociale ci parla della volontà di questa Giunta di privilegiare politiche di facciata che tentano invano di nascondere l’abisso cui si stanno condannando i servizi alla persona e il sistema del welfare locale nel nostro Paese. L’imminente, da noi auspicata e dal Sindaco più volte annunciata riorganizzazione della macchina amministrativa del Comune, dalle informazioni che abbiamo, non affronta per niente e nella maniera più assoluta la necessità di consolidare ed implementare questo settore fondamentale di intervento: si conferma solo il cambio di nome non prevedendo innesti o integrazione di risorse professionali. Tutti questi elementi sono la testimonianza impietosa della regressione di civiltà cui ci stanno conducendo le destre berlusconiane in Italia e a Gualdo: quello che si vuole è il ritorno allo Stato caritatevole ed alle misericordie private. E’ l’abbattimento definitivo degli ultimi capisaldi di uno Stato sociale che soprattutto negli ultimi anni, tra mille difficoltà e contraddizioni, era pur avanzato nel nostro Paese, forte anche della presenza del pubblico non statale e dell’integrazione con il Terzo settore, la cooperazione sociale, il privato sociale. E’ la mortificazione dei diritti delle persone che, per queste destre, non sono né debbono essere detentori dignitosi di diritti sociali universalmente riconosciuti ma al massimo percettori di elemosine pubbliche e private o passivi e silenziosi destinatari di misure minime che non producono alcun cambiamento reale nella loro condizione personale, familiare e sociale. Il Capogruppo Rifondazione Comunista Sinistra Unita per Gualdo Gianluca Graciolini Condividi