Sono bastati 20 giorni di caldo torrido con temperature oltre i 35 gradi per azzerare il credito idrico accumulato nei mesi scorsi: Legambiente segnala problemi di siccità in Umbria, nonostante un inverno, una primavera e inizio estate ricchissimi di precipitazioni. I valori medi di pioggia caduta sono stati di gran lunga superiori alle medie stagionali. Un apporto idrico che ha fornito un contributo considerevole alle falde sotterranee e a tutti i corsi d'acqua come il Tevere e il Chiascio, che hanno mantenuto sino a fine giugno delle portate idriche straordinarie mai registrate in questi ultimi 15 anni. Anche il lago Trasimeno ha guadagnato ben 70 centimetri di altezza in poco più di sette mesi. Tutto faceva presagire - osserva Legambiente in un comunicato - una estate in cui non si sarebbe parlato di emergenza idrica. Invece il gran caldo di queste ultime settimane e i prelievi d'acqua per irrigare le colture agricole hanno azzerato l'acqua in molti torrenti e fossi e messo in crisi i fiumi principali come il Tevere e Chiascio. Anche il Trasimeno ogni giorno sta perdendo centimetri delle sue acque. Sono visibili le prime avvisaglie di una situazione di crisi per la quasi totalità dei corsi d'acqua, secondo quanto accertato dalle guardie volontarie ambientali di Legambiente Umbria. I problemi maggiori sono state rilevati sui principali tributari del fiume Tevere ricadenti sull'asta fluviale a monte di Perugia, dove la poca acqua che rimane non è più sufficiente per le esigenze naturali dell'ecosistema acquatico e tanto meno per quelle umane come gli attingimenti per l'agricoltura. Questi i torrenti che secondo Legambiente versano in condizioni estreme: Ventia, Resina, Assino, Carpina, Niccone, Soara, Cerfone, Fersenone, Naia. Resiste a fatica il fiume Nestore, le sue condizioni cominciano a destare serie preoccupazioni per l'insorgere di processi di eutrofizzazione. Mentre invece i fossi minori ormai sono in secca totale. Si difendono nei limiti il Chiascio e il Topino con condizioni generali accettabili, merito di un bacino imbrifero ricco di acqua ma anche per la riduzione del livello di inquinamento proveniente principalmente dalle attività intensive suinicole. Per il fiume Tevere la situazione che desta maggiori preoccupazioni riguarda la media e alta valle, praticamente l'asta fluviale a monte della confluenza con il fiume Chiascio, con iniziali processi di eutrofizzazione e notevole riduzione di portata idrica, alterazione che progressivamente va ad accentuarsi a valle della località Pierantonio, fino a Ponte Felcino. Meglio invece per l'asta fluviale a valle della confluenza con il fiume Chiascio dove le condizioni generali sono nei limiti della norma. ''A causa dei cambiamenti climatici - rileva Legambiente - le disponibilità idriche sul nostro territorio sono sempre più limitate e non più sufficienti a soddisfare l'incalzante domanda proveniente dalle attività umane, in particolare dal settore agricolo che in questo periodo consuma circa il 75-80% delle acque superficiali e in parte quelle sotterranee dei pozzi''. Legambiente Umbria si rivolge quindi a Provincia e Regione ''affinché, nell'immediato, siano prese misure urgenti di salvaguardia, cominciando senza ulteriore ritardo con la sospensione delle licenze di attingimento per uso irriguo insistenti nei fiumi e torrenti più a rischio, predisponendo un sistema di vigilanza efficace e avanzando trattative per pianificare maggiori rilasci dagli invasi di Montedoglio sul Tevere e da Valfabbrica sul Chiascio''. Condividi