La capacità di risparmio delle famiglie mai così in basso da inizio 2000. Persi 210 mila posti nelle piccole imprese familiari.
di Dani Pasqua
ROMA – ‘Qualcuno’ si ostina a dire che l’Italia sta venendo fuori dalla crisi economica nella quale è stata fatta precipitare, eppure secondo l’Istat nel 2009 le famiglie sono risultate sempre più povere e hanno dimostrato più difficoltà al risparmio.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in termini correnti è infatti diminuito del 2,6 cento rispetto all'anno precedente. Considerando la variazione dei prezzi, il potere d'acquisto ha subito una flessione del 2,5 per cento, proseguendo la tendenza alla diminuzione iniziata già nel 2008 (-0,9 per cento).
L'Istat ha presentato gli ultimi dati sui conti economici nazionali dai quali si evince come anche la spesa per consumi finali delle famiglie ha presentato una variazione negativa sia in termini nominali (-1,9 per cento), sia in quantità (-1,8 per cento, dopo la riduzione dello 0,8 per cento registrato nel 2008). Nonostante il forte contenimento dei consumi, le famiglie non sono state in grado di mantenere invariata la loro capacità di risparmio: la maggiore flessione del reddito disponibile ha determinato una riduzione della propensione al risparmio, che si è assottigliata nel 2009 di ulteriori 0,7 punti percentuali giungendo all'11,1 per cento, il valore più basso registrato dall'inizio degli anni Novanta.
Come se non bastasse l’Istat rileva come le piccole imprese, ovvero quelle classificate nel settore delle famiglie produttrici, hanno registrato «una consistente perdita di posti di lavoro indipendenti, diminuiti di circa 210 mila unità nel complesso degli ultimi due anni analizzati». Dalla statistica emerge così che il valore aggiunto del comparto - cioè la ricchezza prodotta dal settore - è calata dell'1,8% nel 2009.
Confcommercio-Censis: 'Famiglie italiane rinviano le spese'
Una fotografia sempre più allarmante viene anche dal rapporto "Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane" preparato dalla Confcommercio in collaborazione con il Censis. Il rapporto conferma la tendenza al ribasso dei consumi delle famiglie italiane nella prima parte del 2010. In particolare, le famiglie italiane sembrano rinviare alcune spese in programma, soprattutto quelle per ristrutturare l'abitazione (per il 17,2%) e quelle per l'acquisto di nuovi elettrodomestici (14%). Anche le vacanze estive, che si concedono il 42% delle famiglie italiane, saranno all'insegna della sobrietà e con una tendenza, rispetto alla scorsa estate, a ridurre la durata del soggiorno, sia in Italia che all'estero. Il contesto generale di incertezza ha portato a individuare tre segmenti tra i consumatori: quasi un quarto delle famiglie a causa della crisi ha dovuto rinunciare all'essenziale; una buona metà invece ha razionalizzato le spese ed eliminato il superfluo; una quota del 25% non ha mutato in modo sostanziale il proprio stile di consumo, limitando gli sprechi ma concedendosi anche qualche lusso.
Federalberghi: 'Niente vacanza per un italiano su 4'
Questo dovrebbe essere tempo di vacanze, ma secondo uno studio di Federalberghi «Un italiano su quattro non va in vacanza per mancanza di soldi». Di conseguenza anche il settore turistico vede una stagnazione dei consumi che non si discostano dai numeri dell'estate 2009 solo grazie all'incremento delle notti da 10 a 12 e dall'aumento dei costi del viaggio e degli spostamenti interni al Paese. In pratica si movimenta pressoché la stessa cifra, ma solo perché sono aumentati i prezzi. Come fa notare anche Bernabò Bocca, presidente Federalberghi: «L'Istat ha rilevato incrementi significativi di prezzo di tutto ciò che consente la movimentazione dei turisti all'interno del nostro Paese: dalle autostrade (+5,5%) alle ferrovie (+12,7%), dalle benzine (+14,8%) agli altri carburanti (+13,3%), a fronte di una diminuzione dei prezzi degli alberghi nazionali mediamente dell'1%».
Nei giorni scorsi il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, aveva fornito dei dati sul turismo in Italia secondo cui vi sarebbe stato un aumento di vacanzieri italiani da 25 a 30 milioni. Ma questi dati cozzano evidentemente con la realtà, tanto che Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori, mediante una nota si è chiesto “Chi denunciare per pubblicità ingannevole” Secondo Federconsumatori: “Un Ministro non si può permettere di fornire dei dati, anche se previsionali, così lontani dalla realtà
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