''Un'organizzazione piramidale con i caratteri tipici di un'associazione mafiosa'': così è stato definito, dal dirigente della squadra mobile di Perugia, Giorgio Di Munno, il gruppo di persone arrestate nell'ambito dell'operazione antidroga Black passenger (per leggere clicca qui
http://www.umbrialeft.it/node/40129). Alcuni degli indagati - è stato spiegato stamani in questura - tenevano contatti con cartelli sudamericani, in particolare colombiani.
I ''black passenger'' erano appunto i corrieri che da Lagos atterravano all'aeroporto di Roma Fiumicino con gli ovuli. Dagli accertamenti è emerso che gli ovuli di cocaina ed eroina (fino a cento quelli ingoiati) rimanevano nello stomaco degli indagati fino a 48 ore.
Secondo la polizia in Italia arrivavano un paio di chili di sostanza stupefacente ogni settimana. Con i soldi ricavati dalla vendita della droga venivano fatti ulteriori investimenti in cocaina oppure - sempre secondo quanto accertato - in compravendite immobiliari in Nigeria.
Nella conferenza stampa è stato spiegato che in alcuni casi i parenti di corrieri arrestati a Fiumicino sono stati bersaglio di minacce e di vendette in Nigeria poiché i presunti affiliati all'organizzazione, non essendo a conoscenza dei provvedimenti cautelari adottati in Italia, temevano che i ''black passengers'' fossero scappati con la droga.
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