di Antonio Fossa
TERMOLI – Un operaio della Power Train della Fiat di Termoli, del coordinamento provinciale dello Slai Cobas di Campobasso, è stato licenziato oggi dall'azienda per aver partecipato al presidio davanti al Giambattista Vico di Pomigliano d'Arco lo scorso 22 giugno, in occasione del referendum in fabbrica. A denunciarlo è lo stesso sindacato di base, per bocca di Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale.
Granillo annuncia dunque un'azione legale in difesa dell'operaio, Giovanni Musacchio, sostenendo che «la Fiat, non riuscendo ad avere consensi, passa alla repressione nei confronti degli operai e dei sindacalisti». «Abbiamo assistito in questi giorni alle azioni di forza da parte dell'azienda - ha proseguito l’esponente sindacale - che ha dapprima licenziato i delegati Fiom a Melfi e adesso il rappresentante dello Slai Cobas».
L'operaio si era recato in fabbrica a Termoli per il secondo turno di lavoro: «Ma non lo hanno fatto entrare e gli hanno comunicato il licenziamento davanti ai cancelli, preannunciandogli la successiva lettera a casa. Secondo quanto gli hanno spiegato Giovanni aveva usufruito di un permesso per accudire la propria figlia. Un permesso che però terminava alle 14, ed è stato allora che il nostro esponente ha raggiunto gli altri delegati di Termoli arrivati a Pomigliano d'Arco».
Una vicenda che, racconta Musacchio, l’operaio 30enne allontanato dall’azienda, è toccata in sorte anche allo zio che fu licenziato dalla stessa azienda nel 2003 per aver apposto sulle ringhiere dei cancelli dello stabilimento una bandiera della pace.
Oggi - riferisce Giovanni, del coordinamento provinciale dello Slai Cobas di Campobasso - è toccata a me. Una sorte che ci accomuna e che per me è arrivata il giorno dopo il compleanno di mia figlia, che ha compiuto ieri due anni».
Intanto il Coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fiat indice per venerdì due ore di sciopero in tutti gli stabilimenti.
«La Fiat ha deciso di distribuire centinaia di milioni agli azionisti e di aumentare del 40% i compensi ai massimi dirigenti. Alle lavoratrici ed ai lavoratori, con salari già bassi, non vuole dare niente». La Fiom, si legge nella nota al termine della riunione, «rivendica: la corresponsione immediata di una cifra non inferiore quella dell'anno scorso (600-800 euro) a tutti i dipendenti, anche a quelli in Cassa integrazione; il ritiro dei licenziamenti a carattere intimidatorio a Melfi e a Mirafiori; l'apertura di un negoziato sulle prospettive industriali e occupazionali del Gruppo connesse alla costituzione di due società (Auto e Fiat Industrial), respingendo la strategia perseguita a Pomigliano di contrapporre lavoro e diritti». Il Coordinamento nazionale del gruppo Fiat decide così «per venerdì 23 luglio 2 ore di sciopero, con modalità di gestione a livello di stabilimento.
Dal sito dazebao.org
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