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di Anna Maria Bruni 884 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua, 2 miliardi e seicento milioni di persone non hanno servizi igienico sanitari, strutture che hanno bisogno di acqua pubblica. 5 miliardi di persone, l’87% della popolazione mondiale, non dispone di acqua potabile. Un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno per malattie legate alla qualità dell’acqua. Mentre solo in Italia consumiamo 215 litri di acqua a testa ogni giorno, mentre per vivere ne basterebbero 21,5. La sprechiamo, e con la scusa degli sprechi, come per ogni settore della vita pubblica, il governo spalanca le fauci delle privatizzazioni. Efficienti, neutre, salvifiche, contro la cialtroneria pubblica. Un argomento politico? No. Ma chi ci fa più caso? E invece qualcuno ci ha fatto caso. E’ il forum dei movimenti per l’acqua, che raduna un vasto cartello di associazioni e realtà della società civile, che non ha perso la lucidità in questo momento storico tanto opaco, si è rimboccato le maniche, e ha raccolto, in tutte le piazze italiane in pochissimi mesi, ben 1.400mila firme, 900mila più del necessario. Ma non per ansia personale. Quel milione e 400mila persone che hanno firmato sono un milione 400mila cittadini che hanno aderito con forza all’idea che l’acqua non può che essere pubblica. Ed è una cifra così alta rispetto al tetto delle 500mila firme fissato dalla Costituzione per questo strumento di democrazia diretta, da apparire un atto simbolico. Una richiesta ancora non esplicitamente verbalizzata, ma profondamente latente. Che i beni comuni siano tali, che la partecipazione attiva è oggi una strada ineludibile, che la privatizzazione è sinonimo di speculazione e affermazione della legge del più forte. Anche quella della criminalità organizzata, verso la quale non sembrano esserci più barriere. Ma come la vecchia talpa, i promotori del referendum hanno continuato un lavoro indefesso in questi mesi, e questa mattina a Piazza Navona, nel cuore di Roma, hanno voluto festeggiare il risultato oltre ogni aspettativa insieme ai tanti cittadini firmatari, prima di consegnare le firme alla Corte di Cassazione. Ora la Corte dovrà procedere ad esaminare la validità di almeno 500mila firme, per poi trasferire la richiesta di referendum alla Corte Costituzionale, che dovrà invece intervenire nel merito dei quesiti confermandone l’ammissibilità, secondo l’articolo 75 della Costituzione. A tal proposito ricordiamo che i quesiti sono abrogativi delle norme che consentono ai privati la gestione delle risorse idriche, contestuali al decreto Ronchi sui servizi pubblici locali. Nella graduatoria delle regioni la Lombardia è quella che ha raccolto più firme, con ben 236.278 moduli compilati, e seguita immediatamente dopo dal Lazio, con 146.450 sottoscrittori, mentre all’ultimo posto troviamo la Val d'Aosta, con 835 firme. In piazza stamattina a festeggiare il risultato c'erano fra gli altri Stefano Leoni, presidente del Wwf, padre Alex Zanotelli, Marco Bersani di Attac, Corrado Oddi della Funzione pubblica Cgil, alcuni esponenti dei partiti della sinistra che hanno appoggiato la raccolta di firme: Prc, Verdi, Sel. Il prossimo appuntamento del “popolo dell'acqua" è fissato per il prossimo 18 e 19 settembre, con una assemblea nazionale dei movimenti che si terrà probabilmente a Firenze. La prossima sfida per il comitato promotore, ovviamente, è la vittoria nel referendum, dopo il fallimento del quorum in tutte le ultime consultazioni di questo genere: bisogna “portare almeno 25 milioni di italiani - si dice nel volantino dell'iniziativa - a votare tre sì la prossima primavera”, un risultato “che oggi, alla luce del risveglio democratico a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra assolutamente raggiungibile”. Quel “risveglio democratico” il cui valore simbolico sta nel numero incredibile di persone che hanno già detto che l’acqua deve essere pubblica, e che fa il paio con la difesa di lavoro e diritti, che “da Pomigliano a Melfi, da Mirafiori all’Asinara,” non ha ceduto di un millimetro. Chissà che non diventi la strofe di una nuova canzone, da cantare ancora e di nuovo in tanti. (on line anche su liberaroma.org) Condividi