di Stefano Vinti, segretario regionale Prc
Sono un milione e 400 mila le firme raccolte dal comitato referendario per l’acqua pubblica. Si tratta di un risultato straordinario, costruito attraverso una capillare mobilitazione sociale, contro la privatizzazione e la messa a mercato del più essenziale dei beni comuni.
In Umbria sono quasi 15 mila i cittadini che hanno firmato per i tre quesiti referendari per portare ad una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico. Le firme raccolte sono: 1500 a Orvieto, 1500 a Narni, 5000 a Perugia, 1000 a Terni, 1300 a Gubbio, 500 a Foligno e 500 a Spoleto. Questi sono i dati in possesso del comitato umbro, che rappresentano senza dubbio un successo.
Già nella precedente legislatura regionale il gruppo consiliare di Rifondazione comunista aveva proposto una importante modifica allo Statuto regionale, e cioè che il servizio idrico deve essere privo di rilevanza economica. Quella proposta va ripresa e va avviato un confronto politico ed istituzionale sull’acqua come “bene comune” e sulla ripubblicizzazione del ciclo idrico, sottraendolo alle leggi del mercato e ribadendo che l’acqua è un diritto umano fondamentale.
Dal successo della raccolta di firme nasce la spinta politica e morale per continuare nell’iniziativa di sensibilizzazione affinché tutto si traduca, fra un anno, in un successo di partecipazione al voto.
Rifondazione comunista propone che il comitato umbro “acqua pubblica” si faccia promotore di una iniziativa politico-organizzativa che si proponga di raccogliere tutte le forze dell’associazionismo, dei comitati, quelle culturali, ambientaliste, politiche, ecc. dell’Umbria che vogliono condividere questa lotta e vincere i referendum.
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