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di Daniele Bovi A margine della conferenza stampa di questa mattina del Pdl su Gesenu (per leggere clicca qui) ha tenuto banco anche l'affaire termovalorizzatore. Il quadro dipinto dal presidente Antonielli con poche battute scambiate con i cronisti è abbastanza fosco: “Con questi chiari di luna non ce li vedo i comuni pronti ad investire grosse cifre”. Quanto grosse lo spiega lo stesso presidente: “Credo un centinaio di milioni di euro. Secondo me se si farà, si procederà con un project financing”. Ossia, tramite una operazione di finanziamento a lungo termine che prevede la creazione di una società ad hoc che si occupa dello specifico progetto, il che permette anche di proteggere le aziende dei promotori da un possibile naufragio. Di solito il pacchetto azionario di una società di questo tipo è composto da privati e, in misura maggioritaria, da un pool di banche. La cosiddetta chiusura del ciclo dei rifiuti in Umbria si rende necessaria vista la progressiva saturazione delle discariche in uso: “Pietramelina – ha detto Antonielli – è in via di esaurimento ma molto dipende dal tipo di rifiuto che ci portiamo”. Per quella di Borgo Giglione invece (piccola frazione del Comune di Magione) “sono partite le procedure di ampliamento tramite l'istituzione di una Conferenza dei servizi”. Secondo l'ultimo piano dei rifiuti approvato in Consiglio regionale dopo mille peripezie, la migliore tecnologia, quella meno impattante, dovrà essere scelta con una gara a livello europeo. Secondo Massimo Monni però “non è scontato che Gesenu debba fare il termovalorizzatore. L'azienda non ha il know-how. E comunque va fatta una gara pubblica”. Condividi