di Violetta Neri AFFARI - Una denuncia di Libera su scommesse, riciclaggio e partite truccate É stato il più giovane presidente di società professionistica, Giuseppe Postiglione, eletto a capo del Potenza Calcio a soli 24 anni, proprietario di un gruppo editoriale (ma il nonno vendeva le noccioline allo stadio della squadra rossoblù e il padre ha fatto fortuna con antenne e ripetitori televisivi), protagonista di un'ascesa repentina, portando la sua squadra fino a sfiorare la serie B e vincendo persino il premio Fair play per l'ottima accoglienza riservata ai tifosi ospiti del Ravenna. A novembre dell'anno scorso Postiglione è stato arrestato, accusato di associazione per delinquere finalizzata alle frodi nelle competizioni sportive, scommesse illecite e altri reati. Il Potenza Calcio, il suo club, è un caso limite delle collusioni tra football e camorra (ed è uno dei capitoli più corposi di Le mafie nel pallone, di Daniele Poto, il libro in uscita a settembre, dal quale sono tratte gran parte di queste informazioni). Postiglione era approdato alla presidenza del club nel 2006 e sin dall'inizio è un presidente a tempo pieno, formando una triade con un dirigente di lungo corso Luca Evangelisti ed un mafioso Antonio Cossidente, potentino di nascita e campano di adozione criminale, punto di contatto tra camorra e clan dei Basilischi. Sono tutti accusati di aver scommesso su diverse partite truccate dei campionati di serie A, B e C. Un presidente alla guida di una società contigua o connivente con 'ndrangheta e camorra, pronto a tutto dal calcio scommesse alle partite truccate. Così la clamorosa sentenza che, per la manipolazione di un risultato della stagione calcistica 2007-2008,un match casalingo con la Salernitana finito con la vittoria a sorpresa dei campani, ha collocato il Potenza calcio nella primavera del 2010 all'ultimo posto nel torneo di Lega Pro di prima divisione, un provvedimento con pochi precedenti nella storia del calcio professionistico. Nella propria gestione Postiglione mette al servizio dei propri affari una fervida fantasia malavitosa. Il Potenza diventa punto di partenza e di aggregazione di interessi personali che sfrutta il prestigio ed il carisma assicurato da una delle principali espressioni sportive della piccola Lucania. Dietro il Potenza Calcio un sistema gelatinoso, con la triade che fa affari. Una vera e propria società a delinquere che scommetteva sulle partite. Così la relazione descrive la situazione del capoluogo lucano. «L'asse delinquenziale che si è creato tra i due personaggi (Cossidente e Postiglione, ndr) ha evidenziato, tramite, gli approfondimenti investigativi dei Carabinieri, un piano di perfetta integrazione e consapevolezza e soprattutto una totale osmosi nell'adozione delle strategie criminali: da una parte il Postiglione metteva a disposizione le proprie risorse economiche e soprattutto la struttura societaria per il raggiungimento degli scopi economici illeciti; dall'altra il Cossidente offriva la propria assistenza criminale e, ancora di più, i servizi dei suoi violenti collaboratori, per tutelare, garantire ed assicurare l'obiettivo prefissato». Il nucleo principale della sinergia instaurata con Postiglione riguarda la squadra del Potenza, i suoi risultati, la vendita dei biglietti, la possibilità di fidelizzare il tifoso attraverso il giro delle scommesse, strumentalizzandolo con partite truccate, disciplinandolo attraverso un servizio d'ordine di pregiudicati che assicuri il rispetto per il presidente in carica. Postiglione ci mette il nome e la carica, Cossidente la struttura criminale: l'incontro e l'accordo è inevitabile secondo una prospettiva comune, legata al rastrellamento di fondi illeciti e secondo modalità spregiudicate. La vis polemica e l'attivismo di Postiglione a suo tempo gli garantiranno persino un posto nel Consiglio della Lega Pro, un'ascesa rapidissima legata all'iniziale consenso, non solo locale. Ed attorno a loro politici, imprenditori, prestanome, sicari, per coprire a tutto campo il vasto raggio delle attività criminali in fieri. Con forti puntate su varie partite di serie A e B, compresa la famigerata Atalanta-Livorno del 4 maggio 2008. Le mafie nel pallone E' stato presentato ieri il dossier «Le mafie nel pallone- Storie di criminalità e corruzione nel gioco più truccato al mondo», anticipazione del libro del giornalista Daniele Poto (nella foto in alto con Don Ciotti, presidente di Libera e Valerio Piccioni della Gazzetta dello Sport), edito dal gruppo Abele che uscirà in libreria a settembre. Nella conferenza stampa Don Ciotti ha sottolineato che le mafie controllano anche le società calcistiche (oltre 30 i clan coinvolti con ramificazioni estese) poichè le squadre sono una garanzia di visibilità, un mezzo per controllare il territorio e riciclare denaro, arruolare nuove leve. Da il manifesto.it Condividi