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Roberto Farneti «Questa volta gli italiani non andranno al mare». L'ottimismo di Marco Bersani riflette l'entusiasmo di tutto il comitato promotore dei referendum per l'acqua pubblica, di fronte alla montagna di scatoloni pieni di fogli firmati e vidimati giunti a Roma da tutta Italia. La prima prova, quella dei banchetti, è stata superata a pieni voti con un milione e 400mila firme raccolte in tre mesi sui tre quesiti proposti per contrastare il processo di privatizzazione di una risorsa vitale. Perché l'acqua non può essere considerata una merce come le altre, su cui è possibile speculare, ma un bene accessibile per tutti gli essere umani, ricchi o poveri che siano. Domani le firme saranno consegnate alla Corte di Cassazione, che dovrà verificarne l'autenticità e il raggiungimento del quorum (la quota fissata dalla legge è di 550mila adesioni). La consegna sarà preceduta da un happening per festeggiare il traguardo raggiunto. L'appuntamento per il "popolo dell'acqua" è alle 9.30 a Piazza Navona, dove verrà innalzato un muro con le scatole contenenti le firme. Sono inoltre previsti spettacoli di strada. In piazza, oltre ai rappresentanti delle associazioni e dei comitati territoriali per l'acqua pubblica, ci saranno anche artisti sostenitori di questa battaglia. Nel mirino del comitato promotore non c'è solo il decreto Ronchi che, a partire dal prossimo anno, impone la messa a gara della gestione dei servizi idrici, che potrebbero così finire in mani interamente private. «Il secondo quesito - spiega Bersani - chiede l'abrogazione del decreto ambientale 152 del 2006, quello che dice che il servizio idrico può essere gestito solo da spa, vale a dire da società di diritto privato». Il terzo quesito incide invece sulle tariffe: «Vogliamo togliere dalla bolletta che noi paghiamo, la parte a garanzia dei profitti per chi investe», dice Bersani. I sostenitori della privatizzazione ovviamente la pensano in tutt'altro modo. Sostengono che la messa a gara della gestione del servizio idrico - fermo restando che la proprietà dell'acqua resterà in mani pubbliche - potrà garantire una maggiore efficienza e tariffe più basse. L'Italia è un paese ricco di acqua, grazie alle risorse naturali di cui dispone. Tuttavia ci sono zone dove ogni tanto risuona l'allarme siccità. Ciò accade anche perchè la rete idrica è un colabrodo. E la colpa viene spesso attribuita alla gestione pubblica del servizio. Bersani scuote la testa: «La storia di questi anni - afferma - dimostra che non è vero il luogo comune che "privato" è sinonimo di efficienza. Da quindici anni a questa parte, da quando cioè esistono le spa e i privati, gli investimenti sulla rete idrica sono crollati di un terzo e le tariffe sono aumentate. E' anche vero che la gestione pubblica - ammette Bersani - non sempre si è rivelata efficiente, noi siamo i primi a dirlo, tanto è vero che parliamo di fondare un nuovo pubblico basato sulla partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla gestione dell'intero ciclo dell'acqua». Ora la sfida sarà riuscire a portare alle urne gli italiani, visto che gli ultimi referendum celebrati nel nostro paese non hanno raggiunto il quorum. Se infatti da un lato il tema dell'acqua pubblica è molto sentito dalla gente, come ha dimostrato la grande partecipazione della gente ai banchetti per la raccolta delle firme, dall'altro va detto che questa battaglia a livello politico ha finora incontrato l'aperto sostegno dei soli partiti della sinistra (Federazione della Sinistra, Sinistra ecologia e Libertà, Verdi, Sinistra Critica), mentre l'Italia dei Valori ha deciso di smarcarsi da questo schieramento, raccogliendo le firme su un quesito che si limita alla sola abrogazione del decreto Ronchi. Secondo il comitato promotore, la data che il governo sceglierà per la celebrazione del referendum è l'ultima disponibile per legge, vale a dire domenica 12 giugno dell'anno prossimo. Quando l'estate sarà già cominciata. Nonostante ciò Bersani è fiducioso: «La mia impressione - ragiona - è che questa nostra campagna abbia intercettato un bisogno di protagonismo sociale che finora non trovava espressione. La fase che si apre adesso è complicata, non c'è dubbio, però siamo certi che il tema dell'acqua riuscirà a rivitalizzare uno strumento democratico come il referendum. Sarà difficile che qualche partito dica di andare al mare. Nel caso lo facesse segnerebbe solo la propria sconfitta». In ogni caso, domani il comitato promotore chiederà una moratoria su tutti i processi di privatizzazione dell'acqua in atto «fino a quando il popolo italiano non si sarà pronunciato su questo tema». In base al decreto Ronchi, infatti, entro il 31 dicembre di quest'anno decadranno tutte le concessioni relative al servizio idrico rilasciate senza avere fatto alcuna gara di appalto pubblico. Da Liberazione.it Condividi