di Alessandro Ambrosin - dazebao.org
ROMA - In Procura a Roma è stato ascoltato un indagato eccellente. Si tratta dell'ormai ex sottosegretario Nicola Cosentino, uomo chiave nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3, interrogato questa mattina per circa quattro ore in qualità di indagato per associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Secondo gli atti dell'accusa la cricca dei tre targata Flavio Carboni, tutti finiti in carcere, avrebbe architettato la candidatura di Cosentino ai danni dell'attuale governatore Stefano Caldoro.
Il parlamentare del Pdl a margine dell'interrogatorio alla presenza del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto Rodolfo Sabelli, ha fatto sapere di aver chiarito la sua posizione. "Penso di aver dato risposte a tutte le domande dei magistrati". E poi "non ho in alcun modo tentato di screditare Stefano Caldoro", anzi il neo dimissionario ha ribadito che la scelta di Caldoro è stata sostenuta da lui stesso e proprio per questo motivo non avrebbe avuto nessun interesse a screditare l'attuale presidente campano. Insomma le accuse mosse nei suoi confronti non avrebbero alcuna aderenza alla realtà". Tuttavia Caldoro ha indirettamente replicato alle dichiarazioni rilasciate dal suo "amico" di partito, facendo osservare che la sua candidatura è stata sostenuta da Berlusconi e da tutto il Pdl. Una dichiarazione che lascia intendere perfettamente quale aclima si repsiri all'interno del partito di centro destra. Ma se così fosse, per quale motivo il Pdl avrebbe sostenuto Caldoro e poi improvvisamente Cosentino sarebbe diventato il papabile di turno, con tanto di intercettazioni che testimoniano perfettamente questa anomala situazione?
La risposta tra le righe arriva proprio dal faccendiere Flavio Carboni che oggi è stato visitato nel carcere di regina Coeli dalla deputata radicale Rita Bernardini. Carboni che lamenta una condizione difficile da sopportare nel penitenziario romano ha detto ai giudici durante l'interrogatorio che le persone venivano da lui perchè li faceva arricchire. Una cosa di poco conto se pensiamo all'epoca di crisi che sta attraversando il paese. "Rappresento uno che sa produrre ricchezza - ha precisato -. Mi hanno sempre dato fiducia, che si tratti di eolico, di immobiliare". Anzi l'imprenditore dice che la sua caratteristica era quella di poter influenzare, di poter raccomandare e che questo sistema lo trova addirittura "estremamente normale". Parole sante direbbe qualcuno considerando che siamo al limite di un collasso politico istituzionale e Carboni parla con assoluta nonchalance di gravissime ingerenze all'interno degli organi istitituzionali del paese. "Siamo ala frutta" verrebbe da dire.
E poi Carboni riferendosi ai suoi amici della cricca, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, li definisce come stupidi estranei che gli hanno procurato solo guai. Insomma una sorta di scarica barile sulle tante responsabilità nei confronti di personaggi che operavano abilmente sotto la sua guida attraverso un'associazione culturale creata ad hoc.
Intanto sulla vicenda arriva anche una nuova dichiarazione in extremis del premier che ribadisce per l'ennesima volta che il Pdl è la prima forza politica in Italia e che negli ultimi 2 anni ha vinto tutte le sfide elettorali, come se vincere alle elezioni rappresentasse la legittimità a fare qualsiasi cosa. Speriamo non sia così.
In sostanza per Berlusconi si tratterebbe dell'ennesima vergognosa montatura. Ma è evidente che ormai siamo di fronte ad un salvataggio in extremis, ad un arrampicarsi agli specchi per salvare quel che resta in un partito ormai logorato dagli eventi. Tuttavia a dar man forte al premier arriva anche il fido Ghedini il quale contrariamente alle conclusioni degli inquirenti sottolinea che il famoso "Cesare" di cui si parla nelle intercettazioni non è Berlusconi, bensì qualcun altro. Chi non è dato a sapersi.
Anche il guardasigilli Alfano parla di una caccia alle streghe, in cui non si può fare di tutta un erba un fascio.
E Berlusconi ancora una volta tenta di mettere fine alla vicenda. «Non c'è da essere preoccupati, occorre continuare a lavorare con tranquillità nonostante i tentativi di delegittimazione". E poi " non date retta ai giochi di palazzo", come se l'inchiesta sull'eolico fosse una sorta di Monopoli in cui a gettare fango sono sempre le solite toghe comuniste. Non la pensa così Bersani che chiede a Berlusconi di venire in Parlamento e riferire innanzitutto cosa pensa dello Stato. Ma non solo. L'indignazione popolare ha raggiunto un livello così palese che ormai il leader del Pd parla di "riscossa civile". Probabilmente un passo necessario in cui gli italiani dovrebbero riflettere per dare un taglio netto a questi vergognosi episodi, difficile da accettare in uno stato di diritto.
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