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PERUGIA - Quale altro musicista jazz, se non Stefano Bollani, riuscirebbe a riempire una sala per partecipare a una sorta di quiz come ''before and after''? Il gioco e' semplice: si deve indovinare chi suona in un disco, e magari spiegare perche'. A Perugia, dove questa sera prendera' la laurea honoris causa della Berklee e poi suonera' nel quintetto di Enrico Rava nel 'round midnight' di Umbria Jazz, Bollani si e' prestato e ha risposto a Thomas Conrad, di Jazz Times, che ha 'saggiato' la sua cultura jazz. ''Allora spengo l'iphone - ha detto Bollani - perche' se non lo sapete c'e' una applicazione che riconosce le canzoni''. Ovviamente il test e' interessante, piu' che per il risultato, perche' permette a un musicista di esprimere opinioni sui colleghi. Quando Conrad gli fa ascoltare Oscar Peterson, Bollani va sul sicuro: e' uno dei suoi pianisti preferiti, come spiega, anzi e' il primo che ha amato quando si e' avvicinato al jazz: ''Statuetta figlio di pietro, cosi' va tradotto in italiano. All'inizio pensavo, per il virtuosismo, che fossero due pianisti, Oscar e Peterson; quando ho capito che era uno solo ho pensato che era il caso di mettermi a studiare seriamente''. Non riconosce Brad Mehldau in River Man, e dice che gli sembra un tema sviluppato in modo troppo semplice, tanto da pensare che possa essere un outsider, non uno molto noto. ''Magari e' Keith Jarrett'', mormora. Riconosce invece subito Danilo Rea ''perche' e' tipico di lui suonare la melodia con la sinistra e arpeggi e scale con la destra'', e perche' il pezzo che Conrad gli fa ascoltare e' uno di quei medley che piacciono a Rea, con una canzone di Modugno e ''Vissi d'arte'' (''di Guccini, no di Puccini''). Indovina il pianismo percussivo dei Bad Plus, non la semplicita' di Bobo Stenson (che ha suonato martedi' scorso a Perugia). Sala affollata e torrida, e grande divertimento per il pubblico. Condividi