In Italia in sanità non si spende molto. Si spende più o meno bene, o più o meno male a seconda delle Regioni. Ma non molto. In Umbria si spende poco e abbastanza bene. Con discreti margini di riqualificazione della spesa e di riorganizzazione dei servizi. Non di tagli alla spesa. Questi possono solo ripercuotersi negativamente sull’assistenza e sulla salute dei cittadini.
La spesa sanitaria è tuttavia destinata a crescere in tutto il mondo, per l’invecchiamento della popolazione, per lo sviluppo delle nuove tecnologie diagnostiche, terapeutiche ecc. Contenerne la crescita innalzando la qualità dei servizi sanitari, è la sfida del futuro. Anche in Umbria.
Questo dicono i dati pubblicati dal Ministero dell’Economia e Finanze, nella Relazione generale sulla situazione economica del Paese per il 2009. E questo dicono i dati OCSE del 2008 (ultimo dato disponibile).
Nel dettaglio:
L’Italia, nella graduatoria OCSE 2008 della spesa sanitaria dei 32 paesi più ricchi del mondo, è al 14° posto come spesa sanitaria totale ed al 15° posto come spesa sanitaria pubblica. Ha speso il 7% del PIL come spesa pubblica ed il 9,1% come spesa complessiva. Hanno speso di più, limitandoci alla spesa pubblica, Francia, Danimarca, Austria, Germania, N. Zelanda, Svezia, Islanda, Olanda, Belgio, USA, Canada, Regno Unito, Norvegia, Portogallo.
Nel 2009 ( dati MEF) l’Italia ha incrementato la spesa al 7,2% del PIL, con un disavanzo di 3,260 MLD, lo 0,21% del PIL. Il più basso negli ultimi 5 anni. E comunque questo disavanzo si colloca in buona parte nelle Regioni che, con analoghe risorse, offrono la peggiore assistenza sanitaria.
L’Umbria non è tra le Regioni con disavanzo, per fortuna. Presenta anzi il secondo miglior risultato d’Italia (dopo Bolzano). Nel 2009 ha raggiunto un attivo di 13,325 ML di euro. Con una spesa pro capite di di 1.798 euro, inferiore alla media nazionale che è di 1.816 euro, con alcune Regioni ben oltre la media e Liguria, Molise oltre i 2.000 euro.
Il sistema sanitario italiano è quindi fra i meno costosi del mondo a fronte di performances nel complesso elevate. E l’Umbria è ben piazzata fra le Regioni più virtuose. Questa è la realtà oggi. L’ignoranza dei dati non può essere un punto di vista.
Poi c’è il futuro. E’ in discussione la manovra finanziaria del Governo, ed incombe il federalismo fiscale. Entrambi con alle spalle un preciso disegno politico che comprende anche il disfacimento del Sistema Sanitario Nazionale e la compromissione del diritto universale alla salute. Ecco quindi la giustificazione dell’allarmismo nazionale sui conti sanitari e sulla tenuta del sistema sanitario: si vogliono semplicemente giustificare i tagli. E’ lo stesso meccanismo con il quale il Governo, con la scusa degli sprechi, mette in ginocchio le Regioni e gli enti locali compromettendone funzione e funzionalità.
Con la manovra il Governo non mette le mani in tasca ai cittadini, le mette proprio addosso! Ma l’euforia dei tagli ha contagiato anche l’Umbria, in particolare il centrodestra, ignaro evidentemente della politica economica del Governo. Si parla con semplicità di tesoretti di milioni di euro di risparmio: ma non c’è risparmio. C’è taglio del finanziamento, meno risorse disponibili. Cioè la necessità di garantire i servizi ai cittadini con meno risorse. Quando la sanità, come dicono i dati, avrebbe bisogno di spendere meglio non di spendere meno.
Contrastiamo la manovra governativa insieme ad altri soggetti, in primis le Regioni anche di centrodestra. E per denunciare questo disegno politico la dirigenza sanitaria sciopererà in tutta Italia il 19 luglio.
Ma contrastiamo anche interventi regionali estemporanei senza un razionale, partecipato e trasparente disegno di riorganizzazione e miglioramento del sistema definito su solide basi di sostenibilità.
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