PERUGIA - Una rinnovata attenzione dei mercati internazionali per il Made in Italy e per la certificazione dei prodotti artigianali di qualita', potrebbe rappresentare la chiave di svolta piu' corretta per affrontare la crisi della ceramica artistica; a condizione che si arrivi ad identificare un marchio distintivo della produzione regionale umbra che non pregiudichi la tipicita' legata ai territori, e che tutti i produttori puntino ad aggregarsi ed internazionalizzarsi per meglio affrontare i mercati mondiali. E' quanto si legge nella risposta scritta che l'assessore regionale all'economia Gianluca Rossi ha dato al consigliere Gianfranco Chiacchieroni (Pd) che aveva interrogato la Giunta sulla crisi del settore ceramico in Umbria. In un breve excursus sugli effetti di leggi e provvedimenti adottati negli ultimi anni per fronteggiare una crisi non nuova, ''accentuata dalla concorrenza di paesi emergenti, dal cambiamento dei gusti e dalla necessita' di innovazioni stilistiche e tecnologiche'', Rossi ricorda che nel 1997 molti comuni umbri a tradizione ceramica (Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio ed Orvieto) aderirono al marchio Cat (Ceramica artistica e tradizionale) e su quella spinta si costitui' il Centro di promozione dell'artigianato dell'Umbria che riuni' 28 imprese di Deruta, quattro di Gubbio e due di Gualdo Tadino. Successivamente, spiega l'assessore, ''il ridotto interesse per questo strumento, e la scelta di alcuni Comuni di mettersi in proprio'' hanno marginalizzato l'attenzione nei confronti della certificazione, a favore di azioni di sviluppo (fiere nazionali ed internazionali) promosse dalle associazioni di categoria. Oggi, conclude Rossi indicando come indispensabile, ''anche un percorso di supporto alle imprese finalizzato all'introduzione di innovazioni stilistiche e tecnologiche'', le imprese iscritte al Cat nato a seguito della legge 188 del 1990 sulla tutela delle produzioni locali, sono meno di venti. Condividi