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Manifestazione unitaria della sinistra contro: le politiche del governo Berlusconi; contro le politiche di Marchionne e contro la politica economica dell'Europa. A Perugia ieri pomeriggio, alla sala della Vaccara, in occasione della presentazione del suo libro "Quello che il futuro dirà di noi" Paolo Ferrero,segretario nazionale del PRC ha risposto alle domande di Alessandro Antonini,redattore delCorriere dell'Umbria. Analizzare la crisi della sinistra in Italia, valutarne le conseguenze partendo dagli errori commessi e soprattutto guardando al futuro senza rievocare la esatta riproposizione di un passato che risulterebbe anacronistico. Un affresco di tutto ciò che ha caratterizzato non solo lo scenario politico, ma anche quello economico e sociale negli ultimi trent’anni è quello firmato da Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc – Se e portavoce della Federazione della Sinistra racchiuso nelle pagine, dense e appassionate, di Quel che il futuro dirà di noi - Idee per uscire dal capitalismo in crisi e dalla seconda Repubblica (pagg. 153; 12 euro – Derive Approdi) che lo presenterà oggi alle 19 nella Sala Murat a Bari (piazza del Ferrarese) in un incontro a cui parteciperanno Michele Ventricelli (consigliere regionale SeL regione Puglia), Margherita Marzano (lavoratrice Agile in lotta). Coordina Pasquale Martino. Punto di partenza, la crisi. Più che sconfitta così come Ferrero precisa la sinistra in Italia si è dissolta e soprattutto ha assunto il punto di vista dell’avversario. Piuttosto che analizzare i propri errori, esaminare quali scelte hanno determinato quello che poi concretamente è avvenuto negli ultimi trent’anni con un lento e inserobile processo di sgretolamento politico e non solo, la sinistra ha buttato via tutto ‘il bambino con l’acqua sporca’. E i primi segni del cedimento sono affiorati già negli anni Settanta: in quel momento emerge un movimento prima studentesco e poi operaio ma la grande novità è rappresentata dal fatto che per la prima volta entrano in lotta impiegati e tecnici. Un decennio di lotte e di conquiste, un momento universalistico, rivoluzionario che pone al centro una domanda di trasformazione radicale e sistemica. Alla domanda di cambiamento il Pci non è riuscito a rispondere (vengono individuate tutte le motivazioni perchè questo è accaduto, partendo dal compromesso storico, individuando il rapporto con la Dc e con il movimento del ‘77, fino ai processi deleteri degli anni Ottanta, che hanno determinato non solo l’ascesa del berlusconismo e della Milano da bere ma anche un distacco sempre più rilevante tra la politica, svuotata del senso di polis e la società). Ferrero ricostruisce, in maniera critica e puntuale, la nostra storia più recente, sottolineando soprattutto, come negativi, bipolarismo e populismo che di fatto hanno avuto come conseguenza solo ed esclusivamente il rafforzamento della destra. Una destra che è riuscita “a imporre la sua narrazione del mondo, come senso comune di tutta la società, fino ad apparire come l’unico interprete del cambiamento: la sinistra che ha aderito ideologicamente all’ immutabilità del presente capitalistico è apparsa, anche agli occhi delle classi subalterne, abbandonate a se stesse l’immagine della conservazione. In contemporanea, sostenendo in atto o avallando politiche profondamente sbagliate, ha contribuito alla distruzione della forza dei lavoratori dipendenti, della classe operaia e dei movimenti antagonisti di questo Paese”. Ha raso al suolo tutto quello che aveva contribuito a far crescere: “fra errori politico-culturali – così come ribadito da Ferrero – e sradicamento sociale il cerchio si è chiuso, determinando lo spaesamento attuale, dove è in gioco la sopravvivenza stessa”. Anche la crisi, non è solo economica, ma ambientale e sociale: l’immagine del nostro Paese ma che potremmo considerare generale, è di uno Stato in cui la nuova generazione sta peggio di quelle precedenti, non ha alcuna prospettiva per il futuro, vive costantemente un senso di precarietà diffusa, con la paura costante del domani (e questi giovani si sentono anche chiamare bamboccioni perchè restano a casa con i propri genitori). Tutto questo ha generato solitudine e forme di atomizzazione, in cui manca lo spirito collaborativo: ogni giovane è messo nelle condizioni di sgomitare di impedire che l’altro giovane sappia come fare per trovare un lavoro (una sorta di ‘Amici’ perpetuo senza telecamere e senza il premio di un posto a Sanremo). Ci sono pratiche antisociali obbligate pensate ‘per mettere l’uno contro l’altro’ (quando le grandi battaglie sul lavoro sono state vinte da azioni collettive), anche se Ferrero individua delle rare eccezioni rispetto a questa indotta matrice egoistica (vedi il popolo viola). Cosa si può fare in uno scenario così desolante? Prima di tutto evitare la sindrome della sconfitta che da sempre attanaglia la sinistra (Ferrero fa un parallelismo indicando il personaggio di Giovanni Drogo ne Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati) e pensare a invertire la rotta, non solo a livello politico (rivedere il passato ma tenendo conto delle prospettive del presente) ma anche e a livello economico (vengono elencati nelle battute finali i mali del neoliberismo, una sorta di vaso di pandora): un vivere meglio tutti tornando ad una prospettiva di trasformazione sociale che abbia un elemento di universalismo, in cui ci sia una pubblicizzazione del credito, un intervento pubblico nell’economia e nella produzione per evitare il lavoro nero e gestire razionalmente le risorse, una ridefinizione della sfera della riproduzione sociale. Tra gli interventi necessari una riduzione delle ore di lavoro, un welfare reale che tuteli i diritti, anche dei migranti, un salario sociale per i disoccupati, spazi di aggregazione, valorizzazione dell’associazionismo ma non in maniera generica, autonomia del partito dal sistema politico per rilanciare la questione morale, alleanze sulle questoni di democrazia e non su quelle organiche di governo come modalità privilegiata per uscire dal bipolarismo e dalla seconda repubblica. Tutto questo in una dimensione sia locale che globale, per lavorare alla costruzione di un mondo nuovo. Per tutti e tutte. Gilda Camero Condividi