“Il rigore e la sobrietà della manovra finanziaria varata dal Governo sono necessari, per affrontare l’emergenza che abbiamo di fronte. Nel contempo però comprendiamo, e in buona parte condividiamo, le preoccupazioni delle Regioni, della nostra Regione – ribadite ieri dalla presidente Catiuscia Marini - sulle conseguenze che – è il nostro forte timore – finiranno per ricadere sui cittadini e le imprese, in termini di aggravio di costi e/o di diminuzione di servizi. Ipotesi che va il più possibile scongiurata per non dare un ulteriore giro di vite all’economia e ai consumi e non incidere sempre e solo sulle fasce deboli. Come uscire da questa empasse? Intanto introducendo qualche correttivo alla manovra stessa, pur senza stravolgerne l’impianto; ma soprattutto spingendo sulla leva della razionalizzazione della macchina pubblica, della eliminazione degli sprechi, della maggiore efficienza. E in questo sia lo Stato che gli enti locali devono svolgere un ruolo da protagonisti, dimostrare un grande senso di responsabilità, avere la forza di scelte coraggiose, magari anche impopolari”.
A lanciare questo appello è Luciano Ioni, presidente della Confcommercio dell’Umbria, che esprime forte preoccupazione per il clima di “out-out” che si è creato tra Governo e Regioni sulla manovra, “con il rischio – sottolinea - di distrarre l’attenzione dalle questioni sostanziali”.
“La Provincia di Perugia – ricorda Ioni - ha annunciato nei giorni scorsi il taglio di 47 auto blu e di servizio, con un risparmio di 300 mila euro annui: un esempio che la logica di ottimizzazione delle risorse è possibile, senza influire in maniera significativa sulla qualità delle prestazioni. Operazioni di razionalizzazione anche più incisive, perché di carattere strutturale, non soltanto sono possibili, in Umbria, ma a nostro parere sono necessarie, ad esempio per quanto riguarda gli enti endoregionali. Certo è che i primi a dare l’esempio di una razionalizzazione delle spese devono essere il Governo e l’amministrazione centrale”.
In un ottica di perseguimento “del bene comune”, secondo Confcommercio Umbria, il Governo – pur senza intaccare i saldi finanziari della manovra - deve dunque fare uno sforzo per valutare una possibile diversa ripartizione tra i vari livelli istituzionali della riduzione dei budget disponibili e/o una più elastica articolazione temporale di questa riduzione. Deve inoltre introdurre una maggiore agibilità della spesa per investimenti e per il sostegno alle attività produttive, in particolare per gli enti virtuosi, in ragione di performances storiche o per impostate azioni di risanamento, in particolare della spesa sanitaria. “E qui l’Umbria – dichiara ancora Ioni – può sicuramente vantare un comportamento di grande rigore, che va riconosciuto e premiato”.
Ma lo Stato – secondo Confcommercio - deve soprattutto mettere in campo azioni di rilancio dell’economia, cominciando dalla riduzione della pressione fiscale, arrivata ormai al 42,3% del Pil, e non più sostenibile.
“Invece la minaccia incombente – conclude il presidente Confcommercio – è quella di un forte aumento di tasse e tariffe, come reazione degli enti locali ai tagli. Pur nella estrema difficoltà di far quadrare i conti, bisogna fare di tutto per evitare soluzioni di questo tipo, le più deprimenti per un tessuto economico già molto provato. Regione ed enti locali sono perciò chiamati prima di tutto a decisivi interventi correttivi sulla componente di spesa improduttiva, salvaguardando le risorse destinate agli investimenti, allo sviluppo e ai servizi essenziali ai cittadini. Occorre, in ambito nazionale come locale, intraprendere o perseguire con maggior decisione un percorso di riduzione, efficientamento e razionalizzazione nell’uso delle risorse disponibili, che oggi sono certamente scarse. Occorre usarle al meglio per assicurare all’Umbria e all’Italia la necessaria coesione sociale, unitamente alla crescita di produttività e competitività delle imprese. Una strada più facilmente praticabile se si privilegiano logiche di collaborazione, e non contrapposizione, tra i diversi livelli istituzionali e con il pieno coinvolgimento delle parti economiche e sociali”.
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