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di Dani Pasqua ROMA – Diffusi i dati del VII Rapporto Cnel dai quali si può ottenere una fotografia della reale integrazione degli immigrati in Italia. L’Emilia Romagna è la regione con il più alto potenziale di integrazione, emiliana anche la provincia migliore, Parma. In Sicilia, invece, gli stranieri possono godere di pari condizioni di inserimento socio-occupazionale rispetto agli italiani. Tra le comunità straniere quella che può vantare il migliore inserimento nel mondo lavorativo italiano è quella indiana, seguita da quella romena, moldava, albanese […]. Sfatato il sillogismo berlusconiano secondo cui “più stranieri, più criminalità”, si legge infatti nel rapporto: “l’aumento degli immigrati non si traduce in un automatico aumento proporzionale delle denunce penali nei loro confronti”. Nel periodo 2005-2008, ad esempio, mentre i residenti stranieri sono incrementati del 45,7%, le denunce contro stranieri sono aumentate del 19,0%. Il Rapporto si propone di misurare la qualità delle condizioni locali che favoriscono, o meno, l’integrazione degli immigrati, valutando alcuni indicatori di inserimento sociale (dispersione scolastica, accesso al mercato immobiliare, alla cittadinanza, criminalità) e di inserimento occupazionale (capacità di assorbimento di lavoratori stranieri da parte del mercato, reddito da lavoro, ecc.). Secondo lo studio, a livello locale all'Emilia-Romagna spetta il potenziale di integrazione più soddisfacente secondo una graduatoria assoluta. Al secondo posto il Friuli-Venezia Giulia, seguito da Lombardia e Lazio, che precedono Veneto, Trentino Alto Adige e Toscana. Nelle ultime posizioni l'Abruzzo, la Puglia e la Sardegna. In termini di inserimento occupazionale spicca il primo posto della Lombardia, seguita dalla Toscana e dal Lazio. Tra le province, invece, il primato spetta a Parma. Nella graduatoria differenziale, che misura il potenziale di inserimento riservato agli immigrati rispetto a quello di cui godono gli italiani, è la Sicilia ad offrire condizioni paritarie di inserimento socio-occupazionale con appena 0,06 punti a svantaggio degli immigrati. Enna, invece, si distingue per essere l’unica provincia italiana in cui il livello di inserimento socio-lavorativo degli stranieri è migliore (più 0,20%) rispetto agli italiani. In fondo alla classifica Napoli, Venezia, Torino e Bari: “Ciò conferma che in Italia i processi di integrazione degli immigrati – si legge nel Rapporto – hanno migliori chance di riuscita ‘nel piccolo’”. Aumento degli immigrati, ma non significa aumento proporzionale denunce Prendendo ad esempio il periodo 2005-2008 si scopre che, mentre i residenti stranieri sono incrementati del 45,7%, le denunce contro stranieri sono aumentate solo del 19,0%. “Queste denunce non riguardano solo gli stranieri iscritti in anagrafe, ma anche quelli in attesa di registrazione, gli irregolari e quanti sono temporaneamente presenti in Italia per turismo, affari o altro”. A carico dei nuovi venuti vi è quindi un denunciato ogni 25 individui (senza includere irregolari e turisti), mentre a carico di tutte le persone residenti in Italia (italiani e stranieri) vi è un denunciato ogni 22 individui. “Viene così a cadere – sottolinea il Rapporto - il pregiudizio di una maggiore pericolosità degli stranieri”. A livello di singole collettività, rileva il Cnel, quella più virtuosa (minor numero di denunce in rapporto) è quella moldova. Tuttavia rimane critica la posizione soprattutto della comunità marocchina che ha visto aumentare le denunce del 34,3% (da 29.548 a 41.454). Il Cnel chiede di interrogarsi sulle “strategie più adeguate di contrasto”, ricordando che “un’opera di prevenzione e recupero non è possibile senza un maggiore coinvolgimento delle forze associative e anche religiose”. Secondo Giorgio Alessandrini del Cnel: “Dalla qualità dell’integrazione dipende un bene prezioso come la coesione sociale del Paese”. A questo proposito ha esternato le sue preoccupazioni per le politiche attuate dal “Piano per l’integrazione nella sicurezza”, approvato dal governo, soprattutto in materia: “casa, scuola, seconde generazioni”. Dal sito dazebao.org Condividi