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Ivo Franchi Si comincia all'insegna della leggerezza e del crossover. Protagonisti il cantante Mario Biondi e lo storico collettivo degli Incognito, insieme sul palco dell'Arena di Santa Giuliana per un evento speciale intitolato Talkin' Soul. Una maniera per celebrare la stagione d'oro del movimento Brit-Funk, coniugando il repertorio ballabile del gruppo inglese con la vocalità scura e baritonale di quello che è stato definito - con un po' di enfasi - il "Barry White italiano". È questo il biglietto da visita dell'edizione 2010 di Umbria Jazz, che si terrà a Perugia tra venerdì 9 a domenica 18 luglio (per informazioni, www.umbriajazz.com). Ottimo, abbondante ed eclettico, il cartellone offre 10 giorni di musica su 8 palchi diversi (dal main stage di Santa Giuliana ai teatri, alle piazze, ai giardini e ai locali che ospitano show ed esibizioni) e oltre 200 spettacoli (buona parte dei quali gratuiti) per un totale di circa 500 musicisti e gruppi invitati. Quantità, certo, ma senza perdere di vista il livello delle proposte. Che, oltre al jazz, spaziano dal rock al blues, dal soul alla world music. Spiega Carlo Pagnotta, inossidabile padrone di casa della kermesse: «Il nostro festival è oramai un punto di riferimento nel mondo della musica, è riconosciuto come quello di maggior qualità nel nostro Paese ed è che tra i più apprezzati sul piano internazionale». In più non sembra risentire di crisi e tagli, come accade invece per altri settori della cultura: «Abbiamo scelto di continuare sulla nostra strada: dal 1973 a oggi, siamo cambiati però non nello spirito, a dimostrazione che i nostri 38 anni di vita rappresentano un patrimonio da valorizzare». Facendo zapping nel cartellone, il primo weekend di Umbria Jazz sceglie la dimensione ludica. Soprattutto nei concerti all'Arena. Sabato, per esempio, si faranno le ore piccole con "La notte della Taranta", popolare orchestra salentina che mescola il folk pugliese con strumentazione rock e contaminazioni varie. Domenica, invece, un musicista apprezzato anche da chi non frequenta abitualmente il jazz: stiamo parlando di Marcus Miller, eroe fusion e trascinatore di folle. Specialista del basso elettrico e del clarone, sarà a Perugia con la sua rivisitazione di Tutu , leggendario album di Miles Davis uscito nel 1987 e cui egli stesso collaborò quale strumentista, compositore e produttore. Martedì in scena una pop star elegante e aristocratica: è l'inglese Mark Knopfler, maestro della chitarra, cantante e autore di colonne sonore, nonché leader dei Dire Straits. Strano destino, il suo. Nonostante il successo planetario della sua prima band, ha lasciato emergere la propria vena migliore nella produzione da solista, in album come Sailing to Philadelphia e il recente Get Lucky , dove recupera la tradizione folclorica british innestandola su stilemi mutuati dal rock, dal country e dal blues. Tuttavia in concerto la gente continua a richiedergli "Sultan of Swing" e altre hit dei vecchi tempi… Anche in ambito squisitamente jazzistico, la manifestazione umbra sfodera pezzi da novanta. Niente novità eclatanti o artisti d'avanguardia, ma beniamini in grado di richiamare il grosso pubblico. Ecco allora sfilare sul main stage i Manhattan Transfer (13), il più amato quartetto vocale in circolazione, che in questi giorni festeggia quarant'anni di attività; il 14 arriva la Freedom Band dell'inossidabile pianista italo-americano Chick Corea, una formazione di tutte stelle che allinea il veterano Roy Haynes alla batteria (classe 1926!) e i più giovani Christian McBride al contrabbasso e Kenny Garrett ai sax; molto atteso il ritorno del Pat Metheny Group (15), fondato nel 1977 dove, accanto al chitarrista di Kansas City, ci sono il tastierista Lyle Mays, il bassista Steve Rodby e il drummer messicano Antonio Sanchez. Due compleanni importanti da celebrare. Il primo è quello dell'ottantenne "saxophone colossus" Sonny Rollins, un mito dell'improvvisazione nera, uno dei giganti del sassofono tenore, ancora capace di stregare gli appassionati con la sua inesauribile energia e la sua fantasia (il 16, in esclusiva italiana). Il secondo quello di Herbie Hancock, pianista e compositore che ha fatto la storia della musica afroamericana (17). Pupillo di Davis, pioniere del jazz-rock e poi dell'elettronica, il settantenne artista di Chicago proporrà The Imagine Project , la sua ultima fatica discografica, ispirata al brano-simbolo di John Lennon e al tema della pace: nella stessa serata arriverà poi Tony Bennett, il numero uno dei crooner. Infine, un vero e proprio festival nel festival è ospitato al Teatro Morlacchi e dedicato all'etichetta più aristocratica del jazz contemporaneo: l'Ecm. Tra teste di serie (il sassofonista e clarinettista Louis Sclavis, i pianisti Bobo Stenson e Stefano Bollani) e artisti da scoprire, dal 13 in poi sfileranno alcuni bei nomi della maison di Manfred Eicher. Gran finale a mezzanotte del 15 luglio con un progetto speciale di Enrico Rava, guru della tromba made in Italy alla guida di una all stars della label dove spicca Manu Katché, batterista di Sting, di Peter Gabriel, di Jan Garbarek e di altri big del rock e del jazz. Imperdibile. Da liberazione.it Condividi