di Amerigo Rivieccio
ROMA – Per riportare il tasso di disoccupazione nei paesi appartenenti all’area Ocse al livello di fine 2007 sarà necessario creare 17 milioni di posti di lavoro. A dirlo è l'Ocse nel rapporto annuale sulle 'Prospettive dell'Occupazione', a fine 2007 il tasso di disoccupazione era al minimo record del 5,8% e nel primo trimestre 2010 ha raggiunto il livello massimo dopo la seconda guerra mondiale all'8,7%.
La disoccupazione in Italia si è attestata al 7,8% nel 2009, in rialzo rispetto al 6,7% del 2008 ma sotto la media dei paesi Ocse, che e' all'8,3%.
L'Ocse, ha specificato che pur trattandosi di un tasso elevato, e' come in Germania, Finlandia e Giappone, "inaspettatamente basso" a differenza di Spagna e Irlanda.
La questione è però qualitativa, il nostro paese ha infatti una disoccupazione di lungo periodo molto alta, intorno al 50%, come la Germania, mentre quella di Usa e Canada e' intorno al 10%, cui si aggiunge una disoccupazione giovanile da record.
Oltre un giovane su quattro in Italia non ha lavoro e chi è impiegato lo è, nella metà dei casi, in una qualche forma di precariato.
Secondo le statistiche Ocse, infatti, i disoccupati tra i giovani sono il 25,4%, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2007 e contro il 16,4% della media Ocse.
Pochi occupati e mal pagati
I livelli salariali italiani sono agli ultimi posti tra quelli dei paesi avanzati. Sempre secondo l’Ocse nel 2008 i salari italiani si attestano in media a 31.462 euro (-0,1% rispetto al 2007), contro i 37.172 euro dei paesi Ocse (+0,1%) e i 37.677 dei paesi Ue (+0,5%). Dietro di noi solo Polonia (11.786 euro), Ungheria (12.462) Repubblica Ceca (13.613), Corea (20.838), Grecia (25.177) e Spagna (28.821). Nettamente meglio Stati Uniti (40.243 euro), Francia (39.241) e Germania (37.203).
In Italia sono inoltre diminuite anche le ore lavorate, da 1.876 nel 1999 a 1.807 nel 2008.
CIG + 600%. L’Ocse lancia l’allarme rosso
Sulla Cassa Integrazione in Italia l’Ocse lancia un vero e proprio allarme rosso, affermando, a proposito della CIG che tale “schema di riduzione sussidiata del tempo di lavoro finanzia la retribuzione dei lavoratori dipendenti il cui orario di lavoro, per un massimo di due anni, è temporaneamente ridotto anche a zero ore (dal punto di vista statistico questi lavoratori non sono considerati disoccupati).”
Grazie alla CIG si è avuto un forte effetto di sollievo meramente statistico dell’occupazione, tanto che l’Ocse continua: “Dall’inizio della crisi, le ore trimestrali autorizzate sono aumentate del 600% e le stime dell’OCSE suggeriscono che la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) ha permesso di mantenere un tasso di occupazione più elevato di quasi 4 punti percentuali.”
Sulla qualità dei posti di lavoro persi l’organizzazione parigina afferma::”Anche se la contrazione dell’occupazione è stata inizialmente concentrata tra i lavoratori con contratti di lavoro temporanei o atipici, la recente accelerazione della disoccupazione sembra dovuta in gran parte alla soppressione di posti di lavoro permanenti (195 000 posti soppressi nell’ultimo anno). E questo avviene nonostante che le ore autorizzate di cassa integrazione stiano ancora aumentando (più 26% negli ultimi tre mesi), in contrasto con molti altri paesi con schemi simili (come Germania e Francia) dove il numero delle ore sussidiate si è stabilizzato o ha iniziato a declinare già nel terzo trimestre del 2009.”
La fatale conclusione dell’Ocse è scontata: “Ciò pone l’accento sul rischio di ulteriori aumenti della disoccupazione se la crescita economica e l’occupazione non ripartono rapidamente”.
Da dazebao.org
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