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di Pasquale Giordano ROMA – Alcuni docenti delle facoltà umanistiche dell’università ‘La Sapienza’ di Roma dal 13 luglio svolgeranno le prove d’esame per strada o nelle aule della facoltà, ma sempre e comunque nelle ore buie. La protesta mira a ribadire che i tagli del governo porteranno il buio nelle università. Per il ‘Magnifico Rettore’ della Sapienza, Luigi Frati, questo genere di proteste sono “Iniziative folkloristiche”. Professori ombra? Esami al lume di candela A metà tra preventivo senso spiccato dell’adattamento e protesta insolita, i docenti universitari sono decisi a proseguire sulla strada tracciata. “Il 13 luglio, in particolare - spiega Laura Faranda, docente di Antropologia - gli appelli d'esame si terranno dalle ore 21 alle ore 5, orario inusuale ma fedele sia all'inversione di senso cui sembrano orientate le manovre del governo, sia al nuovo profilo di professori 'ombra'.” “Il quadro normativo e finanziario prefigurato dalle disposizioni combinate del DDL Gelmini e delle recenti manovre finanziarie - dice ancora la docente - è altamente penalizzante per l'università pubblica”. Alla protesta contro i tagli partecipano le quattro facoltà umanistiche di Lettere e Filosofia, Studi Orientali, Filosofia e Scienze Umanistiche. Secondo il preside della facoltà di Scienze umanistiche, Roberto Nicolai, i tagli alla ricerca previsti dalla riforma Gelmini e dalla recente manovra finanziaria saranno una mannaia che provocherà “una drastica riduzione dei docenti e la chiusura di alcuni corsi, mentre diverse facoltà potrebbero diventare a numero programmato”. Per Nicolai nei prossimi cinque anni La Sapienza perderà oltre un terzo dei docenti, circa 1.300-1.400 professori. Frati: chi è causa del suo mal… Il rettore della Sapienza si dice contrario a queste forme di protesta che giudica ‘folkloristiche’. “Con le azioni di protesta non bisogna danneggiare gli studenti - ha detto Frati - Rispetto la mobilitazione di una settimana dei docenti - ha aggiunto- e ritengo che fin dal '94 ci sia stata una contrazione dei fondi destinati all'Università, soprattutto alla ricerca scientifica. Ma mi auguro che non si vada avanti con un blocco degli esami”. Non è finita qui, perché seguendo il ragionamento di Frati chi è causa del suo mal deve piangere se stesso. Secondo il rettore, infatti, i provvedimenti dei governi di centrodestra e di centrosinistra in merito all'Università, sono in parte da attribuire ai pochi risultati prodotti da alcuni ricercatori: “Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni.” “Queste persone vanno cacciate dall'Università.” ha continuato “Bisogna reclamare la progressione economica solo per i meritevoli. C'è chi ruba lo stipendio: ci sono persone che lo prendono da anni e non fanno nulla. Facciamo pulizia a casa nostra per avere più potere morale". In quest’ottica il rettore della Sapienza ha fatto sapere di aver messo in atto una contestazione disciplinare “a un professore ex ministro perché questi aveva preso incarichi extrauniversitari”. “È già in atto un'operazione pulizia - ha concluso Frati - e ora spero che cambi anche il direttore generale del Policlinico Umberto I”. Il cherubino e l’ex edificio delle poste Nel 2006, quando la ‘pulizia’ del Rettore Frati era lontana da venire, la rivista statunitense ‘Newsweek’ attaccava ‘La Sapienza’: “Fate lezioni in tendoni da circo”. Si riferiva, tra le altre, alla neonata facoltà di Scienze della Comunicazione i cui studenti seguivano i corsi: nelle sale libere dei cinema; all’Ex Caserma Sani (Piazza Vittorio); in tensostrutture vicino alla Cappella Universitaria. Il tutto naturalmente nella stessa giornata. Alle 8 al ‘Cinema Jolly’ di via della Lega Lombarda, alle 11 alla tensostruttura della cittadella, alle 14 all’ex Caserma Sani. Per parlare con i professori? Alla facoltà di Sociologia in via Salaria. In quel marasma di strutture carenti e angosce studentesche, il rettore di allora, Renato Guarini, decise che era giunto il momento di mandare in pensione la gloriosa Minerva che tanti studenti negli anni aveva terrorizzato (nessuno prima di laurearsi ha mai osato guardarla). Non se ne sentiva il bisogno, ma Guarini si giustificò dicendo che era necessario “per riposizionare La Sapienza nel mondo della conoscenza, e per contribuire a farla tornare da traino nelle università italiane”. Giusto per la cronaca il nuovo look è costato duecentoventitremila euro, iva compresa. Allora ci furono proteste “Poi però ci tagliano gli abbonamenti alle riviste scientifiche, per noi fondamentali” (Patrizio Dimitri, dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare), “Cambia l'immagine, ma la sostanza della vita degli studenti è esattamente la stessa” (Ludovica Ioppolo, UDU), ma l’ufficio stampa della Sapienza fece sapere “I 186mila euro (senza iva, ndr) investiti per l'identità visiva appaiono assolutamente proporzionati e collocati in una giusta scala di priorità". Allora La Sapienza aveva a disposizione fondi per un totale di circa 1.063.000 euro. L'82% fu investito in strutture e il 18% per il nuovo logo. A proposito: la nuova struttura che ospiterà gli studenti in eccesso della Sapienza è il vecchio edificio delle poste a San Lorenzo. Le aule si affacciano sui binari e l’ambiente è decisamente austero. Gli infissi sono incrostati di polvere e residui fuligginosi. Le poche aule già attrezzate sono state dipinte di rosso scuro e bianco (colori sociali del team ‘La Sapienza’). Anche le sedie che accoglieranno gli studenti sono disposte in modo da formare una piacevole cromia rosso bianca. In tempi di ristrettezze anche la Sapienza preferisce apparire piuttosto che essere. Come dice Frati “È già in atto un'operazione pulizia”, badando sempre all'immagine. Dal sito dazebao.org Condividi