di Anna Maria Bruni
Neanche il caldo torrido può fermare la Fiom. E questa mattina, nonostante il piccolo gazebo non bastasse a fare ombra agli oratori, il comitato centrale aperto guidato dal neosegretario generale Maurizio Landini, organizzato in piazza Montecitorio in occasione della consegna alla Camera delle oltre centomila firme che promuovono la proposta di legge di iniziativa popolare su rappresentanza e democrazia sindacale, è riuscito in pieno. Alcune centinaia fra delegati, sindacalisti e militanti, sono scesi in piazza per sostenere il sindacato che si è battuto per i diritti dei lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco, accanto ai quali non era tempo di rimandare la consegna delle firme per promuovere una legge proprio sulla democrazia sindacale. Ma molti sono i meriti del sindacato delle tute blu nella resistenza alla deriva autoritaria del nostro paese. E fra questi va ascritto il consenso praticamente di tutta la sinistra, parlamentare ed extra, incassato questa mattina all’iniziativa.
Cominciando dal Pd, presente con il responsabile economico Stefano Fassina. Ill partito di Bersani evidentemente non può sottrarsi alla necessità di attuare quell’articolo della Costituzione che parla di maggiore rappresentatività, di cui questa proposta di legge definisce i criteri. Anche il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha preso la parola per sottolineare la condivisione nel “metodo e nel merito di questa proposta che – ha detto – faremo nostra in Parlamento”. Presenti anche il segretario del Prc Paolo Ferrero e il portavoce della Federazione Cesare Salvi, che ha condiviso “integralmente la proposta e la battaglia della Fiom per portare la democrazia nei luoghi di lavoro - ha detto l’ex ministro - perché siano i lavoratori e non il padrone e il Governo a decidere chi li rappresenta, a decidere con referendum sugli accordi che li riguardano”. Salvi ha voluto ricordare “la straordinaria risposta della classe operaia di Pomigliano, a difesa dei propri diritti e della propria dignità” e “l’indispensabile battaglia della Fiom per difendere e anzi rilanciare i principi democratici della nostra Costituzione, oggi attaccati da Governo e Confindustria”.
Roberto Musacchio, esponente di Sinistra Ecologia e Libertà, ha sottolineato come “chi ha a cuore i diritti e la dignità non può non essere con voi”, e Franco Turigliatto di Sinistra Critica e Marco Ferrando del Partito comunista dei lavoratori, hanno posto l’accento sul carattere di classe della deriva autoritaria nel nostro paese, e come la Fiom sia stata capace di tenere la barra a dritta unendo diritti e democrazia. Nel corso della mattinata è stato anche letto un messaggio di Fausto Bertinotti, il quale ritiene “giusta e necessaria la campagna per la raccolta di firme a sostegno di una legge che si propone di colmare un vuoto intollerabile, un buco nero nel quale scompare sistematicamente ogni giorno un pezzo vitale della democrazia del Paese”.
Accanto ai rappresentanti politici, anche il giurista che ha lavorato con la Fiom alla stesura della proposta di legge, che è intervenuto spiegandone i punti salienti, tra i quali il superamento dell’accordo patrizio del 33% per tornare al proporzionale puro, la soglia del 3 per cento sul dato nazionale per la presentazione delle liste e del 5 per cento per sedere al tavolo di contrattazione, il referendum con gestione oganizzazione e verifiche certificate, su tutti gli accordi che riguardano i lavoratori. Presente anche il costituzionalista Gianni Ferrara, che ha voluto ringraziare con grande passione i lavoratori Fiom che non hanno ceduto al ricatto dell’azienda, “incarnando così la Costituzione della Repubblica, facendone uno strumento di lotta”. All’assemblea erano presenti anche Nello, delegato di Pomigliano, intervenuto per ribadire il senso della scelta del voto, che si lega a filo doppio con questa proposta di legge perché “diritti e lavoro devono marciare insieme”, e Gianni Seccia, delegato Eutelia, i cui lavoratori sono in sciopero della fame a staffetta da una decina di giorni, fermi sotto Montecitorio, con il loro striscione che è la sintesi della violenza dell’operato dei padroni nella vicenda Eutelia: “digiuno, perché sono ciò che mangio”.
900 di loro si sono costituiti parte civile nel processo in corso ad Arezzo, ha ricordato il delegato, non solo a buon diritto per recuperare un anno e mezzo di stipendi mai dati, ma anche per far valere l’articolo 41 della Costituzione, che sottopone l’operato delle imprese all’utilità sociale.
“Ci auguriamo - ha detto Landini - che rapidamente il Parlamento discuta di questa legge oppure dica che la strada sia quella dell’accordo separato”. Ma non è la strada battuta dalla Fiom, anzi, ha detto il neosegretario, questa proposta va proprio nella direzione opposta di “riaprire un percorso unitario, che – ha sottolineato il leader sindacale – deve però ripartire dalla base, dai luoghi di lavoro”, per essere reale.
La mobilitazione della Fiom non si ferma qui. Il sindacato delle tute blu tornerà in piazza contro il governo intorno al 20-25 luglio dopo aver costruito una mobilitazione itinerante al via dalla prossima settimana, attraverso le proprie strutture territoriali. Obiettivo, impedire che attraverso il collegato lavoro venga promosso l’arbitrato che dovrebbe sostituire l’articolo 18, già stigmatizzato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
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