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Editoriale di Alessandro Cardulli E’ come una maledizione la cui origine si perde nella notte dei tempi. Colpisce la sinistra, le forze democratiche e progressiste, l’opposizione al partito e al governo di Berlusconi. Proprio quando accennano a riscoprire un loro ruolo, ritrovano forza e coraggio, devono farsi del male, godono a darsi martellate, vale per i maschi, su una delle parti più sensibili del corpo umano. Con la manifestazione di Piazza Navona il movimento contro la legge sulle intercettazioni si è notevolmente rafforzato sia in quantità che in qualità, se così si può dire. C’è una parte consistente della società italiana che si è messa in movimento. Ci sono partiti come il Pd, la più consistente forza di opposizione, che quasi sempre manca gli appuntamenti più importanti. Questa volta ci è arrivata in ritardo, ma c’è arrivata. Alcuni dirigenti dicono che se ci sono emendamenti, dei finiani tanto per fare dei nomi, che affrontano questioni importanti voteranno a favore. Apriti cielo, chiuditi terra: è in vista il malefico inciucio. Ora noi non siamo teneri verso il Pd ma se nella battaglia parlamentare qualche deputato presenta emendamenti importanti non si può far finta di niente. La legge vergogna va mandata in ritirata Fermo restando, ovviamente, che, pur migliorata, questa legge resta un vergogna per l’impostazione forcaiola che niente a a che vedere con la difesa della privacy e lo stesso segretario del Pd ha detto apertamente che l’obiettivo deve essere il ritiro. L a battaglia va condotta fino in fondo perché venga ritirata ma in una democrazia parlamentare, ciò non esclude che si facciano battaglie sugli emendamenti. Poi alla fine si vota contro se la legge permane. Ma questo è solo un particolare delle martellate che le forze progressiste sono capaci di darsi. Il movimento che si è creato è un “ movimento dei cittadini”, qualcosa di nuovo nella storia politica e sociale di questo paese. Ci sono le grandi associazioni di massa, la Cgil, in primo luogo, l’Arci, una miriade di associazioni, il popolo viola, un nuovo soggetto che entra in campo a piedi giunti, i giornalisti, i magistrati, i sindacati di polizia, c’è il mondo della cultura che ritrova la voce, quello dello spettacolo tartassato dalla manovra economica, ci sono lavoratori come le tute blu di Pomigliano che nel corso della grande assemblea dei delegati di qualche giorno fa pongono il problema della libertà dell’informazione che sentono drammaticamente sulla loro pelle, le forze politiche di opposizione che cercando di ricostruire un rapporto con quanto di nuovo e di positivo emerge in una società intorpidita, sonnacchiosa. Il “morso” di Piazza Navona E’ una battaglia collettiva, una unione di soggetti diversi, che contano nella società. I berluscones, il capo del governo in prima persona, sentono il morso della opposizione. Piazza Navona li spaventa. La “ giornata del silenzio” indetta dalla Federazione della stampa, è una tappa importante di questo movimento complessivo che poi si ritroverà il 29 luglio a presidiare Montecitorio quando e se il disegno di legge entrerà nell’ aula della Camera. Il sindacato dei giornalisti ha usati questa forma di lotta in casi che si possono definire di straordinaria importanza. Un giorno scioperano i giornalisti della carta stampata, il giorno seguente quelli delle televisioni, delle radio, dei siti, del web. E’ il silenzio dei media, il buio che si contrappone al buio che il governo vuol rendere permanente, colpendo a morte il diritto dei cittadini ad essere informati. Una forma di lotta che vede in campo tutti i media che con il loro silenzio mettono il governo alla berlina. Il valore dello sciopero dei giornalisti Dicono alcuni del popolo viola e anche Travaglio, che forse così si lascia campo libero ai giornali del padrone berlusconi. Meglio informare, non fare sciopero. Troviamo forme più moderne. Davvero singolari queste tesi. Dice Vincenzo Vita, senatore del Pdm, una vita spesa nel mondo dell’informazione: “ Finché qualcuno non inventa forme di lotta più efficaci ben venga lo sciopero, il silenzio stampa. I giornalisti quello che hanno ottenuto in questo paese lo devono alle loro lotte. Vale per tutti i lavoratori. Demagogia e populismo non vanno da nessuna parte. Anzi a volte fanno il gioco degli avversari”. Siamo certi che la richiesta avanzata alla Fnsi, che l’ha respinta, di non scioperare per non lasciare campo libero ai fogli berlusconiani, è stata fatta a fin di bene. Ma sarebbe come chiedere alla Cgil, agli operai di Pomigliano, alla Fiom,tanto per fare un esempio, di non scioperare perché c’è chi andrà a lavorare a voterà per le proposte avanzate dalla Fiat. A volte oltre a guardare avanti, che va sempre bene, volgere uno sguardo alla storia del movimento operaio, delle sue lotte diventa essenziale. Senza nostalgie, con la forza che viene dalla memoria, per vincere una battaglia che ha bisogno delle energie, delle idee, della passione di tutti coloro che non vogliano rinunciare neppure a un grammo della libertà conquistata, tanti anni fa. La memoria, appunto. Dal sito dazebao.org Condividi