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Comando e Controllo è un documentario che racconta come si vive in uno Stato di Emergenza. A partire dall'esperienza dell'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009, si analizza l'operato in deroga alle norme vigenti da parte del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, si racconta la storia del Dipartimento, si mostra come abbia operato sul territorio aquilano. Con un ferreo controllo della stampa, dell'informazione e dei cittadini. Con la costruzione di 4.500 appartamenti ex novo, non per tutti e decontestualizzati dal preesistente tessuto sociale. Con appalti e subappalti in deroga. E' il capitalismo dei disastri che si fonda sulla definizione dello stato di emergenza. In Italia, l'emergenza si sta allargando a tutto il normale vivere democratico. E tutto il normale vivere democratico può essere gestito “in deroga”. Il titolo, Comando e Controllo, deriva dal nome che la Protezione Civile ha dato al suo quartier generale all'Aquila: Di.Coma.C. - Direzione di Comando e Controllo. Nell'introduzione viene proposto il “film” Miracolo Aquilano. Proviene da un televisore sintonizzato su un canale morto; un televisore che parla a due perfetti spettatori medi della televisione italiana con una voce calda e rassicurante. E parla del miracolo dell'Aquila post terremoto. Ma la realtà è un'altra cosa. La premessa racconta l'uso della propaganda e del controllo dell'informazione. Poi si procede come per un'inchiesta. Il primo indizio: le rassicurazioni agli aquilani nonostante quattro mesi di sciame sismico. Il secondo indizio: la protezione civile nasce, cresce, si evolve. Il terzo indizio: arrivano i soccorsi, si disgrega il tessuto sociale, si costruiscono le C.A.S.E. Il quarto indizio: lo straordinario potere di chi decreta lo stato d'emergenza. E la santificazione. Mettere insieme gli indizi, nonostante il risveglio della popolazione aquilana dopo che il Dipartimento della Protezione Civile ha lasciato il territorio, porta a un quadro nazionale di gestione del potere e della cosa pubblica. Un quadro desolante. E senza speranza. DICHIARAZIONI DEL REGISTA Dopo otto mesi di vita, analisi, studio e racconto della situazione all'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009, dopo aver raccontato diaristicamente gli eventi “sommersi” nell'aquilano, in un documentario che si intitola Yes We Camp (girato fra L'Aquila e Roma, fra il 16 giugno 2009 e il 23 ottobre 2009) è nato Comando e Controllo. Era indispensabile, necessario, passare dal racconto di piccole storie a un'analisi d'insieme. Dalle storie particolari si racconta il quadro più ampio della situazione. Si dà una visione che deborda velocemente dai confini del cratere sismico. L'Aquila è un paradigma, un esperimento, un modo di pensare e gestire la cosa pubblica aggirando le leggi in maniera “legale”: per farlo, occorrono i poteri di Protezione Civile. Che permettono, a colpi di ordinanza, di derogare le leggi. Comando e Controllo non è un film che dà speranza. E' un film che racconta e mette in guardia. E' un film politico, ed è, decisamente, un film “contro”. Contro un modo di pensare la cosa pubblica, l'emergenza, lo sviluppo sociale, la società tutta. E' un film contro il neoliberismo e il capitalismo dei disastri. E' un film che rivendica il diritto di critica. Si basa su una lunga ricerca, su confronto e analisi di testi e leggi, su una quantità enorme di testimonianze, raccolte in oltre 200 ore di materiale filmato. Comando e Controllo è un film cupo, persino quando strappa un sorriso. Perfettamente in linea con i nostri tempi. Questa però non è una storia che riguarda solo l'Aquila. È la storia di un modello di gestione del potere autoritario, ma dal volto gentile che si sta imponendo in Italia. Un potere che può agire in deroga alle leggi dello Stato per un terremoto così come per il Campionato Mondiale di Nuoto, per le emergenze e per i grandi eventi, dietro ai quali girano una montagna di soldi e interessi. Un potere assoluto, com'è stato definito, che sta rapidamente e silenziosamente erodendo spazi importanti di democrazia. Condividi