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La manovra finanziaria in discussione in parlamento è composta per 2/3 di tagli alle risorse a Regioni, Province e Comuni. Una manovra di classe, che va ridurre i servizi essenziali e colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Gianluigi Pegolo, (Segreteria Prc) nell'assemblea dibattito che si è tenuta in una sala della Camera è partito da questa considerazione per proporre una lettura politica precisa della manovra. Ne è scaturito un dibattito non formale che ha visto partecipi gran parte delle forze di opposizione parlamentari e non. Si è partiti con l'idea di approfondire un aspetto specifico della manovra, il suo incidere nelle dinamiche delle autonomie locali, il suo dispiegarsi rovinoso nei territori, ma il dibattito ha costretto anche a parlare di emergenza democratica e sociale, di spazi necessari di azione comune, di come costruire non solo protesta ma anche mobilitazione e proposta capace di scalfire la potenza mediatica con cui questa macelleria sociale è stata presentata. Quello che sta passando nel pensiero comune è una lettura populista della manovra che dovrebbe: eliminare gli sprechi, ridurre i privilegi dei fannulloni della pubblica amministrazione e che soprattutto non toglierebbe soldi alle tasche dei cittadini. Gli interventi che si sono succeduti hanno messo in risalto la falsità ditali affermazioni. In molti hanno ad esempio parlato della necessità di una riforma istituzionale che comprenda la riduzione dei costi della politica ma capace anche di ridare valore alle assemblee consultive. Si è convenuto su come questo governo che declama il proprio federalismo si dimostri nei fatti e nelle scelte concrete accentratore e capace di strangolare gli enti locali. Rosa Rinaldi, (Segreteria Prc) ha rivendicato con orgoglio la necessità, condivisa anche da Nicola Nicolosi (Segreteria Cgil), di difendere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici della pubblica amministrazione. Altro passaggio comune: tagliando le risorse agli enti locali le mani nelle tasche dei cittadini saranno costretti a metterle gli amministratori locali, pena l'impossibilità di chiudere i bilanci e di garantire servizi minimi. La manovra è stata bollata da pi d'uno come recessiva, incapace di produrre sviluppo, destinata solo a fare cassa colpendo il lavoro e non il capitale. Elementi su cui, ed è questa la novità politica, si è rilevata una attenzione e una disponibilità al confronto fra le diverse forze, basata anche su elementi di contenuto. Coloro che hanno parlato partivano da esperienze locali o nazionali concrete: Luigi Nieri (SEL) consigliere regionale del Lazio, ha rilevato come nella regione di cui è stato anche assessore è incerta l'approvazione del bilancio, Sergio Chiamparino, Presidente dell'Anci e sindaco di Torino, ha definito la manovra sbagliata e senza qualità anche perché taglia laddove nel resto di Europa si investe ricerca dando per per inevitabile una restrizione dei servizi erogati. Davide Zoggia (Pd) dopo aver assunto un atteggiamento di forte autocritica anche per gli errori commessi in passato a partire dalla modifica del titolo V della costituzione che ha aperto la strada alle catastrofi attuali, ha parlato della necessità di una opposizione pi coraggiosa, ha criticato la tipologia di federalismo diseguale che si va disegnando e ha chiamato tutti ad azioni comuni e visibili per far conoscere il vero volto della manovra. E se il costituzionalista Gaetano Azzariti ha evidenziato numerose preoccupazioni rispetto alla tenuta di uno stato di diritto, richiamando alla necessità di mobilitarsi per veder garantiti dei livelli essenziali nei diritti sociali, Domenico Romero (Verdi), è stato durissimo anche col Pd e la sua scarsa opposizione proponendo di riprendere in mano semplici proposte come quella della riduzione delle spese militari e del finanziamento alla chiesa. Con tonalità più incentrate all'antiberlusconismo, Fabio Evangelisti ha posto il nodo della necessità di mantenere un terreno comune di discussione e di azione politica a sinistra, Oriano Giovannelli, Presidente della Lega per le Autonomie Locali, ha illustrato la manovra con un esempio concreto. Il Comune di Imola ha di fronte a sè due possibilità coni questi tagli: ridurre da 420 a 100 i posti negli asili nido con danni per le famiglie e l'occupazione femminile o azzerare il bilancio della cultura, chiudere il teatro, dimezzare i fondi per lo sport. Orazio Licandro, Pdci, ha invece voluto porre l'accento su come la crisi rappresenti un boato per timodellare in senso autoritario la società. Nel concludere il dibattito, Cesare Salvi, portavoce della FdS, ha provato a riassumere l'enormità dei temi trattati che hanno portato finalmente ad una seria discussione politica. Sono emersi insomma spiragli per aprire un percorso nuovo di interlocuzione, che possono trovare anche modalità di precipitazione nei territori attraverso ordini del giorno negli enti locali per fermare gli effetti devastanti della manovra o sollevare comunque su questi l'attenzione. La presenza di numerosi amministratori locali e referenti regionali, non solo della Federazione, potrebbe essere il segnale che qualcosa si muove. Condividi