“Non c’è dubbio che nel devastante quadro generale dell’economia - dice in una nota il sindaco di Perugia Boccali -, la crisi del settore dell’edilizia, almeno in Umbria, è motivo prioritario di allarme. Cantieri fermi e migliaia di posti di lavoro perduti sono i fenomeni più vistosi di una problematica più complessa. La fine dell’epoca della ricostruzione post-terremoto si è saldata in pratica all’inizio della più grave crisi del dopoguerra. Il tutto in un comparto che deve affrontare questioni drammatiche come la sicurezza ed è costretto a muoversi, ma più spesso a stare fermo, perché imbrigliato in una fitta rete di pastoie burocratiche. Delle tante opere pubbliche sbandierate dal governo, in Umbria non ne è partita in pratica nessuna, ed i tagli alle entrate dei Comuni e delle Regioni rischia di impedire che venga svolto il tradizionale ruolo degli enti locali, che con la loro mole di investimenti infrastrutturali sono il primo motore dell’economia del Paese. Sono infine note le difficoltà nel settore privato (la famosa 'bolla immobiliare', sgonfiatasi anche in Italia). La solidarietà alle imprese e ai lavoratori del comparto, allora, deve accompagnarsi alla richiesta ferma che si metta mano agli investimenti, che si produca una semplificazione delle procedure, con la ovvia premessa del rispetto delle regole e della trasparenza, che si promuova l’occupazione, anche qui con la altrettanto scontata premessa della tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza nei cantieri. Molto può essere fatto nel settore innovativo della 'green economy' fino ad oggi troppo poco esplorato, ed un forte slancio potrebbe arrivare mobilizzando pezzi del patrimonio dello Stato che non trovano impiego, a patto che il federalismo demaniale, per esempio, sia una reale risorsa per gli enti locali e non una scatola vuota. L’impegno che il Comune di Perugia si sente di assumere è che, per quanto gli compete, siano rese più rapide le certificazioni, ma resta estremamente pessimistica la previsione di futuri investimenti per nuovi cantieri, terreno sul quale è auspicabile una sintonia di intervento forte tra ente pubblico e soggetti privati. Soprattutto, va respinta una politica che non offre prospettive di sviluppo e non lavora per la crescita, ma appare paralizzata nella esclusiva pratica dei tagli. Non degli sprechi, ma del futuro del Paese”.
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