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di Marco Casavecchia Riteniamo i lettori e gli utenti del web persone senzienti, ed in quanto tali, dotate anche di una buona dose di ironia, quindi non sarebbe nemmeno necessario aggiungere altro a quanto scritto ieri ma, visto che c'è chi voluto leggerci una cosa diversa, a vantaggio di questi ultimi, ritorniamo volentieri sull'argomento. Lungi da noi voler sponsorizzare questo o quel personaggio, che si tratti di un presidente, di un direttore sportivo o di un allenatore, questioni che devono affrontare e risolvere altre persone, anche se in un Paese libero che si fonda su principi democratici, quelli di uno Stato di diritto, non ci sembra che sia vietato esprimere le proprie opinioni, condivisibili o meno, su qualunque argomento. Che si tratti di politica, principi etici, religione, costumi sociali e persino calcio, riteniamo che chiunque possa affermare le proprie idee, attraverso qualunque forma ritenga opportuna o sia nelle sue possibilità, fintantoché non ledono l'immagine e la dignità del prossimo, e riteniamo, altresì, inconcepibile che ci sia chi inviti gli altri a tacere o a scrivere, perché ci si ritiene in diritto di farlo, convinti di essere i depositari della verità assoluta, i custodi del tempio, i sacerdoti della purezza. Magari costoro, arrivano anche all'offesa e all'insulto, confondendo la libertà di espressione con quella di criticare senza costrutto alcuno le idee degli altri. Consuetudine frequente tra coloro i quali spesso si riempiono la bocca di belle parole sulla libertà (la loro), ma poi vorrebbe limitare o impedire quella altrui. Il punto di ieri, ad un attento lettore non sarebbe sfuggito, era un mix tra un sunto dei fatti del giorno, verificabile su qualunque quotidiano locale, ed un goliardico un po' ironico, ma non irriverente, accostamento al film "I magnifici sette". Detto che i protagonisti attuali, imprenditori, avvocati e politici, spero siano persone di spirito, l'immagine di Yul Brinner e dei compagni di avventura, intenti a salvare un povero paesello messicano, vessato da bruti e malvagi banditi, accostata a quella dei "nostri" intenti a cercare di salvare il salvabile aveva il solo scopo di sdrammatizzare un po' la situazione in cui ci troviamo, e non già quello di appoggiare una qualunque candidatura. Oggettivamente son ben altri i problemi seri della nostra società, sui quali ci sarebbe molto da dire e poco da scherzare, quindi ci resta il calcio, che da sempre è una passione, nata per divertire e non per dividere. Come spesso ribadito, il nostro lavoro è un altro, e su quello non scherziamo, scriviamo per diletto e per passione, senza un ritorno alcuno, né un vantaggio economico né altro, non avendo nulla da reclamizzare, né prodotti da vendere, né lavori da ottenere in appalto. Persino il nostro sito rifiuta ogni provento da pubblicità e sponsorizzazioni, cosa che altri hanno invece deciso di fare… figuriamoci. Detto questo, aggiungiamo che nessuno obbliga il prossimo a leggere, condividere, assistere a trasmissioni o a frequentare siti e blog contro la sua volontà, pertanto ognuno è libero di fare ciò che ritiene più opportuno, annotare negli spazi appositi il proprio consenso o dissenso, esporre le proprie idee senza necessariamente limitarsi a criticare quelle degli altri, proporre nomi e candidati alla presidenza, alla panchina o alla scrivania. Noi non eravamo pro fallimento della società, ma non perché dovesse trarne un vantaggio Covarelli, ma perché ci eravamo fatti ben presto l'idea, dopo certi comportamenti, che chi spingeva per il fallimento non poteva costituire una valida alternativa. Nessuna cordata, secondo la nostra opinione, aveva realmente le risorse per rilevare la società, e nemmeno forse la volontà di farlo, adducendo ad ogni occasione, una scusa, per un imprevisto vero o presunto o per sopraggiunte difficoltà economiche. È di oggi la notizia che Santarelli avrebbe rinunciato anche al Ravenna, dopo Reggiana e Perugia, altro ritiro? Molte società rischiano di scomparire, mentre qui a Perugia si ripartirà dalla D. si poteva fare qualcos'altro? Secondo Ramaccioni valeva la pena tentare di salvare la categoria. Già! Ma con quali soldi, visto che nessuno sembrava ne avesse di liquidi ed in quantità sufficiente? Si sostiene, da qualche parte, l'esistenza di un partito della D, al cui vertice qualcuno ha individuato imprenditori, avvocati e politici, che avrebbero avuto tutto l'interesse a ripartire dal basso, rilevando con quattro spiccioli il Perugia, per poi mettere le mani su appalti e affari. Naturale pensare che gli imprenditori o i finanziatori del progetto di ripartenza del Grifo, abbiano qualche reticenza a farsi avanti, nel timore forse di essere additati come coloro che avrebbero avuti interessi personali da curare con questa operazione. Figuriamoci poi personaggi come l'Avv. Ghirga, che si è dovuto difendere attraverso la minaccia di querele, dall'accusa di essere l'eminenza grigia della situazione e che ora sarebbe uno tra i papabili alla presidenza del Perugia. Altro personaggio sotto la lente di ingrandimento, il sindaco, reo, sempre secondo alcuni, di non aver fatto, quanto in suo potere, per evitare la D, ma anzi quasi, quasi, sponsor egli stesso del partito della D. Nel frattempo il comitato "Io sto con il Grifo", terrà una conferenza per fare il punto della situazione, dopo la fuoriuscita del gruppo degli Ingrifati (prima contro, poi a favore del fallimento), che hanno giustificato la loro decisione, affermando che, a loro giudizio, il Comitato stesso ha esaurito il suo compito. D sarà, che ci piaccia o meno e, al di là dei personaggi che vi ruotano attorno, che possiamo apprezzare o meno, con questi imprenditori si dovrà ripartire. Avrebbero potuto fare altro? Avrebbero dovuto rilevare il Grifo in C? Vale la pena spendere 2 milioni di euro all'anno per tre anni, per ritornare in C, quando con una cifra più o meno analoga si poteva salvare la categoria? Chissà? I soldi li mettono loro e loro è il diritto di farne quello che ritengono più opportuno. Noi possiamo limitarci ad apprezzarne l'impegno, se siamo convinti che non c'è altro all'orizzonte, e altro non si poteva fare, oltre la pubblicità gratuita che qualche personaggio sembra si sia voluta fare, oppure disertare lo stadio e le partite, se riteniamo che anche costoro ci hanno "marciato" con la complicità della classe politica (tutta), di altre componenti della vita sociale perugina e se siamo convinti che non si sia voluto fare di più. Un saluto. Condividi