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PERUGIA - ''In una fase storica, come l'attuale, caratterizzata dalla crisi economica su scala planetaria, il ruolo della programmazione assume un rilievo ancor piu' strategico e fondamentale per politiche che permettano di affrontare la crisi, ma al tempo stesso guardare allo sviluppo''. E' quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento per la presentazione del volume edito dall'Aur (Agenzia Umbria Ricerche), ''La programmazione negoziata dal 1994 al 2010''. Alla presentazione - riferisce un comunicato della Regione - erano presenti, oltre all'autore, Giacomo Frau, i due precedenti presidenti della Regione, Maria Rita Lorenzetti e Bruno Bracalente, ed il presidente di Aur, Claudio Carnieri. Riferendosi al merito del volume, Marini ha sottolineato come ''la programmazione negoziata ha saputo interpretare fino in fondo il bisogno di tutti di essere parte e protagonista attiva nella definizione delle politiche di sviluppo'', superando la vecchia logica dell'imposizione e impostazione ''dall'alto'' delle misure economiche per lo sviluppo. ''Certo - ha proseguito Marini - se guardiamo all'attualita', alla cronaca di questi giorni relativa alla manovra finanziaria di questo Governo, c'e' da avere addirittura nostalgia dei tempi che furono. E se consideriamo che questo dovrebbe essere il Governo del compimento della riforma federalista dello Stato, allora non c'e' da stare allegri''. Riferendosi ancora all'esperienza umbra della ''programmazione negoziata'' - prosegue il comunicato - la presidente ha sottolineato come ''quella spinta innovatrice non e' stata colta fino in fondo, fermandosi purtroppo alla sola gestione 'partecipata' delle risorse. Mentre occorre recuperare non solo quel principio, ma estenderlo e far si' che il sistema delle autonomie, sia quelle istituzionali che quelle economiche e sociali, abbiano un ruolo attivo e non solo partecipativo. Oggi - ha concluso la presidente - siamo sicuramente in una fase storica di 'cesura', con il tentativo di pezzi consistenti della maggioranza di Governo di recuperare una funzione centralistica e statale della programmazione. E' questo il vero nodo che si nasconde forse dietro questa manovra, perche' e' sulle risorse che alla fine si misura il grado autentico di vocazione federalista''. Bruno Bracalente, presidente della Regione dal 1995 al 2000, gli anni in cui e' maturata l'esperienza della ''programmazione negoziata'' (la Regione Umbria fu la prima a sottoscrivere nel 1998 un ''accordo di programma quadro'' basato sul principio della programmazione negoziata), l'ha definita ''programmazione alta'' e ''bassa''. La prima, quella riferita al rapporto tra Stato e Regione, mentre l'altra quella relativa ai ''patti territoriali'': ''furono strumenti innovativi che introdussero novita' importantissime nei rapporti istituzionali. Certo, oggi possiamo dire che le procedure erano alquanto 'barocche', ma contenevano una vera rivoluzione nella filosofia dell'intervento pubblico nelle politiche di sviluppo''. Per Bracalente ''quella fase ha contribuito comunque al rafforzamento della propensione alla concertazione, riducendo allo stesso tempo anche il livello di diffidenza che aveva n passato sempre caratterizzato i rapporti tra le istituzioni sia a livello centrale che locale''. Maria Rita Lorenzetti ha iniziato il suo intervento prendendo spunto dalle riflessioni di Bracalente sulla ''tiepidezza'' dimostrata anche da generazioni di amministratori di sinistra sulla programmazione negoziata ''bassa'', quella dei Patti territoriali, per dire che ''forse in molti non ci hanno creduto fino in fondo''. Indicando proprio nei livelli territoriali uno dei limiti del Patto per lo sviluppo, l'innovazione e la coesione sociale da lei voluto. Ma se questo e' stato il punto ''critico'' non si puo' non ricordare come forse quel Patto rappresento' la maturazione di quella cultura di programmazione. ''Una cultura della programmazione che per l'Umbria e' antica ed anticipatrice''. ''Resto convinta - ha concluso - che la programmazione sia una grande scelta politica che oltre a svolgere una funzione specifica e di merito nell'azione di governo, aiuta ed accompagna anche la formazione delle classi dirigenti e lascia dietro di se' un importante 'capitale sociale''. La scheda La ricerca dall'Aur (Agenzia Umbria Ricerche), ''La programmazione negoziata dal 1994 al 2010'', presentata oggi a Perugia, e' curata da Giacomo Frau e si articola in tre parti: la prima dedicata a ''Storia e strumenti; i patti territoriali; contratto d'area Terni, Narni e Spoleto; gli accordi di programma quadro''; le parti seconda e terza sono dedicate, rispettivamente, a ''I protagonisti'' e alla pubblicazione de ''I documenti della programmazione negoziata''. Il volume - e' detto in una nota della Regione - che contiene in calce il testo della Delibera Cipe 21 Marzo 1997 con la disciplina della materia trattata, reca la prefazione di Pierre Marie Gruet, dirigente della Regione dell'Umbria, che fa seguito alla presentazione di Claudio Carnieri, presidente dell'Aur. Nella prefazione sono presenti elementi di valutazione critica sulla esperienza della programmazione negoziata che, a giudizio di Gruet, ha incontrato ''non poche difficolta', che hanno in qualche modo messo alla prova la sua coerenza di sistema''. Le difficolta' sono da attribuire, secondo l'economista della Regione, principalmente al fatto che il complesso processo di riforme collegato alle nuove procedure di intervento pubblico nell'economia e' rimasto ''largamente incompiuto''. Un taglio critico e' del resto utile, a giudizio di Carnieri, in relazione allo scopo della ricerca che e' quello di aprire una discussione e sviluppare una riflessione sul ''come si e' passati progressivamente da logiche di governo a piu' complesse logiche di governance, come si sono costruite le diverse forme ''pattizie'' tra livelli istituzionali centrali, regionali e locali e tra questi e il protagonismo delle forze sociali'' in un processo nel quale, ribadisce il presidente Aur, ''non sono pochi i punti di forza e quelli di criticita'''. La ricerca e' finalizzata a offrire materiale alla comunita' umbra e ai soggetti istituzionali e politici al fine di definire le politiche pubbliche del futuro, rispondendo alla domanda che inerisce la possibilita', nell'epoca del federalismo, di far ''incontrare'' nuovamente i programmi e le scelte di sviluppo locali con quelle nazionali e comunitarie. L'Umbria - si sottolinea nella nota - e' stata una antesignana, tra le Regioni italiane, nella sperimentazione della programmazione negoziata, metodo che, in questa regione e' stato successivamente largamente praticato. Il contratto d'area Terni Narni, Spoleto, a seguito della crisi della metallurgia e della chimica, fu tra i primi in Italia. Altra tappa significativa di questa nuova tipologia di rapporti e interventi economico istituzionali e' rappresentata dall'intesa istituzionale di programma a seguito del terremoto del 1997, fino a giungere al piu' recente Patto per lo Sviluppo e l'Innovazione. Il lavoro di Frau contiene un materiale documentale imponente su questi e sui numerosi altri accordi o intese di programma a valenza regionale o di singole aree. Accanto al testo dei documenti, alla descrizione degli interventi e delle loro modalita' attuative, sono indicate, nel dettaglio, le risorse finanziarie investite. In relazione al giudizio di alcuni dei ''protagonisti'', ai quali, intervistati dal ricercatore, e' dedicata, come detto, una parte del volume, si possono citare le opinioni della ex presidente della Giunta regionale Maria Rita Lorenzetti, secondo la quale il quadro della ricerca allontana l'idea di un'Umbria stagnante per dare al contrario l'immagine di una ''regione che si e' messa in moto'' e quella dell'ex segretario della Cgil Manlio Mariotti, secondo il quale ''la concertazione e' il frutto germogliato della programmazione negoziata''. Condividi