di Alessandro Ambrosin
VIAREGGIO - Quel maledetto 29 giugno di un anno fa a Viareggio è scoppiato l'inferno. Erano le 23,50 quando il treno 50325 è deragliato all'altezza di Via Ponchielli, provocando il ribaltamento di una delle cisterne che trasportavano Gpl. L'area in pochi minuti viene invasa dal gas, poi il tremendo boato, simile a quello di una bomba, che in una frazione di secondi sprigionò lingue di fuoco lunghe centinaia di metri.
E poi le urla strazianti, le case che crollano come cartapesta, i corpi delle persone che si squagliano come cera. Il bilancio finale è drammatico: 32 persone morte, l'ultima è deceduta il 22 dicembre 2009 dopo sei mesi di agonia trascorsi nel reparto grandi ustionati dell'ospedale Santa Chiara di Pisa. Questo tragico episodio ha provocato una profonda ferita nella cittadina della Versilia. Ferita che lascia il segno di un ricordo troppo doloroso, difficile da cancellare per i suoi abitanti, per i familiari delle vittime che ancora oggi chiedono sia fatta giustizia su questa strage senza colpevoli.
I viareggini lo chiederanno anche oggi, primo anniversario dell'incidente ferroviario, con una fiaccolata che partirà alle 20 dallo Stadio dei Pini e attraverserà i luoghi del disastro, per non dimenticare questo dramma. Celebrazione alla quale il ministro dei Trasporti Altero Matteoli non parteciperà, perchè come ha scritto in una missiva al sindaco Luca Nardini la sua presenza non è gradita da un comitato, che ha dissentito contro l'esponente istituzionale in quanto subito dopo la strage prese le difese dell'ingegner Moretti e ne sostenne la rinomina ad amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ignorando di fatto le oltre 10mila firme raccolte dai cittadini che ne chiedevano la rimozione per la carenza di sicurezza nei trasporti. Lo stesso Moretti il giorno dopo l'incidente disse che la "nostra rete ferroviaria è la più sicura d'Europa" e ricordò che l'incidente era stato causato da una fessurazione progressiva, cioè "piccole fessure interne ai materiali che vanno a deteriorarsi con il tempo fino a ridurre la capacità di sforzo della superficie di lavoro".
Tuttavia, all'epoca dei fatti le cause dell'incidente si moltiplicarono, quasi a voler confondere i carichi di responsabilità. Il treno era delle Fs, ma i vagoni cisterna appartenevano alla Gatx, una società con sede a Vienna, che a sua volta li aveva affittati alla Sarpom, azienda a cui fa capo il gruppo petrolifero della Exxon. Un mese dopo l'incidente durante un audizione al Consiglio regionale della Toscana si discusse sulla pericolosità rappresentata dai convogli carichi di materiali come il GPL, l'acido solforico, lo zolfo liquido e l'ammoniaca che ogni giorno attraversano indisturbate le città. Pochi giorni dopo la Provincia di Lucca si costituì come parte civile nei procedimenti giudiziari legati alle inchieste sull'incidente ferroviario e la verifica finale dei vagoni fu affidata a Fs Logistica, che guarda caso è anche il consulente tecnico privato di Fs.
Un anno per chiedere verità e giustizia
Qualche settimana dopo l'incidente, mentre i feriti continuavano a morire per le ustioni riportate, i cittadini si organizzarono, manifestarono, chiesero a gran voce "giustizia e verità", tanto che il 29 luglio del 2009 10mila persone diedero vita ad un corteo, per chiedere che questa tragedia non rimanesse l'ennesima strage senza colpevoli. Il 22 settembre 2009 il Comitato abitanti di via Ponchielli, dell'Avif (Assistenza vittime incidente ferroriario) e dell'Assemblea 29 settembre tornarono a farsi sentire e davanti al Tribunale di Lucca, manifestarono ancora distribuendo un volantino che recitava "Trentuno morti e zero indagati". Ma dei responsabili nessuna traccia.
I comitati il 15 dicembre del 2009 chiesero il risarcimento dei danni fisici, morali, psicologici e materiali subiti per l'esplosione del treno. 150 richieste nelle quali si ipotizzava una possibile causa civile contro le Fs in caso di mancato riscontro. Nel febbraio 2010 i familiari delle vittime di Viareggio furono addirittura costretti a recarsi al Parlamento Europeo. Le fasi processuali, infatti, erano minacciate dalla probabile approvazione del processo breve, che di fatto avrebbe impedito l'accertamento sulla verità di questo drammatico episodio. Pochi giorni dopo iniziò l'ennesima protesta popolare davanti alla Procura della Repubblica di Lucca. Protesta che durò ben 32 ore, cioè 60 minuti per ogni persona rimasta uccisa dall'incidente ferroviario. Ma ancora la verità rimaneva un miraggio.
Nell'aprile del 2010 esattamente a dieci mesi dalla tragedia ancora un silenzio assordante. La Procura continuava le indagini per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e incendio colposo, ma sui nomi dei probabili responsabili niente. Gli inquirenti mantenennero il più stretto riserbo e fecero sapere soltanto che si trattava di sette persone indagate, tutte straniere.
Solo qualche giorno fa, esattamente il 21 giugno 2010 è giunta una nuova notizia. Sarebbero diciotto le persone indagate dalla Procura di Lucca, e la lista potrebbe addirittura allungarsi, visto che come dicono i magistrati "l'individuazione dei soggetti da sottoporre a indagine non può ritenersi allo stato conclusa". Tuttavia dei veri nomi ancora niente.
L'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, appresa la notizia, ha avanzato l'ipotesi di poter essere uno dei destinatari dei 18 avvisi di garanzia e ha ribadito: "Noi siamo tranquilli perchè pensiamo di aver fatto le cose giuste nel rispetto delle norme europee, che, non bisogna dimenticarsi, esistono e quindi non si possono tralasciare. Abbiamo verificato anche dopo Viareggio una serie di cose sulle quali gli uffici hanno inviato recentemente i risultati che hanno coinvolto non tanto e solo i nostri uffici tecnici ma soprattutto docenti universitari illustri, che hanno fatto i calcoli. Per fortuna questa cosa può essere dimostrata sulla base di calcoli matematici".
Ma per ora l'unico calcolo possibile è quello dei dodici mesi trascorsi dopo il drammatico incidente in cui 32 persone sono rimaste uccise, senza si conoscano i nomi dei presunti responsabili. Gli unici che conosciamo sono quelli delle vittime innocenti che riportiamo per onor di cronaca di seguito, affinchè questa strage non cada nell'oblio della memoria e soprattutto della Giustizia.
1. Hamza Ayad, nato a Dakhla (Marocco) nel 1992, deceduto al pronto soccorso dell'ospedale Versilia
2. Nadia Bernacchi, nata nel 1950, deceduta nell'appartamento in affitto in via Ponchielli 19
3. Claudio Bonuccelli, nato nel 1949, deceduto nell'appartamento in affitto in via Ponchielli 19
4. Rosario Campo, nato a Ragusa nel 1967, deceduto sul luogo dell'incidente (passava a bordo della propria moto)
5. Maria Luisa Carmazzi, nata a Viareggio nel 1960, trovata all'interno della propria abitazione (via Ponchielli 32) sotto le macerie
6. Andrea Falorni, nato a Viareggio nel 1959, investito dalle fiamme lungo la strada
7. Antonio Farnocchia, nato nel 1958, investito dallo scoppio sulla passerella che sovrappassa i binari
8. Ana Habic, nata a Nuşeni (Romania) nel 1967, deceduta all'interno dell'abitazione di Mario Pucci
9. Ilaria Mazzoni, nata a Viareggio nel 1973, deceduta nell'appartamento in affitto in via Ponchielli 20
10. Michela Mazzoni, nata nel 1976, deceduta nell'appartamento in affitto in via Ponchielli 20
11. Luca Piagentini, nato nel 2005, deceduto sul luogo dell'incidente (all'interno dell'automobile dei genitori)
12. Mario Pucci, nato nel 1919, deceduto nella propria abitazione in via Ponchielli 21/a
13. Elena Iacopini, nata a Viareggio nel 1977 deceduta all'ospedale Santa Chiara di Pisa il 30 giugno 2009
14. Oliva Magdalena Cruz Ruiz, nata a Cotacachi (Ecuador) nel 1969, deceduta all'ospedale Versilia di Viareggio il 30 giugno
15. Iman Ayad, nata a Camaiore nel 2006, residente a Viareggio deceduta all'ospedale Bambin Gesù di Roma l'1 luglio
16. Lorenzo Piagentini, nato a Camaiore nel 2007, residente a Viareggio e deceduto all'ospedale Meyer di Firenze l'1 luglio
17. Aziza Aboutalib, nata nel 1963 deceduta all'ospedale Versilia di Lido di Camaiore il 2 luglio
18. Mohammed Ayad, nato nel 1958, deceduto all'ospedale Bufalini di Cesena il 2 luglio
19. Nouredine Boumalhaf, nato a Marrakech (Marocco) nel 1980, deceduto all'ospedale di Carrara il 2 luglio
20. Rachid Moussafar, nato in Marocco nel 1984, deceduto all'ospedale Versilia di Viareggio il 2 luglio
21. Abdellatif Boumalhaf, nato a Marrakech (Marocco) nel 1975 deceduto all'ospedale Santi Giacomo e Cristoforo di Massa il 3 luglio
22. Stefania Maccioni, nata nel 1969, deceduta all'ospedale Cisanello di Pisa il 3 luglio
23. Emanuela Milazzo, nata nel 1946, deceduta all'ospedale civico di Carrara il 3 luglio
24. Sara Orsi, nata nel 1985, deceduta al centro grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena (GE) il 9 luglio
25. Alessandro Farnocchia, nato nel 1964, deceduto al centro grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena (GE) l'11 luglio
26. Federico Battistini, nato nel 1977, deceduto all'ospedale Cisanello di Pisa il 13 luglio
27. Roberta Calzoni, nata nel 1955, deceduta al centro grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena (GE) il 13 luglio
28. Mauro Iacopini, nato nel 1949 deceduto al centro grandi ustionati dell'ospedale di Parma il 16 luglio
29. Emanuela Menichetti, nata nel 1988, deceduta all'ospedale Cisanello di Pisa il 10 agosto
30. Marina Galano, nata a Napoli nel 1964, residente a Massa deceduta all'ospedale Cisanello di Pisa il 29 agosto [16]
31. Elisabeth Silva Teran Guadalupe, di 36 anni, originaria dell'Ecuador, deceduta all'ospedale Cisanello di Pisa il 22 dicembre, morta dopo circa sei mesi dall'incidente [17]
32. Angela Monelli di 69 anni, è deceduta per infarto presumibilmente causato dallo shock dello scoppio.
Dal sito dazebao.org
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