La commissione affari sociali del parlamento europeo ha approvato la relazione dell’eurodeputata comunista portoghese Ilda Figuereido che chiede una misura incisiva delle istituzioni europee di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale da adottare nel corso del 2010, l’anno europeo della lotta alla povertà.
Si tratta del reddito minimo garantito, che, nelle intenzioni della commissione, si dovrebbe articolare diversamente da realtà a realtà raggiungendo almeno il 60% dello stipendio medio di ogni Paese e che sarebbe un efficace provvedimento di contenimento del rischio di povertà che minaccia moltissimi lavoratori europei, a causa della diffusione del lavoro precario e dei bassi salari.
Nella relazione Figuereido si sottolinea, infatti, come in Europa il tasso medio di popolazione che pur avendo un impiego è sottoposta a rischio povertà è dell’8% (nel 2008) nell’Ue-27, con indici più elevati in Romania (17%), Grecia (14%), Polonia e Portogallo (12%), Spagna e Lettonia (11%).
Ma la situazione nel corso degli ultimi due anni si è ulteriormente aggravata a causa del rallentamento della crescita nei Paesi dell’Ue e degli effetti negativi della crisi economica e finanziaria che in Grecia, ad esempio, sono stati socialmente devastanti. E proprio la Grecia, insieme all’Italia, è stata inadempiente rispetto alle indicazioni della risoluzione europea sulla “Garanzie delle risorse” che già nel lontano 1992 sollecitava i Paesi membri ad introdurre il reddito minimo garantito.
Ora ci aspettiamo che il governo italiano si adoperi per reperire risorse – per esempio tagliando le spese militari, gli sprechi, le grandi opere inutili e conducendo una seria lotta all’evasione fiscale – per istituire nel nostro Paese una misura di sostegno al reddito simile a quella chiesta dal parlamento europeo, quella che Rifondazione individua come il reddito sociale, un provvedimento concreto contro la povertà e l’esclusione, in grado inoltre di rilanciare i consumi e il ciclo economico.
In Umbria, Rifondazione comunista si impegna a rilanciare la proposta di istituzione del reddito sociale, anche come stimolo a che il governo Berlusconi batta finalmente un segnale a favore dei ceti sociali più deboli, dopo aver premiato gli evasori, gli speculatori, l’imprenditoria assistita e i detentori delle rendite e dei grandi patrimoni, e trasferisca i fondi alle Regioni che intendono sostenere i redditi dei soggetti sociali in difficoltà e stritolati dalla crisi.
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