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di Anna Ferrigno Il primo decreto legislativo di attuazione della legge sul federalismo fiscale è stato promulgato. Via libera dunque al federalismo demaniale, che prevede il trasferimento alle Regioni e agli enti locali di “beni del demanio marittimo, idrico, gli aeroporti di interesse regionale o locale, le miniere e gli altri beni immobili dello Stato e i beni mobili ad essi collegati”. Gli enti in questione potranno venderli per far cassa e risolvere problemi di liquidità. Secondo i dati forniti dall'Agenzia del Demanio i beni del patrimonio disponibile dello Stato sono 18.959 (9.127 fabbricati e 9.832 terreni), per un valore di circa 3,2 miliardi di euro. Il provvedimento ha avuto l'appoggio oltre della Lega e Pdl anche dell'Idv, e individua e attribuisce, a titolo non oneroso, a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni parte del demanio pubblico. L'Agenzia del Demanio trasferirà molti dei suoi beni ai Comuni, e per la fine di luglio sarà possibile consultare su internet l'elenco completo di questi beni. Per ora, e secondo alcune indiscrezioni, sarebbe Roma la città a beneficiare di più trasferimenti. Alla capitale potrebbero essere ceduti: il museo di Villa Giulia, il mercato di Porta Portese, l'archivio generale della Corte dei Conti alla Bufalotta, la Facoltà di Ingegneria a San Pietro in Vincoli, l'area dell'Idroscalo a Ostia, l'isolotto di Santo Stefano davanti a Ventotene, il cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti. “È una grande opportunità per Roma” ha dichiarato Gianni Alemanno, primo cittadino della città eterna. Ma sulla questione del federalismo demaniale ci sono state molte polemiche. “I beni del demanio devono rimanere parte di questo patrimonio: gestito meglio e meglio utilizzato se i beni sono legati a competenze trasferite alle regioni e ai comuni ma non destinati ad un massiccio e indiscriminato piano di alienazioni, magari da destinare a estinguere debiti che ricomparirebbero dopo pochi mesi” ha sostenuto Linda Lanzilotta deputata del Pd. La paura è che dietro questa mega svendita di beni pubblici si possa “nascondere la più grande speculazione edilizia e immobiliare della storia della Repubblica italiana” ha dichiarato Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi. “Federalismo demaniale significa che i beni tornano ai legittimi proprietari”, ha dichiarato invece il presidente della regione Veneto Luca Zaia. “Chi paventa vendite ad esempio delle Tofane a russi o cinesi dice solo sciocchezze forse venderemo qualche vecchia caserma dismessa anche per evitare che possa diventare alloggio improprio per clandestini” ha aggiunto. Il decreto da un lato stabilisce che gli enti locali in stato di dissesto finanziario non possono alienare i beni ad essi attribuiti fino a quando perdura lo stato di dissesto; ma dall'altro lato prevede la possibilità per quegli enti locali che hanno comunque dei debiti, non così alti da determinare il dissesto e che sono la maggioranza dei Comuni italiani, di alienare i beni trasferiti e di destinare le risorse incamerate per il 75%, alla riduzione del debito dell'ente, e per la parte residua alla riduzione del debito statale. Alle Province viene garantita invece una quota dei canoni del demanio idrico trasferito alle Regioni. È chiaro, sulla base di queste premesse, che l'80% degli enti pubblici propenderà per una vendita immediata pur di incamerare la liquidità necessaria per soddisfare i propri creditori. Tutto ciò in chiara controtendenza con scelte governative, ben diverse, da parte di paesi come la Grecia sul baratro del fallimento. Il portavoce del Governo greco Georgios Petalotis è intervenuto per mettere fine alla notizia (riportata dal quotidiano “Guardian”, ndr) sulla possibile vendita di isole come Mykonos e Rodi per ripianare i debiti pubblici. Ha chiuso la polemica con un secco “Le isole non sono in vendita” nonostante la crisi e il ricorso a un finanziamento milionario da parte dell'Europa. Dal sito dazebao.org Condividi