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PERUGIA- ''Non ho partecipato alla rapina di Umbertide e non sono stato io ad uccidere l'appuntato Donato Fezzuoglio'': Pietro Pala, ritenuto responsabile dell'omicidio del sottufficiale dell'Arma avvenuto nel gennaio 2006, ha respinto ogni accusa davanti al gip di Perugia Marina De Robertis durante l'interrogatorio di garanzia. Addebiti respinti anche da Raffaele Arzu, il presunto capo della banda che compi' la rapina sfociata nel delitto. ''Non ho mai detenuto armi comuni - ha spiegato Pala al giudice - figuriamoci un fucile mitragliatore''. L'uomo, residente in Umbria ma originario della Sardegna, secondo i carabinieri che hanno svolto le indagini sull'uccisione del collega (assassinato all'eta' di 30 anni) apparteneva al commando insieme a Raffaele Arzu, Roberto Fragata e Fabrizio De Montis. ''Durante le perquisizioni nel luglio 2008 al mio cliente non fu trovata nessuna arma'' ha spiegato il suo difensore, l'avvocato Francesco Falcinelli. ''In piu', e questo e' un elemento contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare, dalle celle agganciata dal suo telefonino - ha aggiunto - non risulta che Pala fosse a Umbertide il giorno in cui e' stata commessa la rapina alla filiale del Monte dei paschi di Siena e il conseguente omicidio''. Pala - secondo quanto si e' appreso - ha detto al gip di ''non conoscere'' nessuno degli appartenenti alla banda dell'ex superlatitante Raffaele Arzu. Quest'ultimo, assistito dall'avvocato Caterina Calia, stamani davanti al gip si e' avvalso della facolta' di non rispondere, respingendo comunque ogni addebito. ''E' il minimo che potesse fare di fronte a un procedimento in cui non c'e' nulla - ha detto Calia - se non le fantasie degli inquirenti. Il prossimo passo e' il Riesame''. Furti in bar ed altri esercizi commerciali: otto ordonanze di custodia nei confronti di altgrettanti straniri, un nono è latitante ORVIETO - Sono ritenuti responsabili di oltre una decina di furti compiuti a Todi, Orvieto e Fabro ai danni di bar o altri esercizi commerciali gli otto romeni, tutti gia' detenuti, raggiunti da ordinanze di custodia cautelare disposte nell'ambito di un'indagine condotta dai carabinieri delle compagnie di Todi e Citta' di Castello. Un nono straniero e' invece latitante. I provvedimento sono stati disposti dal gip di Orvieto su richiesta della procura della Repubblica della stessa citta'. Secondo la ricostruzione accusatoria i romeni, tutti residenti nel Lazio, hanno compiuto o furti tra gennaio e febbraio scorso agendo di notte ed in maniera ben organizzata. Ogni componente della presunta organizzazione - hanno ricostruito i militari - aveva un compito preciso, i colpi erano preceduti da minuziosi sopralluoghi e il bottino veniva ripartito subito dopo il furto, quando i malviventi si rifugiavano nelle campagne circostanti il bar saccheggiato prima di rientrare nel Lazio. Gli indagati, spesso, devastavano gli esercizi commerciali presi di mira, dove asportavano slot machine e altre apparecchiature elettroniche contenenti denaro. Tutti gli indagati, tranne quello latitante, sono stati raggiunti dalle ordinanze cautelari nel carcere di Capanne, dove sono detenuti a seguito dell'operazione Jackpot portata a termine lo scorso mese di febbraio sempre dai carabinieri. Condividi