di Marco Casavecchia
Ripartiamo dall'amore del Popolo del Grifo che venerdì sera, sfilando per le vie della Città, ha manifestato tutta la sua passione e il forte attaccamento alla propria squadra. Lo ha fatto con civiltà, pur nella consapevolezza della sempre più probabile caduta tra i dilettanti, senza eccessi, ma con fermezza, ricordando a chi avrebbe potuto fare qualcosa e non lo ha fatto per volontà, incapacità, per disinteresse o per mancanza di risorse, cosa è stato il Perugia e quante pagine gloriose ha scritto nel libro che narra del calcio nazionale e, perché no, anche internazionale.
Canti, immagini, amarcord, si sono intrecciati in un momento estatico collettivo. Non si poteva fare di più? Forse sì, forse no. Un giorno lo sapremo, o forse lo sappiamo già, in cuor nostro. Oscure trame avrebbero impedito a qualcuno di salvare il Grifo in extremis. Manovre politiche? Politiche imprenditoriali? Gelosie? Tutte fantasie? Forse. Il fatto, inconfutabile, incontrovertibile, è che il Perugia, ormai, quasi certamente, viste tutte le difficoltà di cui parla il Sig. Santarelli, non risorgerà, novello Lazzaro, ma giacerà nel suo sacello tombale.
Quello che ripartirà, sarà un altro Grifo, un'altra squadra alla quale daremo il nostro amore, per la quale tiferemo, e che forse, un giorno, tornerà a chiamarsi nuovamente A.C. Perugia 1905, o 1901, se preferite. Sarà il nostro Grifo, e solo per gli annali del calcio la sua storia partirà dal 2010, ma per noi i ricordi, la gloria, la storia non se ne andrà per un mera questione burocratica. Nessuna discontinuità spazio-temporale potrà interrompere il nostro amore e la nostra fede. Un solo grido risuonerà di nuovo, anche in D: Forza Grifo!
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