di MEO PONTE e FRANCESCO VIVIANO - La Repubblica
PERUGIA - Non solo l'acquisto della casa con vista Colosseo, ma anche i lavori di ristrutturazione. Nuove carte, nuove fatture, confermerebbero quanto sia stato generoso l'imprenditore Diego Anemone con l'ormai ex ministro Claudio Scajola. Oltre ai 900mila euro che il costruttore romano avrebbe consegnato all'architetto Angelo Zampolini per pagare una quota dell'appartamento di via del Fagutale, la Guardia di finanza ha consegnato nelle mani dei magistrati perugini, Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani, alcune fatture, per un ammontare che va dai 150 ai 200mila euro. Soldi di Anemone che sarebbero serviti a pagare la "ristrutturazione" dell'appartamento di Scajola. I lavori sono stati fatti da una ditta subappaltatrice che, poi, ha incassato la somma dal costruttore.
Nessuna traccia, invece, di pagamento per quegli interventi edilizi da parte dell'ex ministro. "Assenza" che fa supporre agli inquirenti che, come nel caso dei 900mila euro per il rogito, anche la ristrutturazione sia stata un "omaggio" dell'imprenditore. Il progettista e direttore dei lavori era stato Zampolini e l'impresa edile era la Amp di Roma di cui è proprietario Daniele Anemone, fratello di Diego. Le fatture sono state sequestrate, con altre carte, durante le perquisizioni negli uffici di Anemone e del suo commercialista, Stefano Gazzani, dove fu anche trovato il "libro mastro", la lista di 412 nomi di personaggi (politici, funzionari pubblici e altri personaggi eccellenti) che hanno usufruito dei servizi di Anemone.
La prossima settimana i pm perugini convocheranno di nuovo il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, indagato nell'inchiesta sul G8, che dovrà chiarire alcune vicende. Nel mirino degli inquirenti anche le notizie sul pied-à-terre di via Giulia, che sarebbe stato utilizzato da Bertolaso per quasi due anni ("saltuariamente e in un momento di difficoltà" ha detto il numero uno di via Ulpiano). Affitto che, secondo Zampolini, veniva pagato da Anemone. Circostanza confermata anche dal proprietario dell'appartamento, Raffaele Curi, che ai pm ha anche riferito che quando il sottosegretario lasciò l'appartamento fu "una bella donna, sui 40 anni" (non ancora identificata) a consegnargli le chiavi prendendo i suoi effetti personali dall'appartamento.
Smentite invece dagli inquirenti, le voci di un appartamento in Costa Azzurra. Ora l'attenzione dei pm si concentra su un casale nelle colline che sovrastano Positano, di proprietà della famiglia Bertolaso. Qualcuno dice che quell'immobile, 4mila metri quadrati in un bosco, sarebbe stato ristrutturato qualche tempo fa. E ora gli inquirenti vogliono capire se la ditta edile che ha gestito il cantiere sia in qualche modo riconducibile ad Anemone. L'inchiesta della Procura di Perugia intanto attende gli esiti delle rogatorie a San Marino e in Lussemburgo dove sono stati già segnalati, e accertati, alcuni conti intestati ai componenti del gruppo di Anemone. Una decina di milioni di euro che, secondo l'ipotesi dell'accusa, sarebbe il "tesoretto" ricavato dalle tangenti per le grandi opere che venivano affidate alle ditte di Anemone.
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