''Non potevo restare impassibile di fronte alla realtà che vede due ragazzi condannati a 25 e 26 anni pur sapendo che sono innocenti'': Mario Alessi, l'ex muratore siciliano condannato all'ergastolo per il rapimento e l'uccisione del piccolo Tommaso Onofri, in un'intervista alla Gazzetta di Parma torna sulle presunte confidenze che pochi mesi fa gli avrebbe fatto nel carcere di Viterbo l'ivoriano Rudy Guede, che avrebbe escluso la responsabilità di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox nell'omicidio di Meredith Kercher.
Guede - secondo la versione di Alessi - avrebbe detto che la notte in cui venne uccisa Mez, i due ex fidanzati non erano nella casa di via della Pergola. A colpire mortalmente alla gola la giovane inglese con un coltello sarebbe stato invece un uomo non identificato che era li' con lui. Rivelazioni che però Guede (già condannato a 16 anni di reclusione in appello per il concorso nell'omicidio) ha smentito quando è stato sentito dai pm di Perugia, e che hanno comunque portato al trasferimento di Alessi da Viterbo.
''Eravamo in quattro a poter testimoniare sulle rivelazioni di Guede - ha detto Alessi, ora in carcere a Prato - Ho saputo però che alcuni hanno ritrattato. Ma ci sono ben dieci pagine scritte da me con le loro firme, dove si puntualizza ciò che hanno visto e sentito. Il fatto che abbiano ritrattato è dovuto alla paura, ma io sono pronto a confermare davanti a una Corte tutto quello che ho detto. Non sono in cerca di benefici: se volevo ottenerne uno, avrei potuto chiedere il rito abbreviato ma non l'ho fatto, nonostante lo stesso pm me l'abbia ripetutamente suggerito. E' giusto che io paghi tutte le mie colpe per intero, ma non mi pento di aver detto la verità e invito tutti gli altri a farlo, mi riferisco a Decesare, Trinca e Castelluccio (i tre detenuti che avrebbero assistito ai colloqui con Guede, ndr)''.
Alessi aggiunge di aver ricevuto ''un regime carcerario molto duro'' negli ultimi tempi a Viterbo: ''Ero in totale isolamento, non potevo parlare con nessuno e dal 6 al 26 marzo mi portavano il vitto dentro una cassetta in acciaio chiusa a chiave. Mi è stata vietata anche l'ora d'aria giornaliera: era come se mi avessero murato vivo in cella. Questa è la ricompensa che ho avuto in cambio''.
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