Il disegno di legge sulle intercettazioni che il governo si accinge a varare colpisce due fondamentali principi costituzionali: l’obbligatorietà dell’azione penale e la libertà di informazione.
Rendendo estremamente difficile l’uso dello strumento delle intercettazioni, e quindi la possibilità di individuare i responsabili di gravi reati, a cominciare da quelli dei “colletti bianchi”, si mina il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, che è una derivazione del principio di eguaglianza. Le intercettazioni servono infatti soprattutto per indagare sui reati delle classi dirigenti, come le vicende degli ultimi mesi hanno dimostrato.
La libertà di stampa, a sua volta, è correlata al diritto del cittadino ad essere informato. C’è una responsabilità politica che è diversa dalla responsabilità penale. Il caso del ministro Scajola, costretto a dimettersi per la reazione dell’opinione pubblica di fronte a fatti di mal costume dimostra che il circuito virtuoso della responsabilità politica può nascere persino in Italia. Con la nuova legge sarà vietato pubblicare notizie di questo genere. La previsione di pesanti sanzioni pecuniarie a carico degli editori aggraverà quel controllo della proprietà sui contenuti di quanto viene pubblicato, che già oggi è un consistente limite di fatto alla libertà di informare e al diritto di essere informati.
Quanto alla tutela della riservatezza, certo esso va salvaguardata e ci sono stati abusi. Ma altre sono le soluzioni, come le proposte formulate di recente da Stefano Rodotà, il maggior protagonista in Italia nella battaglia per la garanzia della privacy.
Perché allora questa legge? è sempre più evidente il disegno autoritario e neopopulista, estremamente insidioso, perseguito dal Governo Berlusconi-Bossi. Accantonati per il momento i progetti di riforma costituzionale di tipo presidenzialista, si persegue lo smantellamento pezzo per pezzo della Costituzione attraverso leggi ordinarie. Ecco allora il senso del nuovo attacco di Berlusconi alla Corte Costituzionale: si vuole intimidire il presidio che fu previsto dai costituenti proprio per evitare lo snaturamento della Costituzione attraverso leggi ordinarie.
è sempre più evidente la necessità che le forze di opposizione, dentro e fuori il parlamento, trovino l’unità necessaria per reagire all’attacco alla democrazia costituzionale che prosegue in Italia, con imponente sicumera, giorno dopo giorno. L’attacco è concentrico: ai diritti di libertà, ai diritti sociali, ai diritti dei lavoratori. La parola d’ordine della destra è una sola: via tutte le regole che ci impediscono di fare come ci pare. La reazione deve essere all’altezza della sfida.
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