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Vi propongo di cominciare questa Direzione Nazionale con un minuto di silenzio in memoria dei pacifisti trucidati dall'esercito israeliano qualche giorno fa. Un minuto di silenzio perché credo che dobbiamo mantenere il senso delle cose che accadono di fronte alla barbarie di giornali di destra che hanno rivendicato l'assassinio. Si tratta di un cambio di paradigma in cui ogni senso comune umanitario viene abbandonato in nome della logica "amico - nemico". E' segno della barbarie di cui sono portatrici le nostre destre e di cui la Lega si era già fatta portatrice sul terreno del razzismo. In questo contesto occorre rilanciare con forza la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani. Noi difendiamo l'esistenza dello Stato d'Israele e ci battiamo fermamente contro ogni forma di antisemitismo - non ci deve essere nessuna sbavatura su questo piano - ma altrettanto chiaramente diciamo che i palestinesi hanno diritto ad essere trattati come esseri umani e a vivere civilmente in un loro stato. Le caratteristiche attuali dello Stato di Israele sono di uno Stato formalmente democratico che pratica l'apartheid nei confronti dei palestinesi. Si tratta di una situazione molto simile a quelle che esisteva in Sud Africa. Dobbiamo quindi rafforzare la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani, rompere il muro di indifferenza costruito attorno al dramma del popolo palestinese e ricostruire una forte solidarietà internazionalista, che è parte costitutiva del nostro essere e della nostra azione politica. Le elezioni in Sardegna Elezioni caratterizzate dall'aumento dell'astensione e da un significativo arretramento del centro destra. Noi eravamo presenti in 7 provincie su 8 come Federazione della Sinistra e nella provincia di Sassari con una lista unitaria di sinistra che non comprendeva il Pdci. In tutte le province eravamo in coalizione con il centro sinistra. Nonostante la scissione ci abbia portato via il gruppo regionale, eleggiamo come Federazione in sei province su otto e come risultato elettorale siamo oltre al 3.6% mentre SeL - che ha il gruppo regionale - si attesta sotto al 3%. Dal punto di vista del risultato elettorale c'è un arretramento rispetto alle regionali e alle europee - in Sardegna la scissione è avvenuta dopo - che ci permette però di consolidare la Federazione e di rilanciare l'iniziativa politica. Sottolineo che nel caso in cui la giunta Cappellacci cadesse, con questo risultato la Federazione eleggerebbe due consiglieri regionali. La manovra La manovra del governo, che segue le decisioni assunte a livello europeo, segna un salto di qualità. Non solo è iniqua, ma aggrava la crisi. La manovra è giustificata in nome della lotta alla speculazione internazionale ma invece utilizza lo spauracchio della speculazione per comprimere salari e diritti dei lavoratori e tagliare il welfare. A livello europeo i governi di centrodestra e di centrosinistra non hanno nessuna idea di come uscire dalla crisi e di come l'Europa possa ritagliarsi un ruolo positivo nella crisi della globalizzazione, in cui l'asse si è spostato completamente nel rapporto Stati Uniti - Cina. La ricetta che applicano è quella di accentuare le politiche neoliberiste che hanno portato alla crisi comprimendo welfare e costo del lavoro, colpendo di più i paesi che hanno una produttività del lavoro più bassa. L'idea di fondo è di inseguire Cina e Stati Uniti sul loro terreno distruggendo il sistema sociale europeo e il welfare. In modo bipartisan le classi dirigenti europee puntano ad un peggioramento drastico delle condizioni di vita e di lavoro in Europa: una vera e propria operazione barbarica ed incivile compiuta in nome dell'ideologia neoliberista. I governi europei utilizzano lo spauracchio della speculazione come negli anni '90 utilizzarono l'ingresso nella moneta unica: come un vincolo esterno, oggi un nemico esterno, che costruisce la motivazione ideologica per fare stangate impossibili a realizzarsi da parte di ogni singolo paese. Non basta quindi opporsi alle misure della manovra come fa il centro sinistra. Occorre dire con chiarezza che governi e speculatori stanno dalla stessa parte della barricata contro i lavoratori e che la manovra è dannosa e peggiora la crisi. La nostra proposta è la lotta alla speculazione - cioè alle banche e ai finanzieri - attraverso la tassazione delle rendite finanziarie, delle transazioni speculative, il divieto di vendita dei titoli "allo scoperto", la rottura delle relazioni con i paradisi fiscali, la riforma del sistema bancario e l'obbligo per la banca Centrale Europea di acquisto automatico dei titoli messi sul mercato dagli stati. Dobbiamo rilanciare l'iniziativa unitaria a sinistra contro la manovra del governo ma parallelamente dobbiamo denunciare la commistione tra centro destra e centro sinistra a livello europeo nel rafforzare le politiche neoliberiste e nel perseguire le politiche di rigore. Dobbiamo fare una offensiva unitaria da cui risulti il carattere contraddittorio delle politiche del centro sinistra che da un lato polemizza con Berlusconi e dall'altra si erge a paladino dei parametri di Maastricht. Le due cose sono in completa contraddizione. La nostra campagna deve puntare a chiarificare a livello di massa cosa sta succedendo e a costruire il massimo di mobilitazione sociale. Per questo partecipiamo sabato 5 alle manifestazioni del sindacalismo di base, sabato 12 a quella della Cgil e operiamo concretamente per l'allargamento del conflitto sociale. La manovra si può bloccare solo nelle piazze, non certo in parlamento. La nostra campagna utilizzerà il logo "o la borsa o la vita", a segnalare contrapposizione tra l'economia finanziarizzata e le condizioni di vita delle persone. La campagna comincia adesso ma dovrà proseguire tutto l'autunno, anche perché questa manovra sarà solo la prima di una serie di misure antipopolari. Dobbiamo intrecciare questa campagna sociale con quella sull'acqua, ponendo l'obiettivo dell'uscita dalle politiche neoliberiste. Dobbiamo operare affinché il grande risultato di raccolta di firme diventi qualità politica e opposizione sociale, senza mettere nessun cappello sui comitati ma portando il nostro contributo specifico di analisi e proposta politica. Occorre costruire un dialogo tra i diversi pezzi di movimento per individuare una uscita a sinistra dalla crisi. Su questo abbiamo una debolezza di piattaforma e di proposta che propongo di affrontare nei prossimi giorni con una riunione di tipo seminariale della Direzione nazionale. Il punto è l'individuazione chiara di obiettivi di fase che interagiscano a livello di massa dentro questa crisi costituente che è destinata a durare a lungo. Congresso della Federazione della sinistra Il congresso della Federazione si terrà entro l'anno ed è l'unico modo per consolidare democraticamente la Federazione. Visto che questa decisione è stata votata a larga maggioranza un paio di volte al Comitato Politico Nazionale proporrei di smetterla con polemiche inutili e sterili. Se non si fa il congresso si rimane ad uno stadio da intergruppi, che è il peggiore. Il congresso permette di consolidare il processo, di avere sedi certe dove discutere e decidere, di lanciare finalmente il tesseramento alla Federazione per tutti coloro che non sono iscritti a forze politiche. Il punto centrale del congresso deve essere il lancio della proposta unitaria. Adesso occorre elaborare i documenti politici e le regole del congresso e propongo che la Direzione di oggi assuma un orientamento in modo da poter portare una posizione unitaria del partito nella Federazione. Ovviamente prima di varare i documenti congressuali la Direzione ne discuterà ancora e il Cpn - a metà luglio o inizio settembre - dovrà pronunciarsi sugli stessi prima che vengano varati. Dobbiamo cioè dar vita ad un processo trasparente e pienamente democratico su cui il congresso di Rifondazione - che si terrà dopo congresso della Federazione - sarà pienamente sovrano nel confermare o meno quanto deciso. L'indirizzo che vi propongo per il congresso della Federazione è il seguente: innanzitutto il profilo politico. Propongo di essere molto fermi nel riproporre l'indirizzo politico che è presente nei documenti costitutivi della Federazione, quelli del luglio e del 5 dicembre dello scorso anno. Vogliamo fare la Federazione della sinistra per porre fine alla stagione delle scissioni e costruire un polo politico della sinistra di alternativa, anticapitalista e antipatriarcale, in cui il Partito della Rifondazione Comunista vi stia in quanto tale. Non abbiamo l'obiettivo di aggregare la sinistra del centro sinistra, ma di costruire un polo di sinistra autonomo e strategicamente alternativo alla socialdemocrazia e al Pd, in grado di prospettare l'uscita dalle politiche neoliberiste e dal capitalismo in crisi. Un polo della sinistra che la smetta di lamentarsi e operi concretamente per la modifica dei rapporti di forza tra le classi. La proposta della Federazione parte da 4 soggetti ma è rivolta a tutti coloro - partiti, associazioni e singoli - siano interessati a costruire un polo della sinistra di alternativa. Noi ci battiamo perché questo processo sia il più ampio e partecipato possibile. Tale prospettiva deve essere praticata a partire dalle prossima tornata di elezioni amministrative. Per costruire questa prospettiva unitaria proponiamo il massimo di unità delle forze di opposizione nell'azione contro il governo e ribadiamo con forza che non vi sono le condizioni per andare a governare con questo centrosinistra. Per questo al centro sinistra avanziamo per le prossime elezioni la proposta di un accordo elettorale per battere le destre, che preveda la difesa della Costituzione e la modifica della legge elettorale in senso proporzionale al fine di uscire dal bipolarismo. In secondo luogo le regole. Innanzitutto occorre definire bene i poteri della Federazione visto che abbiamo detto e ribadiamo che Rifondazione rimane per l'oggi e per il domani. Propongo che il terreno della rappresentanza istituzionale venga integralmente demandato alla Federazione sinistra. Per terreno della rappresentanza istituzionale intendo sia il terreno elettorale in senso stretto (presentazione alle elezioni col simbolo della Federazione, definizione dei programmi, delle alleanze, regolamento degli eletti, finanziamenti, ecc.) che la definizione del programma di fase della Federazione. Per il resto propongo che la sovranità rimanga in capo a Rifondazione Comunista e che la Federazione sia il luogo ove verificare possibili ed auspicabili convergenze più ampie a partire da un patto di consultazione. Ad esempio a me pare naturale che una campagna di massa contro la manovra del governo debba essere costruita unitariamente ma questo deve essere oggetto di verifica concreta. Nel merito del funzionamento della Federazione propongo di partire da quanto stabilito dallo statuto provvisorio per migliorarlo sulla base dell'esperienza. Brevemente. Al centro vi è il principio di una testa un voto con il 25% degli organismi dirigenti riservati alle organizzazioni collettive che compongono la Federazione ai vari livelli. Ad oggi sono quattro. Dobbiamo lavorare perché aumentino. Penso vada riproposto che si decide a maggioranza qualificata di due terzi. Così come credo vada invece messo una quota molto più alta per le modifiche del nome e del simbolo. Per quanto riguarda i limiti massimi di presenza di iscritti ad ogni singola forza politica mi pare necessario mantenere il limite del 50% nel coordinamento nazionale, mantenerlo come criterio orientativo nei coordinamenti provinciali e regionali mentre non mi pare praticabile a livello di Comitati di base - dove sovente esiste un solo soggetto organizzato - così come nei Consigli eletti dai congressi a tutti i livelli perché altrimenti verrebbe contraddetto il principio democratico di una testa un voto. Per quanto riguarda la Costruzione dei Comitati territoriali occorre introdurre una certa flessibilità per evitare la costruzione di comitati che siano il puro doppione dei circoli di partito. Il percorso congressuale deve ovviamente partire dal livello di base ma la costruzione dei comitati deve essere agita in modo duttile. Tutto questo dovrà dar luogo ad una sperimentazione, anche per verificare come coinvolgere al meglio le persone che non fanno parte di nessuno delle quattro formazioni politiche che danno origine alla Federazione. Su questo dobbiamo avere la massima attenzione. Si tratta quindi di dar corso ad una forma organizzativa a rete che sappia sperimentare in particolare a livello degli organismi di base. Superare le correnti nella maggioranza Finisco avanzando una proposta sul nostro modo di funzionare. Nelle ultime settimane, come gruppo dirigente, abbiamo dato un brutto spettacolo. Il Cpn si è chiuso con una larga maggioranza che sottolineava la necessità di fare un salto di qualità nella applicazione della linea. Subito dopo è partito una specie di sconclusionato congresso. Dagli appelli all'unità firmati da membri di segreteria senza aver mai proposto in segreteria di discutere del tema, agli articoli di vari dirigenti su vari giornali. A me pare un grave errore a cui mettere mano. Lo dico perché penso che siamo di fronte ad una impresa politica difficile in cui il gruppo dirigente ha una grande responsabilità. Così sfasciamo il partito e penso che il mantenimento delle correnti all'interno della maggioranza sia diventato un profondo ostacolo all'iniziativa politica. Invece di applicare la linea e correggerla nei luoghi opportuni, vi è uno scatenarsi di interpretazioni della linea che producono inefficacia, paralisi e disorientamento. La mia proposta, nel ribadire che la gestione del partito deve essere aperta a tutte le aree politiche di maggioranza e minoranza, è di superare le attuali correnti interne alla maggioranza e di dar vita ad una area di maggioranza unitaria. Una maggioranza plurale ovviamente ma che esprima dirigenti che siano dirigenti di tutto il partito e non della propria area politica. Sia chiaro che penso che siamo tutti responsabili della situazione attuale, ma proprio per questo tutti insieme dobbiamo fare un passo in avanti. Così non si va da nessuna parte ed è intollerabile che quanto si avvicina un nuovo compagno o compagna, se vuole fare il dirigente, anche di circolo, viene subito invitato a schierarsi con questa o quella componente di cui io non sarei in grado di descrivere le differenze di progetto politico. Questa è anche la condizione affinché i dirigenti possano essere misurati per il loro valore e non sulla base della fedeltà a questo o quel dirigente. E' lo stesso problema che ha posto Gysi al congresso della Linke quando ha denunciato che la Linke sembrava una coalizione di partiti e ha proposto che il gruppo dirigente applicasse le decisioni prese invece di commentarle e che i dirigenti - espressione di diverse sensibilità - siano dirigenti di tutto il partito e non di frazione. Non voglio ovviamente impedire a chi conduce una battaglia di minoranza di farlo ma pongo alla maggioranza la necessità di un passo responsabilità. A scanso di equivoci ribadisco quanto proposto all'assemblea organizzativa di Caserta e cioè che il pluralismo interno alla maggioranza sia mantenuto e garantito sia nel prossimo congresso di partito che nel prossimo congresso della Federazione. Abbiamo il compito di rilanciare il partito e di costruire la Federazione nell'arco dei prossimi anni, non di farci le pulci in uno scontro interno infinito e sovente incomprensibile. Propongo quindi che il gruppo dirigente ci ragioni ma che per il prossimo Cpn si arrivi ad una decisione di superare le attuali aree organizzate nella maggioranza. 08/06/2010 Condividi